Migranti, oggi l’arrivo dei 43 dall’Albania. Governo: ‘Supereremo anche questo ostacolo’

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Dopo lo stop ai trattenimenti nel centro di Gjader, i richiedenti asilo (egiziani e bengalesi) raggiungeranno Bari alle 20.30 a bordo di una motovedetta della guardia costiera. L’imbarcazione è partita dal porto di Shengjin intorno alle 12:30. Fonti di Palazzo Chigi parlano di “grande stupore” per la decisione dei giudici, che hanno rinviato la questione alla Corte di giustizia Ue. Le opposizioni invece sottolineano il “clamoroso fallimento” di Meloni

Dopo lo stop ai trattenimenti deciso ieri dalla Corte d’Appello di Roma, è atteso per stasera alle 20.30 l’arrivo a Bari dei 43 migranti (bengalesi ed egiziani) dall’Albania, a bordo di una motovedetta della guardia costiera. L’imbarcazione è partita intorno alle 12:30 dal porto di Shengjin. Intanto si infiamma la polemica politica: fonti di Palazzo Chigi parlano di “grande stupore”, perché “non c’è la necessità di aspettare il pronunciamento della Corte europea”. I giudici hanno infatti rinviato la questione alla Corte di Giustizia Ue. Il governo riferisce comunque di essere “al lavoro per superare anche questo ostacolo”. Le opposizioni sottolineano invece il “clamoroso fallimento” della premier Giorgia Meloni, con la segretaria del Pd Elly Schlein che evidenzia “lo spreco di soldi pubblici”.

Cosa è successo

Si è trattato del terzo trasferimento di migranti in Albania e del terzo “no” dei giudici al loro trattenimento nel centro di Gjader. Martedì scorso, 28 gennaio, sono stati intercettati a sud di Lampedusa 49 migranti. In sei erano già stati trasferiti in Italia nei giorni scorsi perché minorenni o vulnerabili. Per gli altri 43, assistiti dai legali, ieri è stato il giorno dell’udienza di convalida dei trattenimenti, in videocollegamento con i magistrati della Corte d’Appello della Capitale. I quali, dopo averli ascoltati, in serata hanno emesso il verdetto: niente convalida. I giudici hanno quindi rinviato alla giustizia europea il compito di diramare i dubbi sul fatto che un Paese possa essere considerato “sicuro” quando “le condizioni sostanziali per la sua designazione non sono soddisfatte per alcune categorie di persone”. Dunque, lo spostamento della competenza in materia dai giudici della sezione Immigrazione alla Corte d’Appello non ha sortito gli esiti sperati dal governo.

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La polemica politica

Galeazzo Bignami (Fratelli d’Italia) punta il dito contro “l’atteggiamento di resistenza da parte di un pezzo della magistratura italiana nei confronti delle misure adottate per garantire la sicurezza e contrastare l’immigrazione irregolare”. Dai giudici, gli fa eco il vicesegretario della Lega Andrea Crippa, “ennesima invasione di campo, con una decisione che danneggia l’Italia e che fa felici le sinistre e i clandestini”. Per Maurizio Gasparri (Forza Italia), “continua l’opera di boicottaggio della magistratura italiana alle politiche di sicurezza per contrastare l’immigrazione clandestina”. Esulta invece l’opposizione: “Chiederemo – ha detto Elly Schlein – di avere il resoconto di tutti i costi sostenuti dallo Stato in questa missione. Secondo le nostre stime, siamo ormai a oltre un miliardo di euro che poteva essere investito per assumere infermieri e medici nei reparti svuotati della sanità pubblica”. L’Italia, sostiene il presidente di Italia viva Matteo Renzi, “sta sprecando milioni in Albania per una scelta irragionevole, illogica, illegale di Giorgia Meloni. Immagino che la sorella d’Italia sappia che dovrà pagare di tasca propria per questo assurdo spreco di soldi pubblici”. Per Alfonso Colucci e Alessandra Maiorino (M5s) “errare è umano, perseverare è una prerogativa del governo Meloni”. Secondo il segretario di +Europa Riccardo Magi, “è la pietra tombale sulle politiche migratorie messe in atto finora da Giorgia Meloni tra forzature giuridiche e colpi di mano parlamentari”. Parla di un “finale già scritto” il leader di Avs Nicola Fratoianni e attacca: “Ora Meloni non usi questo episodio per fare la vittima e accusare la magistratura del nostro Paese”.

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Il rinvio alla Corte Ue

La provenienza di un richiedente asilo da un Paese considerato “sicuro” è il presupposto per l’applicazione della procedura accelerata di frontiera e, dunque, per il suo trasferimento in Albania. Sia Bangladesh che Egitto sono nella lista dei Paesi “sicuri” inserita dal governo in un decreto a dicembre 2024. Ma in tale provvedimento, evidenziano i giudici, “per nulla è stato considerato il mancato rispetto delle condizioni per determinate categorie di persone” e non sono menzionate “specifiche fonti di informazione sulla condizione dei Paesi inseriti nella lista”. Dunque, spiegano i giudici, “per quanto concerne le condizioni sociali e politiche dei paesi” valgono “le informazioni qualificate rese disponibili e utilizzate per il precedente decreto interministeriale del 7 maggio 2024”. E dalle fonti ministeriali risulta che le condizioni di sicurezza di Bangladesh ed Egitto “non sono rispettate per tutte le categorie di persone”, come ad esempio per la comunità Lgbtqi+, le vittime di violenza di genere, incluse le mutilazioni genitali femminili, le minoranze etniche e religiose, le persone accusate di crimini di natura politica e per i condannati a morte. Visto che in materia ci sono “contrasti interpretativi” tra il diritto europeo e quello italiano, i magistrati hanno formulato “un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione europea”. L’organismo dovrebbe pronunciarsi su questo il prossimo 25 febbraio.

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