le pressioni del sistema scolastico

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Un 15enne di Cesena è riuscito a violare i sistemi informatici del Ministero dell’Istruzione e del Merito, trasformando i voti scolastici di intere pagelle.

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Il giovane hacker, identificato e denunciato dalla Polizia Postale grazie a un’inchiesta della Procura distrettuale di Bologna, è anche riuscito a manipolare le rotte di petroliere nel Mediterraneo.

Hacker 15enne modifica i voti: la denuncia

Un talento precoce, dunque, che si è scontrato con i confini dell’illegalità e con un sistema scolastico che ancora oggi è oggetto di dibattito. Ma cosa porta un adolescente a rischiare tanto per modificare un numero sulla pagella?

Nella scuola italiana, i voti numerici sono da sempre un simbolo di giudizio e, spesso, un motivo di ansia. Per molti studenti, quel numero scritto in rosso accanto al nome non rappresenta solo il livello di conoscenza raggiunto in una materia, ma diventa una misura del proprio valore personale.

La pressione del sistema scolastico

Il sistema educativo, basato su un modello valutativo che pone l’accento sull’errore piuttosto che sul progresso, alimenta una competizione che non sempre è sana.

Gli studenti sono spinti a rincorrere il voto perfetto, spesso per soddisfare le aspettative di genitori, insegnanti e, in alcuni casi, del sistema sociale.

Questa continua pressione può generare sentimenti di frustrazione, ansia e, nei casi più estremi, condotte devianti come quella del giovane hacker.

La psicologia dietro i numeri

Gli studenti che ricevono costantemente voti bassi tendono a percepirsi come incapaci, sviluppando un senso di inadeguatezza che può sfociare in demotivazione o, al contrario, in comportamenti estremi per cambiare la propria situazione.

In un contesto del genere, l’idea di poter modificare un voto non è solo un’azione trasgressiva, ma una ricerca disperata di approvazione.

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Intervista alla psicologa Valentina Genitori

Ai nostri microfoni è intervenuta la dottoressa Valentina Genitori.

Quali effetti psicologici può avere sugli studenti il confronto costante con i voti scolastici, soprattutto in termini di autostima e percezione di sé?

Il sistema di valutazione scolastico attraverso i voti, porta i ragazzi a scoraggiarsi facilmente davanti una prestazione ritenuta non sufficiente. Il confronto costante con gli altri in un momento in cui si forma la personalità può danneggiare molto il senso di auto efficacia.

Spesso si perde la voglia di imparare, la curiosità ad apprendere e si cerca solo il modo per eludere il sistema valutativo, o per raggiungere la sufficienza senza un reale impegno. Spesso i voti diventano l’unico modo attraverso il quale i ragazzi si confrontano, diventano un mezzo attraverso i quali premiare o punire i ragazzi“.

In che misura i voti scolastici possono contribuire a generare ansia da prestazione o stress cronico negli studenti, e quali strategie possono adottare gli educatori per ridurre questi effetti negativi?

“L’eccessiva attenzione sui voti, sui programmi da finire, sull’apprendimento frontale rappresentano per i ragazzi una fonte di ansia, di disturbi somatici e di grande insicurezza. L’intelligenza oggi all’interno di questo sistema non viene sempre sollecitata nel modo giusto. La creatività, la curiosità i valori connessi ai legami, l’amicizia, l’autorevolezza, il valore della differenza; tutto si annulla dietro un numero, che non rappresenta mai davvero i ragazzi.

Molti di loro si scoraggiano e non cercano la loro strada e mollano tutto. Molte famiglie si limitano a pensare che tutto va bene solo perché i figli hanno bei voti a scuola, ma non sempre è così. Il voto andrebbe inserito all’interno di una scuola maggiormente centrata sull’unicità dei ragazzi per far venire fuori i loro talenti, e per mettere ognuno di loro nelle condizioni di non sentirsi giudicato e magari umiliato, ma stimolato a fare sempre meglio“.

Come possono i genitori e gli insegnanti sostenere gli studenti nel vivere i voti scolastici come uno strumento di crescita piuttosto che come una misura definitiva del loro successo o fallimento?

Il sistema scolastico dovrebbe essere modificato per lavorare sul valore di tutte le risorse che girano intorno alla scuola. I genitori devono puntare sull’impegno dei ragazzi, sulla loro motivazione, su un sistema di valori fatto del potere di poter scegliere, smettendo di pensare che un voto, ma come un mestiere, una macchina, una casa rappresentino davvero chi siamo. Le certezze dovrebbero essere altre.

