Elisabetta Franchi con Peta lanciano un appello agli stilisti per non utilizzare più piume animali nelle collezioni

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Collaborazione tra la stilista e l’associazione per promuovere in Italia il Feather-Free Pledge, rinunciare all’uso delle piume animali nelle collezioni dei diversi marchi. Franchi è la prima griffe italiana a firmare l’appello

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«Da sempre credo che la moda debba essere sinonimo di bellezza, ma mai a scapito del benessere degli animali. Possiamo creare capi straordinari senza utilizzare piume o pellicce, ed è questo il futuro che voglio sostenere per l’intero settore». Sono parole della stilista Elisabetta Franchi da sempre attiva in prima persona nella difesa dei diritti degli animali attraverso il supporto di numerose iniziative per la loro salvaguardia. Di queste ore l’annuncio di una nuova iniziativa lanciata in collaborazione con Peta, l’associazione internazionale People for the Ethical Treatment of Animals. Si tratta di Feather-Free Pledge. Lo scopo? Sensibilizzare in Italia l’impegno delle case di moda nel rinunciare all’uso delle piume animali nelle collezioni. Elisabetta Franchi, ne ha eliminato l’utilizzo già da un decennio ed è la prima casa di moda italiana a firmare questo appello.

«L’uso delle piume è una pratica non necessaria e ormai superata, proprio come quella delle pellicce – commenta Patrizia Re, consulente aziendale di Peta -. La nostra associazione ringrazia Elisabetta Franchi per il suo impegno. Dimostra come la moda possa essere innovativa ed etica, rispettando gli animali, e invita altri stilisti a seguire questo esempio positivo, eliminando le piume dalle loro creazioni».




















































La designer negli anni ha riunito le sue iniziative pro salvaguardia animali in un unico progetto, una Fondazione che porta il suo nome. Il suo brand da sempre veicola un messaggio molto forte, una missione: «Dar voce a chi non ne ha. A coloro che pur non parlando, attraverso gli occhi riescono a dire molto di più». La Fondazione ha aderito al Fur Free Reatil Program della Lav segnando tra il 2012 e il 2013 l’eliminazione della pelliccia animale dalle sue collezioni, seguita da quella della piuma d’oca e della lana d’angora. Non solo. Supporta tantissimi canili carenti di beni di prima necessità e tutti i volontari che ogni giorno salvano dalla strada migliaia di cani dalla morte certa. Inoltre ha costruito e finanziato l’Island Dog Village EF, un’oasi di salvezza e centro di accoglienza nel Nord della Cina per i cani sottoposti alle barbarie del Festival dello Yulin.

Oggi l’universo delle pellicce sta vivendo una doppia realtà. Su un fronte le pellicce vivono, quelle già esistenti, una seconda vita indossate dalle generazioni più giovani ripescate nei guardaroba di nonne, mamme e zie. In seguito alla filosofia green legata al recycling e upcycling. Su altro fronte l’eco-sostenibilità ha ingrossato anno dopo anno le fila dell’esercito degli stilisti Fur-Free, prediligendo le Faux-Fur, realizzate però con la stessa attenzione e con le lavorazioni utilizzate una volta per le pelli vere. Proprio per offrire al consumatore un’alternativa etica ma di stile. E l’esercito di creativi vede nomi e gruppi come Prada, Stella McCartney, Dolce & Gabbana e Armani, ma anche Gucci, Burberry e Chanel, citando, sino ad arrivare ai colossi di moda accessibile come H&M e Zara.    

Riguardo all’utilizzo delle piume animali nelle creazioni fashion, da Peta spiegano che in particolare le piume di struzzo sono tra le più usate nel settore decorativo della moda, benché oggi sono disponibili valide alternative cruelty-free. Peta in particolare sostiene l’utilizzo di piume animal-free di alta qualità, realizzate con materiali sostenibili come il bambù, i materiali riciclati e persino i metalli. Alcuni eventi di moda di rilievo hanno già vietato l’uso di piume selvatiche sulle passerelle, segnando un importante passo avanti verso una moda più etica.

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3 febbraio 2025 ( modifica il 3 febbraio 2025 | 16:51)

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