Un boccone da ottanta milioni di euro. A tanto ammontano infatti gli utili generati annualmente dal tratto di autostrada A4 tra Brescia e Padova, uno dei più trafficati e quindi remunerativi d’Italia, la cui concessione è in scadenza alla fine del 2026 e giovedì è stata sostanzialmente promessa da Matteo Salvini alla Regione Veneto.
Il presidente Luca Zaia e la vicepresidente Elisa De Berti mettono dunque a segno un colpo importante nell’ottica della creazione di quella holding del Nord Est che da Brescia arriverà fino a Venezia e un giorno, forse, anche a Trieste.
Che le cose non stessero andando per il verso giusto in casa dell’attuale concessionario, A4 Holding, l’avevano ormai capito.
A ridosso di Natale dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture era stato informalmente fatto sapere ai gestori che non sarebbe stata gradita la presentazione del maxi-progetto per la realizzazione della quarta corsia da Brescia a Padova, con un investimento stimato di oltre tre miliardi e mezzo di euro. Un progetto che non aveva mai trovato sponsor neanche negli uffici della Regione Veneto, da mesi impegnati a far quadrare i conti della Superstrada Pedemontana.
Per questo le notizie filtrate da Roma non hanno certamente colto di sorpresa i vertici di A4 Holding, società controllata al 90% dagli spagnoli di Abertis, il cui principale azionista è Mundys della galassia Benetton.
Esodo estivo in autostrada
La società ha preferito non commentare gli annunci, attendendo il deposito di qualche atto ufficiale. Tuttavia è chiaro che la società ha già iniziato a valutare quali possano essere le strade da percorrere. Due al momento sono le strade possibili.
Da un lato l’inizio di una battaglia legale in Europa contro un eventuale affidamento in house a Concessioni autostradali venete, controllata dalla Regione Veneto e da Autostrade dello Stato al 50% ciascuno.
Ma si valuta anche la possibilità di abbandonare il mercato italiano da parte di Abertis che potrebbe concentrarsi su mercati più appetibili e stabili di quello italiano.
Ovviamente non sarà facile dover rinunciare a quella che è considerata una delle galline dalle uova d’oro dell’intero sistema autostradale italiano. Nel 2023 infatti (ultimo dato disponibile, ndr) il gruppo che ha in gestione anche la A31 Valdastico ha raggiunto quota 460 milioni di euro di ricavi consolidati (erano stati 445 milioni euro nel 2022, ndr), con un Ebitda a +5%, in salita a quota 255 milioni rispetto al valore espresso nell’anno precedente.
Tuttavia la strada sembra ormai segnata, almeno per quanto riguarda le intenzioni della politica che su questo dossier ha visto lavorare in tandem il presidente Luca Zaia e il ministro Matteo Salvini.
«Mi ero posta una domanda», aveva spiegato l’assessora De Berti, «se la Venezia-Trieste rimane pubblica e la Brennero rimane pubblica, perché la Brescia-Padova non può diventare pubblica? Parliamo di 80 milioni di utili all’anno, che oggi vanno in tasca ai privati. C’è una legge del 2007 che prevede che, per il Cav, gli utili vadano alla Regione, che li può investire in infrastrutture su tutto il territorio regionale».
Nel mezzo c’è ovviamente anche la questione Pedemontana che in questo modo verrebbe finalmente risolta. La gestione in house dell’intera rete autostradale che s’innerva nel territorio veneto sarà  infatti un bottino, probabilmente più che sufficiente a coprire il canone milionario che la Regione dovrà corrispondere alla Sis spa per i prossimi 24 anni.
E non bisogna dimenticare che Cav, per cui il Mit si sarebbe impegnato a prolungare la concessione in scadenza nel 2032, gestisce il Passante di Mestre.
Gli investimenti del piano economico-finanziario, ma anche gli utili che le due concessionarie produrranno, rimarranno in pancia alla Regione Veneto, che potrà dunque impiegarli potenzialmente in tutto il territorio veneto, d’intesa ovviamente con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Complessivamente, si parla di utili che ogni anno si aggirano intorno ai 100-110 milioni di euro.
Circa la metà di questi sarà accantonata in un fondo di perequazione, come conseguenza della nuova riforma delle autostrade approvata dal governo.
Ma il resto sarà a disposizione della Regione, pronta a reinvestire le risorse. Ma questi sono tutti ancora scenari. Perché il risiko autostradale che vede protagonista il Nord Est è infatti ancora solo alle battute iniziali.
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