Il 2 febbraio è la Giornata mondiale delle Zone Umide ed è sempre più evidente come la crisi climatica minacci il loro futuro. A pesare sono soprattutto l’innalzamento del Mediterraneo, che potrebbe portare alla sparizione di ampi tratti di costa che ospitano zone umide, come le lagune costiere alto-adriatiche, e l’aumento di frequenza e intensità di periodi di siccità, che nel 2024 hanno messo in ginocchio soprattutto il sud Italia, la Pianura Padana e diverse aree fra Toscana, Umbria e Marche
Innalzamento del livello del Mediterraneo, che potrebbe portare alla sparizione di ampi tratti di costa che ospitano zone umide, e un costante e pericoloso aumento di frequenza e intensità di periodi di siccità: il futuro delle nostre zone umide e degli ecosistemi acquatici, scrigni di biodiversità e antidoti naturali contro gli eventi meteo estremi, è assai in bilico. E a pesare, nemmeno a dirlo, è la crisi climatica.
A lanciare l’allarme è Legambiente nel focus “Ecosistemi acquatici 2025”, pubblicato a pochi giorni dalla Giornata mondiale delle Zone Umide del 2025. il cui slogan quest’anno è “Proteggere le zone umide per il nostro futuro comune – Valorizzare, proteggere, ispirare”.
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Nel report, l’attenzione è puntata innanzitutto sul fatto che, negli ultimi 300 anni (dal 1700 al 2000), l’Italia ha perso il 75% delle zone umide. Ad oggi ne conta 57 d’importanza internazionale, distribuite in 15 Regioni e, a livello globale, il report IPBES stima che l’85% delle zone umide è oggi a rischio scomparsa e con esse 4.294 specie su 23.496 animali d’acqua dolce iscritti nella Lista Rossa IUCN, tra cui il 30% dei crostacei decapodi (gamberi, granchi, gamberetti), il 26% dei pesci d’acqua dolce e il 16% degli odonati (libellule, damigelle).
Dove sono le zone umide in Italia più minacciate dalla crisi climatica
Nel focus Legambiente individua gli “scrigni di cristallo”, ovvero le zone umide più minacciate dalla crisi climatica:
- il Delta del Po, tra Veneto ed Emilia-Romagna, che sta facendo i conti con la siccità, registrando nel 2022 il peggior periodo di magra idrologica mai avuto e con l’innalzamento del livello del mare che sta provocando l’inquinamento delle falde acquifere da acqua salata (risalita del cuneo salino), con gravi ripercussioni sulla biodiversità, sull’agricoltura e sull’approvvigionamento idrico di intere comunità
- il Lago Trasimeno, in Umbria, che, nell’estate 2024, ha visto ridurre del 40% la piovosità, con relativa diminuzione dei livelli delle falde e delle portate delle sorgenti, inferiori ai valori medi. In Basilicata, il Lago di San Giuliano (MT) che nel 2024 ha registrato una riduzione dei volumi d’acqua del 60-70%
- il Lago di Pergusa, in Sicilia, importante stazione di sosta per centinaia di specie di volatili durante il loro viaggio dall’Africa all’Europa e scrigno di ricchezze florofaunistiche, durante la scorsa estate completamente prosciugato
Ne abbiamo parlato qui: Siccità: abbiamo fatto sparire l’unico lago naturale della Sicilia, le immagini sono impressionanti
Altro ”osservato speciale”, nel Lazio, sono le “piscine naturali” della Tenuta Presidenziale di Castelporziano, in provincia di Roma: a causa dei drastici emungimenti in tutto l’agro romano e gli effetti della crisi climatica, dal 2000 persi già il 43% di questi importanti invasi d’acqua naturali chiusi (a riempimento periodico e/o saltuario e di modeste dimensioni); habitat fragilissimi, ricchi di macroinvertebrati, vertebrati e piante rare.
Ricordando i ritardi dell’Italia nell’applicazione della Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030 e della Nature Restoration Law, Legambiente chiede al Governo un serio impegno non solo nella messa a punto di risorse economiche e interventi su prevenzione, mitigazione e adattamento alla crisi climatica, ma anche nella protezione e nel ripristino degli ecosistemi acquatici e delle zone umide.
Inoltre, sulla scia dei fallimenti della COP 29 a Baku e della COP 16 a Cali, chiede al Governo di non sprecare il “secondo tempo” della COP 16 (a Roma dal 25 al 27 febbraio) per arrivare ad un accordo sul finanziamento della protezione della natura nei Paesi poveri e, più in generale, su come mobilitare le risorse finanziarie per la biodiversità, per una piena ed efficace attuazione degli obiettivi di Kunming-Montreal (COP 15).
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