la fine delle illusioni europee

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Buongiorno! Sono Christian Spillmann e, insieme a David Carretta, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.

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Difesa: la fine delle illusioni europee

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Il tempo delle illusioni è finito. È arrivato il momento dei sacrifici. La guerra è tornata in Europa e l’Unione Europea non può più contare sulla protezione dell’America a causa di un presidente imprevedibile e minaccioso. I suoi leader oggi si riuniscono in un ritiro informale al Palais d’Egmont di Bruxelles, insieme al capo della Nato, Mark Rutte, e al premier britannico, Keir Starmer, per discutere delle relazioni transatlantiche con il presidente Donald Trump e della difesa del vecchio continente in caso di disimpegno dello zio Sam. Il denaro sarà il tema più velenoso dell’incontro, perché i 27 sono tutti alle prese con restrizioni di bilancio e la richiesta di sacrifici è politicamente suicida.

L’olandese Rutte ha chiesto senza mezzi termini che vengano spesi più soldi per la difesa, sacrificando il welfare state. Il segretario generale della Nato non ha esitato a lanciare un appello ai cittadini europei durante un discorso tenuto a Bruxelles alla fine di dicembre. “Dite ai vostri politici che siete disposti a fare sacrifici oggi per rimanere sicuri domani”, ha detto Rutte in un discorso dal tono volutamente colpevolizzante. “In media, i paesi europei spendono facilmente fino a un quarto del loro Pil per pensioni, sanità e sicurezza sociale. Noi abbiamo bisogno di una piccola frazione di quel denaro per rafforzare in modo significativo la nostra difesa e preservare il nostro stile di vita”, ha spiegato Rutte.

L’ex leader del gruppo di paesi “frugali”, contrari a qualsiasi aumento del bilancio europeo e sprezzanti nei confronti dei paesi del sud dell’UE – Italia, Spagna e Portogallo, tutti al di sotto della soglia del 2 per cento del Pil per la spesa per la difesa – è diventato il portavoce di Donald Trump nel chiedere un aumento fino al 5 per cento del PIL. Per la Francia, questo significa un aumento da 50 a 150 miliardi di euro l’anno. “La spesa non deve raggiungere livelli insostenibili”, ha avvertito il capo della diplomazia spagnola, José Manuel Albares, in un’intervista al Mattinale Europeo. Lo sforzo massimo immaginabile è ill 3 per cento del PIL, secondo le informazioni che abbiamo ottenuto. Rutte ne sarà informato durante il pranzo di lavoro a cui è stato invitato, e avrà il compito di comunicarlo a Trump prima del vertice Nato che si terrà all’Aia a giugno.

Mark Rutte è stato scelto per la carica di Segretario generale dell’Alleanza per la sua capacità di dialogare con il tirannico presidente americano. Ma alcuni leader europei hanno apprezzato il modo in cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha risposto agli appelli di Rutte a scegliere tra difesa e spesa sociale. “Non c’è bisogno di giocare con le emozioni delle persone facendo credere loro che la difesa debba essere compensata da tagli alla spesa sanitaria, alle pensioni o a qualsiasi altra cosa”, ha detto Zelensky al forum economico di Davos il giorno dopo l’insediamento di Trump.

La spesa per la difesa è nazionale. Nel loro ritiro, i leader europei cercheranno di concordare le capacità militari prioritarie che possono sviluppare insieme e i finanziamenti per realizzarle. Uno scudo antimissile, uno scudo cibernetico per proteggere le comunicazioni e i droni sono i tre settori pubblicamente menzionati. La guerra della Russia in Ucraina sta entrando nel suo terzo anno e la sua fine è difficile da prevedere. Sta ispirando nuove paure, in particolare quella di un attacco russo all’Ue nel 2028 o 2030. La nuova Alto Rappresentante dell’Ue, l’estone Kaja Kallas, ne approfitta per giustificare le sue richieste di aumento delle risorse militari europee.

L’Ue non può dire di essere stata colta di sorpresa. Donald Trump è stato presidente dal 2017 al 2021 e ha spinto gli alleati ad aumentare le spese militari. La vittoria di Joe Biden è stata un sollievo e gli appelli del francese Emmanuel Macron per l’autonomia strategica dell’Ue e la fine della dipendenza dagli Stati Uniti sono stati in gran parte ignorati. Anche Josep Borrell ha cercato di mettere in guardia, ma nessuno ha voluto ascoltarlo quando era Alto rappresentante. “L’Unione europea rimane un’associazione di Stati. Ognuno mantiene la propria politica estera e la propria difesa. Non è adatta a fare la guerra, perché quando ha dovuto scegliere tra il burro e il cannone, ha scelto il burro e ha intrapreso un silenzioso processo di disarmo, riducendo lentamente le sue capacità militari”, ci ha detto Borrell nel 2022.

Colmare il divario nella corsa agli armamenti con la Russia, che è diventata un’economia di guerra con una spesa militare pari al 9 per cento del suo Pil, o con la Cina, significa passare a una marcia nettamente superiore. “Dobbiamo accelerare i tempi”, dirà oggi Macron. Il ritiro al Palais d’Egmont sarà “un dibattito sul metodo”, spiega l’Eliseo. “L’obiettivo è vedere come individuare le carenze di capacità, i settori chiave per la difesa europea – ne sono stati individuati sette – e come procedere per definire le opzioni di finanziamento e un’ampia gamma di opzioni”, spiega l’Eliseo. “Il principio di un ritiro è che non ci sono conclusioni, non ci sono decisioni”, hanno sottolineato i servizi del Consiglio europeo, organizzatori del seminario. “Ma questo non significa che le discussioni non produrranno risultati”, ha sottolineato un alto funzionario. L’annuncio di una conferenza stampa sta alimentando le speculazioni. Non tutti ne sono felici. “Dobbiamo distinguere tra il momento della riflessione e quello degli annunci”, ha detto l’Eliseo.

