Perché le bollette del gas continuano ad aumentare (e quanto c’entrano le tasse)

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di
Elena Tebano

Da gennaio 2024 chi consuma fino a 480 Smc (Standard metro cubo) di gas paga il 10% di Iva. Chi ne consuma di più, paga il 22% di Iva. È per questo che l’aumento è diventato visibile soprattutto a dicembre

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Ieri il prezzo del gas è salito ancora, ai livelli massimi degli ultimi 15 mesi. Sulla piattaforma Ttf di Amsterdam (la borsa europea del gas che definisce il prezzo della materia prima, cioè senza tasse, oneri e spese di trasporto e gestione) ha chiuso a 51,73 euro al megawattora, spinto dal clima più freddo che ha aumentato la domanda, dal calo nella produzione di energia eolica in Germania e dalle interruzioni della fornitura dai giacimenti norvegesi. 

Il costo dell’energia

L’Ufficio studi di Confartigianato Imprese (Cgia) stima che se quest’anno il prezzo medio del gas dovesse attestarsi sui 50 euro al megawattora, le imprese italiane spenderebbero per l’energia 14 miliardi di euro in più dell’anno scorso. Anche le bollette per le utenze domestiche sono destinate ad aumentare ancora: secondo il Movimento Difesa del Cittadino con questi prezzi una famiglia tipo con contratto nel mercato libero pagherà 251 euro di più all’anno per il gas. Facile.it stima un aumento intorno ai 250 auro, mentre Assoutenti calcola che sarà di circa 175 euro a famiglia all’anno. Comunque significativo. Il prezzo del gas infine inciderà anche su quello dell’elettricità, visto che alimenta molte delle centrali elettriche italiane. È un problema, dato che secondo uno studio della società di consulenza Accenture, nell’ultimo anno, quasi una famiglia su tre in Italia ha avuto difficoltà nel pagare le bollette di gas ed elettricità.




















































L’informativa alla Camera

La settimana scorsa, durante un’informativa urgente alla Camera sul rincaro dei prezzi dell’energia, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha detto che «i prezzi del gas sono aumentati negli ultimi mesi a causa di vari fattori» tra cui «la fine del contratto di transito tra Gazprom e l’Ucraina e la riduzione dei flussi da Algeria e Azerbaigian». Il governo, ha aggiunto, «punta sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento per ridurre la dipendenza da singoli fornitori». Poi ha avvertito: «Esiste il rischio per il 2025 che i prezzi all’ingrosso del gas, nella prossima estate, siano superiori a quelli del prossimo inverno». Dipende dal fatto che a partire da aprile si comincia a stoccare le riserve di gas per l’anno successivo, approfittando del fatto che il consumo è minore. E la richiesta pe lo stoccaggio fa alzare i prezzi. «Tra le azioni che stiamo studiando per l’abbassamento del prezzo», ha detto Pichetto Fratin, c’è «l’anticipazione delle aste relative al gas stoccato». 

Riempire le riserve prima

L’idea è cominciare a riempire le riserve due o tre mesi prima, quando il gas costa un po’ meno. Secondo il ministro, inoltre, a fine 2025 i prezzi dovrebbero poi scendere per «il previsto aumento della capacità di liquefazione mondiale». Per contrastare il caro energia, ha concluso Pichetto Fratin, il governo vuole spingere sulle rinnovabili (nel 2024 ne sono state installate per 7,5 Gigawatt, contro i 5,8 del 2023) e favorire i contratti di acquisto di elettricità a lungo termine. Il ministro infine ha trasmesso alla Presidenza del consiglio il disegno di legge delega sul nucleare, che a breve dovrebbe essere valutato dal Consiglio dei ministri, e dovrebbe creare il quadro giuridico per il ritorno dell’energia atomica in Italia.

