“Possiamo essere la regione di riferimento per il futuro del settore” – Torino Oggi

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Il futuro si osserva guardando in alto, oltre le stelle. Ne è convinta da tempi non sospetti Fulvia Quagliotti, presidente del Distretto aerospaziale del Piemonte, donna simbolo di un comparto che nel nostro territorio scrive pagine sempre più importanti, non solo in chiave scientifica ed economica, ora che l’automotive non è più l’unica risposta.

Presidente Quagliotti, quando è scattato il suo colpo di fulmine, nei confronti dell’aerospazio? 
“Non saprei individuare un momento preciso. Sono sempre stata, nell’aerospazio: un tema che sin da bambina mi ha accompagnato. Ho studiato ingegneria aeronautica (non si chiamava ancora aerospaziale, all’epoca) e ho proseguito come docente al  Politecnico di Torino, dopo un’esperienza nell’industria aerospaziale. Ho insegnato meccanica applicata e biomeccanica, ma cercando sempre applicazioni all’aerospazio, fino ad arrivare a insegnare dinamica, meccanica e simulazione del volo”. 

Andata in pensione, però, non si è fermata. 
“Nel 2020, mi è stata assegnata la presidenza del Distretto Aerospaziale Piemonte . Credo che la scelta sia ricaduta su di me anche perché, accanto all’aspetto didattico e accademico, ho sempre sviluppato la conoscenza e il sapere orientandoli verso percorsi di internazionalizzazione. Questo grazie alla presenza di studenti provenienti da molti Paesi esteri, ma anche per i molti contatti che ho avviato nel tempo con realtà imprenditoriali italiane e estere”.

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La primavera del 2020 non è stato il “decollo” ideale.
“In effetti all’inizio è stato molto difficile: eravamo in pieno periodo pandemico quando ho avuto l’assegnazione del distretto. All’epoca c’erano le grandi aziende, ma le PMI erano soltanto 35. E la struttura organizzativa e logistica del Distretto era molto essenziale. Oggi siamo arrivati a circa 80 PMI e 110 associati con una sede in corso Marche e un’attività organizzativa che crea molti momenti di confronto tra gli associati su tutti gli “Innovation Day”.

Cosa vuol dire, essere alla guida del Distretto aerospaziale del Piemonte?
“La mia è una posizione molto tecnica: richiede una certa predisposizione a confrontarsi con le aziende, parlando di tecnologie e di innovazione. Il vantaggio per il DAP (il Distretto aerospaziale piemontese, ndr), dal mio punto di vista, è anche essere un’emanazione della Regione, e di conseguenza svilupparne le linee strategiche in modo tale da far comprendere al mercato il sostegno dell’Istituzione nel percorso di investimento per la crescita del comparto aerospaziale”.

La nostra Regione può ritenersi in prima fila, a livello internazionale?
In questo momento il Piemonte ha un ruolo centrale a livello internazionale per quanto riguarda l’areospazio. Le Grandi aziende del settore presenti nel nostro territorio, hanno un riconosciuto ruolo di leadership per lo sviluppo di importanti progetti internazionali”.

Di certo, non è storia recente. Il Piemonte c’era fin dall’inizio
L’industria dell’aeronautica ha radici che risalgono ai primi anni del secolo scorso e recentemente a Torino sono stati festeggiati i 60 anni del settore Spazio passando da un piccolo nucleo alle realtà attuali. E’ lo specchio delle capacità che da sempre esistono sul nostro territorio e la presenza del  mondo accademico, con la sua attività, ha giocato un ruolo importante, formando laureati e dottori di ricerca pronti ad entrare nelle imprese del settore.

Le dà soddisfazione vedere oggi la crescita di un settore in cui lei ha creduto da tempi non sospetti?

“Sicuramente c’è una grande soddisfazione personale nell’aver creduto nel futuro dell’aerospazio e di aver condiviso, tramite l’insegnamento, la conoscenza di un mondo che attraverso le sue applicazioni può portare su Marte o semplicemente innovare e migliorare la nostra vita quotidiana . Ero una dei pochi, all’inizio, a occuparsi dello Spazio, per di più donna. Ma c’era un entusiasmo che che a Torino si è costantemente alimentato sia nel mondo delle imprese che in quello accademico.”.

Essere donna l’ha mai messa in difficoltà?
“All’estero devo dire non c’era molta perplessità sul fatto che fossi una donna in questo settore. Forse in Italia era un po’ meno accettato. Anche per questo sono impegnata in un progetto di mentoring in cui si aiutano giovani laureate e ricercatrici che vogliono entrare nel mondo dell’aerospazio”.

Il volo, il cielo e lo Spazio fanno colpo sui giovani?
“L’aerospazio piace, attira, dà prospettive. E probabilmente diverte anche di più. Stiamo portando avanti in collaborazione con Ufficio Scolastico Regionale un progetto di avvicinamento e orientamento degli studenti delle scuole superiori all’aerospazio: i ragazzi sono particolarmente attirati dall’introduzione di concetti molto attuali come la sostenibilità. Per adesso sono circa un centinaio i ragazzi che stanno partecipando, addirittura dal liceo classico. Questo programma può aiutare a trovare nuove risorse all’industria aerospaziale”.

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Qual è il suo prossimo sogno?
“Vedere realizzati almeno la metà dei 12 progetti che sono previsti per la Città dell’Aerospazio. Alcuni laboratori sono già attivi, in attesa di avere una casa fisica comune. Ma c’è molto altro da fare: la casa delle PMI, per esempio, che ospiterà le piccole e medie aziende e le start up. Il National Space Center è un’altra realtà in fase di progettazione. E per quanto ci riguarda vorremmo vedere alla luce la nuova sede dell’elisoccorso – 118 che opera nell’aeroporto Torino-Areitalia per la quale il Distretto Aerospaziale Piemonte sta finanziando lo studio di fattibilità”.



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