Ministro la crisi c’è e da lunedì trattori a Capua a passo di lumaca

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Agricoltura

 


Quando le condizioni di lavoro e di tenuta sui mercati non cambiano è inevitabili che i produttori del mondo agricolo o della pesca scendano in strada con i trattori, in autostrada, per sensibilizzare i cittadini alle prese con il carovita e al Governo, a cominciare dal ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, che non si può andare a vanti. Servono interviste e risposte, a cominciare dal costo di energia e dei carburanti, visto il ritocco delle accise fatto sul gasolio. Appuntamento a Capua ( Napoli) in autostrada. E poi potrebbe toccare ad altre regioni, come già accaduto in passato.

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CONSIGLIO UNITARIO DELLA MOBILITAZIONE CONTRO LA CRISI AGRICOLA E DELLA PESCA 2025
Lunedi 3 FEBBRAIO sciopero lumaca in autostrada da Capua per chiedere lo stato di crisi di agricoltura e pesca

IL DOCUMENTO DEL 29 GENNAIO

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In attesa di un comunicato stampa articolato che da conto delle numerose iniziative in corso degli agricoltori, allevatori e pescatori e dei loro alleati per denunciare la crisi dei comparti e delle comunità rurali e della pesca e per chiedere misure straodinarie e l’apertura di un confronto sulle riforme, si da conto che lunedi 3 gennaio 2025 nel tratto di autostrada fra Capua e Napoli Nord la mobilitazione si svilupperà in strada con un corteo di mezzi di lavoro degli agricoltori e degli allevatori che si snoderà a partire dalla 10.30 circa per concludersi (circa tre/quattro ore dopo) con un’assemblea pubblica presso la Rotonda di Santa Maria dove interverranno tutti i rappresentanti dei diversi presidi della Campania e dove il Consiglio Unitario della Mobilitazione interverrà chiarendo l’agenda delle prossime iniziative sull’intero territorio nazionale.

