Autonomia del pediatrico medici sul piede di guerra. I sindacati: «Impreparati»

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Il futuro e le cure di tantissimi bambini pugliesi affetti da malattie metaboliche, endocrinologiche e diabete sono sospesi, così come lo è il futuro dell’ospedaletto pediatrico Giovanni XXIII di Bari a seguito dello scorporamento dal Policlinico universitario, deliberato dalla Regione Puglia con decorrenza dal primo gennaio.

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Rebecca, bimba di sei anni di Taranto, diabetica dalla nascita e i suoi genitori, chiedono a gran voce che la diatriba in Regione sullo scorporamento e il nuovo piano ospedaliero, non getti ombre sul reale problema che attanaglia la struttura: la carenza di personale per curare e assistere i tanti piccoli pazienti. Personale che, sebbene sia super efficiente, sempre disponibile, attento alle esigenze dei piccoli, è però adesso ad un bivio per via di questo passaggio che sulla carta è stato avviato, ma nel concreto non ha fornito ancora certezze. Era prevista per oggi, infatti, la riunione tra le rappresentanze sindacali e il direttore del dipartimento salute in Regione, ma è stata rimandata tra qualche giorno. I sindacati, i medici, il personale infermieristico e le famiglie dei piccoli pazienti, sono nella totale confusione. Al netto dell’unica certezza, ossia il via libera per il passaggio dell’Ospedaletto dal consorzio universitario all’azienda sanitaria locale, il resto è ancora tutto in alto mare.

Mentre i medici chiedono che il presidio diventi un ente di eccellenza autonomo e centro di ricerca, la dirigente dell’Assessorato regionale alla sanità Antonella Caroli ha chiesto che sia fatta chiarezza e che si intervenga con atti di giunta regionale sul piano ospedaliero, per definire quali sono le unità operative che restano in capo al Policlinico e quelle che transitano nell’azienda sanitaria locale barese. Ed è proprio qui che nasce il problema principale: diverse delle unità operative complesse sono proprio a cavallo tra l’ospedale pediatrico e il policlinico e ci sarebbe anche il rischio che la cattedra di pediatria e gli universitari, restino al Policlinico, in quanto consorzio universitario.

«Il punto cruciale è proprio questo – ha detto Ileana Remini, segretaria generale FP Cgil Bari – lo scorporamento dell’ospedaletto pediatrico da Policlinico universitario è un argomento dibattuto da tempo. Se ne parla oramai da anni, ma la decisione di metterlo in atto, con decorrenza dal mese di gennaio del nuovo anno, ci ha colti impreparati. Si tratta di una decisione arrivata come un fulmine a ciel sereno. Per quanto riguarda la questione dei lavoratori che non sono solo medici, ma anche il personale infermieristico e di supporto all’assistenza, è difficile fare previsioni o richieste perché ancora non sappiamo cosa succederà. Per quanto riguarda gli universitari, mi sembra ovvio che questi resteranno al Policlinico».

Nell’incontro che era in programma per oggi infatti, si sarebbe dovuto delineare un percorso condiviso che sarebbe stato poi sottoposto al personale dipendente per l’accettazione. Ma le attese si allungano e il perimetro entro cui muoversi per procedere a questo passaggio nell’azienda sanitaria locale barese, è ancora incerto, nonostante le sollecitazioni dell’assessore regionale al bilancio Fabiano Amati che chiede celerità nelle operazioni. E mentre nelle apposite commissioni regionali ognuno dice la sua chiedendo tempo e chiarezza e rimbalzando le responsabilità, l’ospedale pediatrico Giovanni XXIII, unico centro in Puglia per le malattie metaboliche rare che accoglie pazienti anche da Basilicata e Calabria, versa in condizioni di estrema difficoltà.

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Al momento, nell’unità operativa complessa di malattie metaboliche, sulla carta, ci sono due medici in diabetologia, due in endocrinologia e due per le malattie del metabolismo. Qualcuno in malattia, qualcun altro in maternità, la pianta organica è ridotta all’osso. In diabetologia, con oltre 600 piccoli pazienti diabetici, solo in due devono fare fronte a tutto. Non solo la parte diagnostica, ma anche quella clinica. Per non parlare poi delle malattie metaboliche rare, dove il numero di pazienti è un mare magnum. I medici, quei pochi rimasti, perché il turn over è bloccato, sono costretti a rispondere in piena notte alle famiglie dei piccoli pazienti anche quando non sono di turno o reperibili.

E davanti a un crescendo di bimbi diabetici, la Puglia è ancora una delle poche regioni in Italia che non ha reso operativa la legge 115 del 1987 sul piano nazionale del diabete, con una rete strutturata di assistenza specialistica. Eppure, l’ospedale Giovanni XXIII rappresenta la prima eccellenza nel sud Italia proprio per la diagnosi e la terapia in età pediatrica. Solo lo scorso anno sono stati registrati circa 147 nuovi esordi della patologia, con il 50% dei bimbi diabetici pugliesi che approda proprio al Giovanni XXIII. A fronte però dell’aumento dell’incidenza delle malattie, tra cui appunto il diabete, persiste una sproporzione notevole con il personale sanitario: mancano medici, i pensionamenti non vengono rimpiazzati, ma mancano soprattutto diabetologi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA – SEPA





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