Elon Musk e l’Invasione delle Agenzie Governative: Quando la Disruptive Innovation Prende Controllo

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L’immagine di Elon Musk come l’uomo che guida l’innovazione attraverso il caos è ormai consolidata. Eppure, il suo recente ingresso nel governo federale degli Stati Uniti sembra portare questo concetto a un livello decisamente più macabro e ironico. Secondo quanto riportato dal Washington Post, i suoi collaboratori stanno prendendo il controllo delle dinamiche interne di diverse agenzie governative cruciali, tra cui l’Office of Personnel Management, il Department of the Treasury e la General Services Administration (GSA). Ma in che modo l’imprenditore noto per il suo approccio irriverente sta influenzando il funzionamento della macchina burocratica americana?

A quanto pare, la sua ultima mossa si inserisce in un contesto che fa quasi pensare a una sorta di vendetta digitale: dopo aver stravolto Twitter, Musk sembra ora pronto a dare una scossa al governo federale. Gli alti funzionari del Dipartimento del Tesoro, infatti, hanno dovuto fare le valigie dopo un acceso conflitto con il team di Musk per quanto riguarda l’accesso ai sistemi di pagamento sensibili che gestiscono flussi monetari da sei trilioni di dollari l’anno. Una mossa decisamente più sfacciata di quanto si possa immaginare, con gli impiegati di DOGE (il Department of Government Efficiency, alias “Dipartimento di Efficienza del Governo”) che chiedono senza troppi giri di parole l’accesso a tali sistemi vitali, dopo le elezioni di novembre.

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Il contesto è tutt’altro che semplice. Musk e i suoi collaboratori sono entrati in gioco in un momento di grande turbolenza politica, con l’amministrazione Trump che, sebbene sconvolta dalla propria uscita dalla Casa Bianca, aveva cercato di bloccare i flussi di denaro federale, persino con ordini caotici di congelamento delle spese, ritenuti dai giuristi come potenzialmente contrari alla Costituzione. E cosa ha fatto Musk, sempre alla ricerca di nuove opportunità per imporsi? Ha colto al volo il momento, rafforzando il suo controllo. Ora i suoi collaboratori sono riusciti persino a ‘escludere’ i funzionari governativi dalle piattaforme informatiche contenenti i dati personali di milioni di dipendenti federali, un passo che ha sollevato più di qualche preoccupazione.

Non si tratta però solo di una questione di accesso ai dati o di intromissione nei sistemi informatici governativi. Secondo Wired, i collaboratori di Musk sono stati impegnati in una vera e propria operazione di “revisioni del codice”, esaminando in profondità il lavoro dei tecnici governativi e sostituendo le strutture preesistenti. Una pratica che non ha lasciato scampo a nessun dipendente che cercasse di tenere la propria integrità professionale intatta.

L’aspetto più cinico della situazione è che tutto ciò sembra essere avvenuto sotto le spoglie di un’iniziativa per “tagliare i costi” del governo, lanciata dal presidente Trump con l’intenzione di creare un’entità esterna che facesse solo delle raccomandazioni su dove ridurre le spese. Tuttavia, il piano ha preso una piega completamente diversa. Quello che doveva essere un dipartimento di consulenza è diventato un’entità infiltrata all’interno delle istituzioni statali. Ora Musk, noto per le sue visioni radicali, si trova al centro del potere federale, con un ufficio nella West Wing della Casa Bianca e persino un resoconto di notti trascorse nella sede del DOGE, come riferito da Wired.

Inutile dire che ciò che sta accadendo rappresenta una vera e propria mossa di potere, difficile da paragonare a qualsiasi altro fenomeno del passato recente. Il suo approccio radicale, che mescola imprenditoria e politica, appare come una costante messa alla prova delle regole esistenti. Non c’è nessuna differenza tra la rivoluzione digitale che ha scosso il mondo dei social media e quella che sta scuotendo le fondamenta della burocrazia governativa. Non solo i suoi collaboratori stanno ridefinendo i contorni dei dipartimenti governativi, ma sembra che anche i termini di collaborazione con il potere siano in evoluzione.

L’ironia di questa situazione è che, mentre Musk si presenta come il grande innovatore, la sua presenza all’interno delle stanze del governo sembra più che altro un capovolgimento delle logiche stesse della governance. Piuttosto che “riformare” il sistema, si può benissimo parlare di una vera e propria “occupazione” del governo, con tecnici in missione che ispezionano, rivisitano e ridefiniscono le strutture che avrebbero dovuto rimanere indipendenti. Ogni passo di Musk in questa direzione sembra un atto di pirateria burocratica, in cui la forma di governo tradizionale è messa alla prova in nome di un’efficienza che, tra l’altro, potrebbe non essere così “trasparente” come ci si potrebbe aspettare.

C’è un paradosso nel modo in cui Musk sta applicando la sua formula di successo alle agenzie governative. Se l’intento dichiarato del DOGE era di esternalizzare il controllo della spesa pubblica, il risultato effettivo è stato un ingresso senza freni nel cuore stesso del potere amministrativo. Non c’è più separazione tra pubblico e privato, tra il mondo degli affari e quello governativo. L’efficienza si mescola all’autoritarismo, e se una cosa è certa, è che il governo degli Stati Uniti non sarà più lo stesso.



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