Mirante, i partiti e le presenze in tv. Tre domande a Sacha Dalcol

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Partiamo dalla statistica di Amalia Mirante, che segnala una sproporzione di presenze tra partiti all’interno degli spazi dedicati al dibattito politico. Come risponde?
“Per costruire quattro mesi di trasmissioni televisive non si lavora con il manuale Cencelli in mano. Noi non facciamo le Tribune Politiche, non siamo l’emittente del Gran Consiglio e nemmeno una “tv di Stato”. Siamo un’emittente di servizio pubblico che ha il compito di raccontare il territorio con equilibrio e rilevanza giornalistica.
Nel definire i nostri programmi seguiamo alcuni criteri che, nello studio di Mirante, non vengono considerati. Il primo è l’attualità: in un periodo di tempo limitato, come quello analizzato nel monitoraggio, possono emergere temi che coinvolgono maggiormente una forza politica rispetto ad un’altra. Durante l’ultima campagna elettorale cantonale, ad esempio, siamo stati criticati per aver dato eccessivo spazio ad Amalia Mirante. Ebbene, difendo fermamente quella scelta: in quel momento lei era la notizia ed era giusto occuparsene.
Il secondo criterio fondamentale è il bilanciamento delle opinioni in studio, per garantire un confronto rappresentativo delle diverse sensibilità politiche. Il terzo aspetto riguarda il coinvolgimento dei protagonisti: alcuni possono rifiutare un invito per impegni pregressi o per scelta politica, decidendo di non esprimersi su determinati temi. Infine, c’è un elemento di efficacia televisiva: un dibattito deve essere stimolante e accessibile per il pubblico.
Va poi considerato un punto che lo studio di Mirante sembra trascurare: il tempo di parola. Un’intervista di trenta minuti a un politico a Detto tra noi vale quanto un intervento di pochi minuti a Ticinonews Sera? Analizzare solo la quantità di presenze senza considerare il contesto e la profondità dell’intervento rischia di dare un quadro distorto della realtà”.
 
Dai dati emerge una sovrarappresentazione del PS, sia sulla RSI sia su TeleTicino, e una sottorappresentazione dei partitini. Come si spiega questo fenomeno?
“La logica del talk televisivo tende naturalmente alla polarizzazione. Il Partito Socialista, nel contesto sia ticinese sia nazionale, rappresenta spesso una forza di opposizione rispetto all’area di destra/centrodestra, rendendolo un interlocutore chiave nei dibattiti. Questo non è il risultato di una scelta premeditata, ma una conseguenza della dialettica politica e delle dinamiche editoriali.
Per quanto riguarda i partiti minori, la ricerca dimostra che anch’essi trovano spazio nelle nostre trasmissioni, sebbene con un peso diverso. Sta anche a loro sapersi imporre nel dibattito e catalizzare l’attenzione del pubblico. Amalia Mirante e l’MPS, per esempio, hanno dimostrato di saper utilizzare efficacemente gli spazi mediatici disponibili. La visibilità in un talk show non è solo una questione di quantità, ma anche di capacità comunicativa e di rilevanza nei temi trattati”.
 
Amalia Mirante sottolinea il ruolo di servizio pubblico della RSI e di TeleTicino, in quanto percepiscono il canone imposto obbligatoriamente ai cittadini. Ma questo ruolo basta per rivendicare uno spazio partitico all’interno dei dibattiti, o “servizio pubblico” è altro?
“Il concetto di servizio pubblico non può essere ridotto a una mera suddivisione aritmetica degli spazi politici. Il nostro compito non è garantire una rappresentanza proporzionale a ogni partito, ma offrire un’informazione equilibrata, stimolando il dibattito pubblico e approfondendo i temi di maggiore interesse per i cittadini.
La rilevanza politica non si misura solo con i numeri, ma anche con la capacità di incidere nell’agenda pubblica. Non è il canone a determinare chi deve apparire in un talk show, bensì il valore informativo e il contesto del momento. Un partito o un esponente politico non ha diritto di per sé a un determinato spazio: lo conquista attraverso la sua capacità di interpretare le esigenze della società e di proporre idee che generano interesse e confronto.
In questo senso, il servizio pubblico significa raccontare la politica in modo vivo, senza rigidità matematiche, ma con criteri editoriali chiari e trasparenti, nell’interesse del pubblico e del pluralismo dell’informazione”.





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