I genitori hanno il dovere di stare al fianco dei loro figli per farli sentire al sicuro, per insegnargli che bisogna sempre sperimentare, che quando non si è fatto abbastanza si può fare di più ma che loro hanno un valore non connesso al voto in sé. Gli insegnanti di scuola di ogni ordine e grado dovrebbero recuperare il peso che la parola educatore ha nella vita di ogni studente, una frase, una parola, un gesto può diventare un motore unico dentro il singolo ragazzo“.

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La parola agli studenti

Ai nostri microfoni sono intervenuti alcuni studenti che hanno voluto condividere le loro opinioni sui voti scolastici.

Di base credo che comunque – dice Giada  i voti siano utilizzati da tutte le scuole del mondo, che siano voti a numero, voti a lettera, perché servono per valutare l’operato dello studente. Però credo che molto spesso si abusa del potere che danno i voti per quanto riguarda i professori, che sono appunto coloro che possono metterli, perché un voto può contribuire a far sentire un ragazzo insicuro, impreparato riguardo a una determinata cosa, oppure può anche determinare, giustamente, lo sconforto di una persona che magari è sempre studiosa, sempre preparata e pronta, che magari un giorno non gli va bene un compito, non gli va bene un’interrogazione, e quindi poi si sconforta.

Io credo che si dovrebbero trovare dei sistemi alternativi ai voti, però per adesso diciamo che è l’unica cosa, perché comunque i voti servono, cioè sono necessari per valutare l’operato di uno studente, perché ovviamente è l’unico modo per mettere a confronto magari una persona studiosa, responsabile, brava, con una persona che non fa niente. Secondo me, al momento è l’unico modo che si ha per valutare gli studenti, però magari se in un futuro si trovassero alternative ai voti, che smuovere gli studenti, potessero renderli più produttivi e magari che potessero giudicarli, ma senza far avere agli studenti la paura del sei, del quattro, del tre.

Quindi un qualcosa che serva a valutarli, per spronarli a fare sempre meglio, ma un qualcosa che se magari un giorno non stanno bene, hanno studiato ma non hanno capito bene quella cosa, non li scoraggiasse“.

Penso che i votiscrive Agnesescolastici siano giusti nella maggior parte dei casi, perché riflettono il lavoro e l’impegno di uno studente. Tuttavia, credo che spesso vengano attribuiti troppa importanza e rischino di screditare la persona, riducendola solo a un numero.

A volte non tengono conto di fattori come le emozioni, l’ansia o il contesto personale, che possono influenzare il rendimento. È importante ricordare che un voto non definisce il valore di una persona e che altre qualità, come la determinazione e la creatività, non sempre si vedono attraverso una valutazione numerica“.

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Altre dichiarazioni

Secondo me i voti non hanno sensosottolinea Salvoperché ci è stato ripetuto fino allo svenimento che i voti non fanno la persona ma comunque questi ultimi impattano molto sull’alunno. Inoltre i professori sono i primi a dire di non avere ansia durante le interrogazioni perché il voto non fa la persona ma sono poi i primi a giudicarti con questi ultimi. Secondo me per eliminare quest’ansia data dal voto bisognerebbe cambiare totalmente il metodo delle interrogazioni non dando un numero ma facendo ripetere l’alunno in modo tale da capire dove si è arrivato e solo a fine anno dare una valutazione sulla strada fatta dagli alunni della propria classe“.

Allora, io personalmentescrive Reipenso che i voti siano veramente ingiusti, soprattutto per quanto riguarda il metodo di valutazione di certi professori. Spesso risultano estenuanti e bassi, e non ti permettono nemmeno di essere soddisfatto del risultato che ottieni.

Alla fine, ci si impegna solo per prendere un 6, che però non valorizza il tuo sforzo. Inoltre, non capisco perché debbano esistere voti negativi: non tutti siamo portati per tutte le materie, e se in una o due non riusciamo a dare il massimo, perché penalizzare una persona?

I voti, poi, dipendono molto anche da chi sei. Se sei DSA, a volte è ancora peggio, perché non valutano seriamente l’interrogazione e ti assegnano il minimo del minimo, quello che hanno deciso di impostare in base alla tua condizione. Parlo per esperienza personale. Infine, parlando del 6, penso che sia il voto meno gratificante, metti tutta te stessa in qualcosa e, alla fine, ti sembra di non essere stata apprezzata per il tuo impegno“.





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