Morte Paolo Biasi, da industriale a «re» della finanza: il «Cuccia del Nordest»

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di
Alessio Corazza e Lillo Aldegheri

Presidente, padre e padrone di Cariverona per 22 anni. Quando disse no a Unicredit

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Si è spento ieri, all’età di 86 anni, l’ingegner Paolo Biasi, per molti anni presidente della Fondazione Cariverona e a lungo maggior azionista italiano di Unicredit. Lascia la moglie Lorenza e i tre figli Maddalena, Matteo e Patrizia.

L’ascesa

Cresciuto in una famiglia di imprenditori (la zona in cui si trovava la fonderia è tuttora conosciuta come «l’area Biasi») aveva presieduto la holding cui facevano capo numerose aziende (come le Officine Ferroviarie, la Termomeccanica Abruzzese, la Itemar nelle Marche e la Nuova Immobiliare Padana). A fine degli anni Dieci, quella grande storia imprenditoriale venne a chiudersi tristemente, il gruppo affossato dai debiti fu stato messo in liquidazione, le fabbriche chiuse. Ma l’ingegner Biasi, ormai da tempo, era diventato altro, a Verona: il signore della grande finanza, con ruoli di primissimo piano a livello nazionale. Vicepresidente della Banca Cattolica del Veneto, rivestì poi stessa carica al Mediocredito delle Venezie per approdare nel 1992 alla presidenza della neonata Fondazione Cariverona, sbocciata per «gemmazione» dal conferimento della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona in Unicredit: un patrimonio miliardario da gestire, fatto di immobili di grande prestigio e di azioni della stessa Unicredit, che permisero all’ente veronese di esserne per molti anni il primo azionista italiano con percentuali vicine al 5 per cento.




















































I salotti della finanza e la Fondazione

Biasi è stato, di conseguenza, un protagonista dei salotti della finanza italiana, con una proverbiale riservatezza che gli valse soprannomi evocativi quali «la Sfinge» o l’«Enrico Cuccia del Nordest». Per questo, era difficile prevederne le mosse, come quando nel febbraio 2009 quando decise di non far sottoscrivere a Cariverona la sua quota di bond Unicredit messi sul mercato per rafforzare la banca. O quando, l’anno successivo, contribuì in modo forse decisivo al licenziamento dell’ad Alessandro Profumo. Di Fondazione Cariverona, vero forziere della città che con le sue erogazioni (o elargizioni?) permetteva il restauro di chiese, palazzi e teatri (come il Ristori), la costruzione di nuovi ospedali (come il nuovo polo chirurgico di Borgo Trento) ma anche tutta una serie di micro-interventi a sfondo sociale e caritatevole, è stato padre e padrone fino al 2015, quando dovette lasciare la presidenza solo per le norme interne riguardanti l’età. E anche dopo l’arrivo del suo successore Alessandro Mazzucco (che aveva contribuito a scegliere, ma con cui i rapporti si ruppero presto), mantenne per quattro anni la guida del Fondo Immobiliare Property, gestore del patrimonio immobiliare della Fondazione.

Decisamente forte la sua influenza sul mondo politico-amministrativo, mai ostentata, anche qui quasi sempre silenziosa, ma spesso decisiva in questioni di primo piano. La più citata e conosciuta riguarda l’acquisto dal Comune di Verona (guidato da Flavio Tosi, cui Biasi era vicinissimo) di Castel San Pietro, Palazzo Forti, del Palazzo del Capitanio, dell’ex caserma Principe Eugenio (a santa Toscana) e degli ex Magazzini generali. L’uomo che lavorò a più stretto contatto con lui fu l’allora direttore di Cariverona, Fausto Sinagra che ricorda quell’esperienza come «davvero unica, per l’autorevolezza che il presidente sapeva esprimere, unita però ad una capacità di dialogo e di ascolto senza pari, tanto da consentirmi di ricordare quel rapporto come quasi filiale». Di quegli anni di attività, l’ex direttore sottolinea «il moltiplicarsi delle erogazioni al territorio, nei settori sociali, culturali, della salute e molto altro» ma anche la capacità di relazioni fruttuose (per esempio con la Cassa Depositi e Prestiti). 

Momenti di umanità

Sinagra, ricorda anche il lato meno conosciuto di Biasi: «Molti ricordano il suo carattere duro, ma aveva momenti di umanità, che voleva tenere nascosti, che sorprendevano anche chi come me gli era più vicino. Ricordo – racconta Sinagra – che durante una riunione importantissima e tesa, trovò il modio di parlarmi del clochard che sostava sempre davanti al Duomo, con un cagnolino nero, cui bisognava dare una mano: e quando quel clochard morì, io e lui eravamo tra i pochissimi presenti al funerale». «La scomparsa di Paolo Biasi mi addolora profondamente. Figura di spicco dell’imprenditoria e guida storica di Cariverona, ha saputo coniugare visione e impegno, contribuendo con passione anche alla valorizzazione culturale della città», ha detto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana.

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1 febbraio 2025 ( modifica il 1 febbraio 2025 | 10:33)

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