La stampa è invitata

Dal 28 gennaio torniamo in mobilitazione in strada, nei porti, nei comuni fino ad ottenere misure straordinarie che riaprano la speranza per la dignità delle aziende, del nostro lavoro e delle comunità, per il diritto al cibo ed al territorio di tutti i cittadini! Fra il Gennaio e il Marzo del 2024 siamo usciti dalle nostre aziende per portare nelle strade italiane il nostro grido di indignazione per lo stato delle nostre aziende agricole e della pesca artigianale, del lavoro di chi coltiva, pesca e produce il cibo, delle nostre comunità e per il rischio grande che questo Paese perda i suoi agricoltori e pescatori per diventare solo una piattaforma commerciale in mano a speculatori, finanza e multinazionali mentre le campagne si svuotano condannando tutti i cittadini a perdere i primi presidi di tutela ambientale, le aziende agricole, pastorali e della pesca che per secoli hanno fatto grande il nostro agroalimentare mantenendo il territorio vivo e tutelato. Avevamo molte aspettative ma abbiamo ottenuto solo timide e contraddittorie risposte dalle istituzioni, non all’altezza del primo obiettivo che attendiamo dalla politica: salvare le piccole e medie aziende produttive e garantire i territori e la Sovranità Alimentare del Paese. Anzi, la crisi si è estesa e sta diventando mortale e irreversibile per tante aziende compromettendo il diritto al cibo per i cittadini. Servono Riforme vere e proponiamo alla politica obiettivi chiari discussi nei presidi (come quelli fissati con la Campagna dei #99giorni per salvare l’agricoltura e la pesca) che poniamo come base per una stagione ormai non più rinviabile visto i dati dell’agricoltura e della pesca produttiva (l’Italia ha perso in trent’anni la metà delle sue aziende agricole e della pesca e rischia seriamente di perdere irrimediabilmente un grande patrimonio di lavoro, saperi, cultura del territorio). Ma le Riforme sono possibili solo se evitiamo che la crisi arrivi alle estreme conseguenze e le aziende chiudano. Occorrono un Piano straordinario e misure straordinarie assunte, come prevedono i trattati comunitari, anche in deroga alle norme ordinarie perché per l’Italia le aziende agricole e della pesca produttiva sono una risorsa economica, sociale e di tutela ambientale strategica. Per questo torniamo in mobilitazione! Per salvare le aziende negli interessi del Paese! CHIEDIAMO CHE LE REGIONI E IL GOVERNO DICHIARINO LO STATO DI CRISI SOCIOECONOMICO DELLE AZIENDE AGRICOLE, DELL’ALLEVAMENTO E DELLA PESCA e adottino misure straordinarie per salvarle dalla crisi, rilanciarne la funzione e tutelare il diritto al cibo
_________________________________________________________________________ CONSIGLIO UNITARIO DELLA MOBILITAZIONE CONTRO LA CRISI RURALE, DELLE MARINERIE E DEL CIBO Gennaio 2025 – documento di convocazione della mobilitazione (vedi i sottoscrittori statodicrisiora.it/sottoscrittori) per salvare le piccole medie aziende dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca della trasformazione artigiana e il diritto al cibo. Info e contatti: https://statodicrisiora.it | adesioni: statodicrisi@gmail.com Nel 2009 in Italia meridionale si sviluppò un movimento di Agricoltori che chiedeva lo Stato di Crisi. Il movimen to, che mise in campo una marcia di centinaia di trattori dalla Sicilia, Basilicata, Abruzzo e Campania fino a Roma con due Manifestazioni, ottenne che 7 Regioni del Sud lo dichiararono e fu aperto il Tavolo di crisi con il Governo. ORA CHE LA CRISI DELLE PICCOLE E MEDIE AZIENDE PRODUTTIVE SI È ESTESA A TUTT LE REGIONI E’ IL TEMPO CHE IL PAESE SCELGA SE SALVARE CHI ALLEVA E LAVORA NELLA TERRA E NEL MARE LA CRISI Tutti i dati raccontano l’agroalimentare italiano come un sistema ricco fatto da agricoltori e pescatori sempre più impoveriti. Sono le aziende produttive quelle che pagano il prezzo della crisi. In venti anni hanno chiuso oltre il 50% delle aziende della pesca e agricole (meno 500.000 solo negli ultimi dieci anni). Del totale di 1,3 milioni chiuse, il 75% è in montagna o collina (con l’abbandono delle aree coltivate pari a circa 850.000 Ha in zone particolarmente vulnerabili dal punto di vista ambientale, idrogeologico e sociale). Dati che se letti nel contesto Europeo sono ancora più gravi: mentre continuano a crescere le performance dell’agroalimentare italiano, crolla il reddito reale dell’agricoltura per addetto (Eurostat certifica che nel 2020 in Europa è aumentato in media di 2,8% ma in Italia è diminuito del 2,9%). La chiusura delle aziende e l’abbandono delle aree coltivate comporta automaticamente la perdita di posti di lavoro. Sono ormai solo circa 175.000 le aziende che assumono operai agricoli (-7% in 5 anni) con i lavoratori che, per la prima volta dal 2007, scendono sotto il milione. I dati più vergognosi sono quelli che documentano il crollo del valore aggiunto disponibile per remunerare gli investimenti delle aziende agricole e della pesca a testimoniare una profonda ingiustizia nei pesi delle filiere dove la fanno da padrone la speculazione finanziaria e la GdO, ISMEA ha documentato come in Italia su cento euro spesi dal consumatore per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, meno di 20 euro remunerano il valore aggiunto degli agricoltori, ai quali, sottratti gli ammortamenti e i salari, resta un utile di 7 euro, contro i circa 19 euro del macro-settore del commercio e trasporto. Per i prodotti trasformati, che implicano un passaggio in più dalla fase agricola a quella industriale, l’utile della agricoltore si riduce a 1,5 euro pari a 2,2 euro, contro i 13,1 euro del commercio e trasporto. Il Dumping sociale ed economico di cui è responsabile l’invasione di prodotti agroalimentari in maniera in controllata, mette fuori mercato interi settori soprattutto dell’ortofrutta e dell’allevamento e svuota i marchi del made in Italy del rapporto con il territorio trasformando il cibo in commodity. L’aumento dei costi produttivi e il peso di adempimenti burocratici sempre più asfissianti incidono economicamente e sottraggono alle aziende tempo al lavoro agricolo. Ma la crisi non è solo economica, è anche ambientale, sociale e di democrazia La crisi climatica accelera gravi problemi ambientali incidendo profondamente sui cicli delle colture e le stesse produzioni. Siccità, mancanza di acqua, stress territoriali dovuti ai cambiamenti climatici, stanno producendo danni crescenti insieme ai progressivi processi di desertificazione.

La mancata gestione dei versanti, dei corsi d’acqua e il riprodursi di fenomeni atmosferici che inducono alluvioni e frane colpiscono interi territori vocati a produzioni di eccellenza provocando danni economici crescenti e inducendo alla dismissione delle colture. Mentre zoonosi e fitopatologie aumentano anche favorite dai nuovi contesti ambientali, la pressione di una fauna selvatica incontrollata costringe gli agricoltori ad abbandonare poderi e produzioni o a sostenere costi insostenibili per tutelare le greggi e le colture. I processi di cementificazione in aumento, la scelta di usare le terre non per coltivare e produrre cibo ma per produrre energie, l’erosione del patrimonio genetico e della biodiversità insieme alla privatizzazione dei semi e delle varietà con la brevettazione minano il diritto/dovere degli agricoltori a offrire cibo e servizi. L’abbandono delle terre e delle attività nelle aree interne porta non solo danni ambientali per tutta la collettività ma pesa sulla condizione delle comunità rurali e delle marinerie che pagano direttamente il prezzo della dismissione dei servizi (scuole, sanità, trasporti, reti commerciali….) alimentando l’indebolimento del tessuto civile ed economico rurale e l’aumento di costi generali. _________________________________________________________________________
CONSIGLIO UNITARIO DELLA MOBILITAZIONE CONTRO LA CRISI RURALE, DELLE MARINERIE E DEL CIBO Gennaio 2025 – documento di convocazione della mobilitazione (vedi i sottoscrittori statodicrisiora.it/sottoscrittori) per salvare le piccole medie aziende dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca della trasformazione artigiana e il diritto al cibo. Info e contatti: https://statodicrisiora.it | adesioni: statodicrisi@gmail.co



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