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Le proteste che ormai da mesi si susseguono in Serbia hanno iniziato a trovare supporto al di fuori del paese. Lo scorso 23 gennaio a Trieste un nutrito gruppo di persone ha espresso un inequivocabile sostegno agli studenti e cittadini che ogni giorno protestano in Serbia
“Cari amici, compagni di studio e cittadini della Serbia. Oggi ci siamo riuniti per onorare le vittime del recente tragico incidente di Novi Sad. I nostri pensieri sono con le loro famiglie e i loro cari. Questa perdita ci ricorda quanto sia importante lottare per una società giusta, dove tutti si sentano sicuri e rispettati.”
Ha aperto Dimitrije, con un suo breve testo, la manifestazione di giovedì 23 gennaio a Trieste, nella bellissima piazza dell’Unità d’Italia affacciata sul mare, in cui più di duecento persone si sono raccolte in solidarietà con gli studenti che da due mesi stanno manifestando in Serbia.
“La loro lotta è ciò che ha dato speranza a tutti noi. La corruzione è una ferita nella nostra società che distrugge opportunità, ostacola il progresso e mina la fiducia nelle istituzioni. (…) Pertanto, è nostra responsabilità fermarci e dire ‘basta, è troppo’ e lottare per la trasparenza, l’equità e la giustizia.” Ad ascoltarlo, sotto un cielo grigio e una leggera pioggia, studenti universitari, famiglie con bambini, in gran parte persone della diaspora serba di Trieste e provincia, Padova, Lubiana, Capodistria e paesini dell’Istria.
È seguito il silenzio di quindici minuti, per commemorare le 15 vittime del crollo della pensilina della stazione di Novi Sad del 1° novembre, tragedia che ha dato il via alle manifestazioni organizzate dagli studenti in città come Novi Sad e Belgrado e nelle settimane successive allargate ad altri luoghi della Serbia.
Inaspettata così tanta gente, mi dice Danica Krstić. Originaria di Pančevo, dopo la laurea alla Facoltà di Filosofia di Belgrado Danica ha conseguito una seconda laurea in Storia dell’arte a Trieste e poi è rimasta a vivere qui: “Soprattutto se consideri che l’abbiamo organizzata in pochi giorni, con un gruppetto iniziale di tre persone e solo con il passaparola, tra semplici cittadini e cittadine senza alcuna associazione alle spalle! Sinceramente non mi aspettavo una presenza così, in un giorno lavorativo alle quattro del pomeriggio e sotto la pioggia…”.
Hanno risposto all’appello cittadini – di origine serba soprattutto – di Trieste, ma anche arrivati apposta da Padova, dalla provincia della regione, da Capodistria, Izola e Lubiana, come sottolinea Danica: “Persone che ormai lavorano, come me, accanto a studenti universitari di Trieste e di Padova”.
Danica, che vive da vent’anni a Trieste, oggi in manifestazione ha conosciuto dei connazionali che non aveva mai visto prima: “Molto bello questo, mi fa sentire ancora più vicino a tutti coloro che in Serbia scendono in strada tutti i giorni alle 11.52 [ora in cui il primo novembre 2024 è crollata la pensilina della stazione di Novi Sad, ndr]… e non sono solo studenti! Un mio cugino che insegna alla Facoltà di chimica è stato uno dei primi docenti a dare appoggio agli studenti nel blocco dell’università con l’inizio delle proteste”.
Scambiamo impressioni su quello che sta accadendo in Serbia e, inevitabilmente, ci chiediamo se esistono delle similitudini con il 5 ottobre del 2000, quando un’oceanica manifestazione e l’assedio del parlamento aveva decretato la caduta del regime di Slobodan Milošević. “Secondo me sì, ci sono delle somiglianze”, mi risponde Danica che aggiunge: “La vedo come una nuova ondata di speranza che, dopo una tragedia come quella di Novi Sad, si arrivi a cambiare il paese affinché sia basato su giustizia, responsabilità politica e morale, soprattutto dei protagonisti della vita politica in Serbia”.
Eppure, le chiedo, non c’è il rischio che anche questa ondata di proteste finisca con una “rivoluzione fallita” (per usare le parole di Srbijanka Turajlić dette alla figlia Mila, nel documentario “L’altro lato di ogni cosa” presentato al Film Festival di Trieste)? “Io non credo”, mi risponde decisa Danica, “perché in queste proteste c’è un’energia pulita, spiritosa, intelligente e sana, di cui c’era bisogno.” E aggiunge, rabbuiandosi appena: “La società in Serbia ha toccato il fondo del fondo. Per usare altre parole di Srbijanka Turajlić [figura di spicco dell’opposizione al regime e attiva nelle proteste degli anni Novanta e 2000, ndr], ‘quando pensi di toccare il fondo, ti accorgi che esiste un fondo ancora più basso’… ecco, credo che la Serbia l’abbia toccato”.
In piazza c’è anche Aleksandra Ivić venuta da Padova, nata a Smederevo e trasferita in Italia dopo la laurea in Lingua e Letteratura italiana alla Facoltà di Filologia dell’Università di Belgrado. Studiosa della cultura e della letteratura dell’area dei Balcani e una delle fondatrici del gruppo “YU LetteraMondo” formato da persone che provengono da tutta la ex-Jugoslavia, mi racconta che ha cominciato a protestare per una Serbia migliore già nel 1991: “Allora ero studentessa universitaria e sono scesa in strada a protestare contro la guerra appena iniziata, che in dieci anni ha poi dissolto l’ex Jugoslavia… Poi ho protestato anche nel 1996 contro il governo di Milošević e i brogli delle elezioni, infine nel 2000 quando finalmente abbiamo fatto cadere il suo governo. E adesso… sono qui per protestare contro la corruzione e l’ingiustizia, per la legalità”.
Aleksandra vive a Padova da 25 anni, dall’anno dopo i bombardamenti della Nato su Serbia e Kosovo: “Perché non volevo la guerra, non volevo le sanzioni, l’embargo… volevo vivere in un paese libero”. E poi aggiunge, sorridendo quasi con tutto il corpo: “Sono contentissima, perché questi studenti in Serbia rappresentano la gioventù che sta smuovendo le coscienze di tutti e tutte noi! Spero veramente che anche persone della mia generazione si uniscano ai giovani, per cambiare il paese”.
Un paese che in migliaia hanno lasciato, e nel quale si vorrebbe tornare. Come ha ricordato Dimitrije in chiusura di discorso: “Non siamo lì [in Serbia, ndr] con voi oggi, con la nostra famiglia e i nostri amici, ma vogliamo tornare quando sarà il momento e costruire insieme a voi una Serbia sana. Il mondo intero vi sta guardando. Siamo orgogliosi di voi.”
Foto della manifestazione
Guarda la galleria fotografica della manifestazione di Trieste, con scatti gentilmente concessi a OBC Transeuropa da Alessandro Gori, attivista e giornalista.
In solidarietà alle proteste che si svolgono in Serbia e per far conoscere al pubblico italiano ciò che sta accadendo, il 12 febbraio a Padova si tiene un incontro con l’intervento di tre studenti serbi a nome del Plenum della protesta portando documentazioni video e testi
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