L’opzione nucleare

Il nucleare però (a prescindere dal problema di costruire centrali nucleari in un Paese altamente sismico e densamente popolato come l’Italia) non può essere una soluzione né e a breve né a medio termine. Anche se la legge delega fosse approvata subito, ci vorrebbero altri due anni almeno per i decreti legislativi. E poi minimo 20 per costruire centrali di nuova generazione. C’è però qualcos’altro che il governo potrebbe fare subito per abbassare le bollette almeno delle famiglie: ridurre le tasse sul gas. L’impennata delle bollette dell’ultimo anno e in particolare di dicembre è dovuta al fatto che l’Iva sul gas è passata dal 5% al 22%. 

Le tasse sul gas

Il governo Draghi, di fronte alla crisi portata dal Covid e all’aumento dei prezzi dell’energia causati dalle tensioni in Ucraina (anche prima dello scoppio dell’invasione russa), nel settembre 2021 aveva deciso di ridurre l’Iva sul gas dal 22% al 5% e aveva riconfermato quell taglio di trimestre in trimestre. Il governo Meloni poco dopo essere entrato in carica, nel dicembre 2023, ha deciso di non riconfermare più lo sconto. Da gennaio 2024 chi consuma fino a 480 Smc (Standard metro cubo) di gas paga il 10% di Iva. Chi ne consuma di più, paga il 22% di Iva. È per questo che l’aumento è diventato visibile soprattutto a dicembre, quando i consumi di gas sono più alti (e quando è aumentato anche il prezzo della materia prima, dagli 0,30 euro medi per Smc di inizio anno agli 0,50 euro per Smc).

Il peso delle tasse

Come calcola Remo Valsecchi su Altraeconomia, a dicembre 2023 su ogni 100 euro in bolletta un utente ne pagava 23,62 di Iva, accise e oneri di sistema (un’altra forma di prelievo che finanzia cose come le agevolazioni tariffarie per il settore ferroviario o per le imprese a forte consumo di energia e altro). A dicembre 2024 quello stesso utente ha pagato di tasse e oneri 33,85 euro. Di fatto il governo, mentre propagandava il taglio dell’Irpef sui redditi medio bassi, aumentava le tasse sull’energia, un bene irrinunciabile che pesa soprattutto su chi ha redditi medio bassi. 

Le imposte indirette

«È stata una scelta politica del governo, il quale, nonostante le promesse elettorali di riduzione della pressione fiscale, ha fatto esattamente il contrario. Quelle che comunemente vengono chiamate “tasse”, in realtà, si chiamano imposte e si dividono in imposte dirette, cioè quelle sui redditi, e imposte indirette, quelle che si applicano sui consumi. La riduzione delle imposte dirette a beneficio dei redditi più alti, non riducendo le spese, può essere realizzata con l’aumento delle imposte indirette, ed è quello che avviene nei paradisi fiscali e nei Paesi dove il regime fiscale è quello della flat tax» ricorda Valsecchi. 

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Il rinnovo delle concessioni per l’energia elettrica

L’Italia ha anche il costo dell’energia elettrica più alto d’Europa: oggi all’ingrosso è arrivato a 151,38 euro/MWh. Anche questo però è destinato a crescere ancora per i comuni cittadini.  Il decreto sulle liberalizzazioni del 1999 prevedeva che le concessioni ai gestori delle reti elettriche  scadessero e fossero messe a gara nei prossimi anni. Ma il governo nell’ultima finanziaria ha approvato la proroga delle concessioni per altri 20 anni per le aziende che presentano un piano di investimenti, stabilendo un meccanismo che, come ha spiegato il consulente del settore energetico Antonio Volpin in un intervento su Eticaeconomia, porterà a costi più alti in bolletta. I gestori che hanno ottenuto la proroga delle concessioni, infatti, dovranno (giustamente) pagare un contributo una tantum allo Stato. Ma la norma approvata dal governo consente a quelle stesse aziende di rivalersi sui consumatori, facendo pagare a loro il contributo maggiorato del  costo del capitale. «Di fatto – scrive Volpin –  si tratta di un gigantesco trasferimento di denaro da parte dei cittadini italiani agli azionisti delle società di distribuzione elettrica». Che porterà inevitabilmente a bollette ancora più care rispetto al costo effettivo dell’elettricità. 


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31 gennaio 2025 ( modifica il 31 gennaio 2025 | 14:04)

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