Il cuore Jazz dell’Arberia, la storia del fondatore del Naima Club di Forlì • Meraviglie di Calabria

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


Il viaggio di Mezzogiorno Italia, il programma della TGR che racconta storie e volti del Sud che cambia, ha portato la giornalista Francesca Ghidini a Vaccarizzo Albanese, piccolo borgo arbëreshë della provincia di Cosenza. Qui, tra strade che custodiscono una storia lunga più di cinque secoli, una cultura ancora viva e una comunità legata alle proprie radici, Michele Minisci ha scelto di tornare dopo oltre cinquant’anni, portando con sé il bagaglio di una lunga esperienza e il jazz, la sua passione di sempre.

Un uomo di cultura e di musica

Minisci è molto più di un appassionato di jazz. Giornalista, promotore culturale, esperto di comunicazione e organizzatore di eventi, per quarant’anni è stato l’anima del Naima Jazz Club di Forlì, un locale diventato riferimento per gli amanti della musica dal vivo, una fucina di creatività dove sono passati alcuni dei più grandi nomi del jazz internazionale.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Fondato nel 1983, il Naima è stato, fino al 2013, un crocevia di esperienze artistiche e il suo nome, ispirato all’omonimo brano di John Coltrane, è diventato sinonimo di grande musica, ospitando alcuni tra i più grandi interpreti della scena jazz e blues mondiale. Nel corso degli anni, Minisci ha portato sul palco artisti come Sonny Rollins, Dizzy Gillespie, Ray Charles, B.B. King, Chick Corea, Keith Jarrett, Miles Davis, Herbie Hancock, Chet Baker e molti altri. In totale, ha ospitato a Forlì 7.125 musicisti da tutto il mondo e 335.000 spettatori amanti del jazz e del blues.

Ma l’impegno di Minisci non si è limitato al mondo della musica dal vivo. Ha diretto e ideato rassegne culturali, festival, eventi letterari e cinematografici, portando la sua visione ben oltre il jazz. Per anni ha lavorato come giornalista e critico musicale, curando rubriche e programmi di approfondimento per diverse testate giornalistiche, raccontando la scena jazzistica internazionale, ma anche i fermenti culturali italiani, con un occhio sempre attento alle contaminazioni artistiche.

Dopo decenni di attività lontano dalla Calabria, ha deciso di tornare nel suo paese d’origine. «Essenzialmente per motivi familiari», racconta, ma con un’idea chiara: non interrompere quel legame con la musica che lo aveva accompagnato per tutta la vita. «Mi sono detto: perché non portare anche qui, nel mio piccolo paese, un po’ di jazz e blues?».

La Cantina del Jazz, la musica e la convivialità in un borgo arbëreshë

Vaccarizzo Albanese, piccolo borgo di poco meno di mille abitanti, non sembrava il luogo più scontato per un progetto legato al jazz. Eppure, proprio qui, la musica ha trovato una nuova casa. La Cantina del Jazz, ideata e creata da Minisci, è diventata un punto d’incontro dove al jazz si accompagna la convivialità. Non sarà il palco blasonato del Naima, ma è un ambiente raccolto, dove ogni mese musicisti e appassionati si ritrovano per suonare, condividere esperienze, bere un bicchiere di vino e lasciarsi trasportare dalle note.

Minisci racconta di un ingresso inaspettato a Vaccarizzo. Il jazz è stato accolto con curiosità e passione, forse proprio perché, come la cultura arbëreshë, è una musica che ha viaggiato, che ha attraversato confini, che racconta storie di popoli e di identità. «Il jazz e il blues già sono musiche effervescenti – spiega – ma se ci mettiamo anche un po’ di vino calabrese, arbëreshë, 13, 14, 15 gradi, l’effervescenza arriva alle stelle».

Il jazz coinvolge e fa proseliti

Nel piccolo borgo, la musica ha trovato nuovi interpreti. Cosimo Alfieri, arbëreshë doc, ha deciso di intraprendere un percorso che fino a qualche tempo fa non avrebbe forse tenuto in considerazione: si è iscritto al Conservatorio di Cosenza, dove studia chitarra jazz. «Il jazz è improvvisazione, ritmo, un linguaggio che ti coinvolge e che ti dà la possibilità di tenere il tempo in modo sempre nuovo». Il suo approccio alla musica è quello di chi scopre un mondo sconosciuto, ma anche di chi riconosce, nelle note e nelle atmosfere del jazz, qualcosa di familiare.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Vaccarizzo Albanese è una comunità con un’identità forte. La lingua arbëreshë, arrivata con gli esuli albanesi alla fine del XV secolo, è rimasta pressoché immutata nel tempo. Lo storico Francesco Perri sottolinea come questo patrimonio linguistico sia ancora oggi una delle caratteristiche più riconoscibili della comunità. «Abbiamo mantenuto la nostra lingua, i nostri usi e costumi, ma per tutto il resto siamo italiani. Io fino a sei anni parlavo solo arbëreshë, poi andando a scuola ho imparato l’italiano. Pensiamo in arbëreshë e poi traduciamo in italiano».

Il ritorno, un nuovo inizio

Quello di Michele Minisci è stato un ritorno alle origini, ma anche un nuovo inizio. Dopo aver fatto della musica un punto di riferimento per tanti anni lontano dalla sua terra, oggi Minisci ha portato il jazz in un contesto che non lo aveva mai conosciuto direttamente, dimostrando che non esistono luoghi inadatti per la musica, ma solo posti in cui deve ancora essere scoperta.

A Vaccarizzo Albanese, il jazz ha trovato una nuova dimensione. Tra le mura di un piccolo borgo, tra chi ha sempre ascoltato altre melodie, tra chi impara a suonarlo e chi lo accoglie con entusiasmo, la musica di Miles Davis, Duke Ellington, Charlie Parker ora risuona tra le colline dell’Arberia.

di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Contabilità

Buste paga

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link