Le divergenze di opinione sono molte. “Alcuni dei nostri partner stanno capovolgendo l’ordine delle cose e iniziano parlando di soldi. Per noi, il denaro è l’ultimo pezzo del puzzle”, ha avvertito il rappresentante di uno Stato turbato dal dibattito aperto su un nuovo debito comune. Emmanuel Macron ha riconosciuto che l’argomento è fonte di irritazione. Il presidente francese non insiste, ma l’opzione deve rimanere aperta. Il presidente del Consiglio europeo, il portoghese Antonio Costa, ha lasciato aperta la questione, a differenza della presidente della Commissione. Ursula von der Leyen rifiuta ogni opzione di debito comune, perché la Germania non vuole sentirne parlare per il momento.

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“Se tutti gli Stati membri dedicassero effettivamente il 2 per cento del loro Pil alle spese per la difesa, si raccoglierebbero altri 60 miliardi”, sottolinea un diplomatico contrario al debito. Il messaggio è rivolto all’Italia, terza economia dell’UE, alla Spagna, che ha ambizioni di grandezza, al Portogallo, al Belgio, al Lussemburgo, alla Croazia e alla Slovenia, i 7 alleati europei al di sotto della soglia del 2%. L’ottavo è il Canada. Si discuterà anche del ruolo assegnato alla BEI, con la richiesta che l’istituzione estenda il suo campo d’intervento e aumenti i finanziamenti. Ma la necessità di creare un nuovo strumento per la difesa europea non è ritenuta urgente, hanno indicato diverse capitali.

Il ritiro al Palais d’Egmont non sarà un momento piacevole per la Commissione e Ursula von der Leyen. “Quando si tratta di capacità militari critiche per la difesa europea, la Commissione europea non è l’istituzione adatta”, ha sostenuto un rappresentante degli Stati membri. “La Commissione deve lavorare sull’industria europea della difesa. Non considereremo il commissario per la Difesa responsabile della politica di difesa…. Per quanto ci riguarda, è un commissario per l’industria della difesa”, ha aggiunto uno dei suoi omologhi. Ursula von der Leyen non si è mai battuta per le linee dedicate alla difesa nel bilancio pluriennale 2020-2027 e le sue ambizioni per il secondo mandato appaiono risibili.

La difesa rimane una sovranità degli Stati membri, gli ordini militari sono effettuati dagli Stati e i bilanci militari sono definiti dagli Stati. La Commissione deve identificare le priorità e indicare ciò che può essere finanziato dal bilancio comune. Il sostegno militare dell’Ue all’Ucraina è stato finora finanziato attraverso la European Peace Facility, un fondo creato dagli Stati membri e alimentato dai loro contributi.

Nella riunione del Consiglio europeo del marzo 2024, alla Commissione era stato chiesto di lavorare sulle opzioni di finanziamento. Ma “il lavoro non ha visto la luce”, ha deplorato un funzionario europeo. “Non abbiamo ancora trovato un unico strumento. Ma dobbiamo avere un finanziamento europeo per la difesa in tempi rapidi e non possiamo aspettare il quadro finanziario pluriennale (il bilancio comune per il periodo 2028-35), perché Putin non ci aspetterà”, ha avvertito il funzionario.

La frase

“Alea iacta est!”.

Bart De Wever, il nuovo primo ministro del Belgio sull’accordo di coalizione dopo otto mesi di negoziati.

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Ritiro

L’est e il nord si organizzano per il ritiro sulla difesa – Prima dell’inizio del ritiro informale sulla difesa, otto paesi nordici e baltici si riuniranno insieme alla Polonia per coordinare la loro posizione. Estonia, Lettonia, Lituania, Svezia, Finlandia, Danimarca, Polonia e Irlanda costituiscono anche la coalizione che sostiene con più convinzione l’Ucraina di fronte all’aggressione di Vladimir Putin. Nei quasi tre anni di guerra, i loro appelli a fare di più sulle forniture di armi e sulle sanzioni contro la Russia spesso sono caduti nel vuoto. A proposito di Ucraina, i nostri amici di Bruxelles2 – il media di Nicolas Gros-Verheyde specializzato sulla difesa – spiegano perché sia stata una grande occasione mancata per l’Ue.

La riunificazione con il Regno Unito per ora è solo sulla difesa – Al ritiro informale di oggi ci sarà anche Keir Starmer, il premier britannico che ha promesso il “reset” delle relazioni tra il Regno Unito e l’Ue dopo la Brexit. Tra Trump e guerra in Ucraina, la riunificazione di interessi tra le due sponde della Manica è una necessità. Che sia sulla difesa o sul commercio. “E’ il primo incontro di tutti i leader europei con un premier britannico dalla Brexit”, ha sottolineato un funzionario dell’Ue. “Questo fornisce un’occasione abbastanza unica per discutere di obiettivi politici comuni”. Ma i ventisette non intendono fare sconti a Starmer sul resto della relazione. Non ci sarà nessuna concessione settoriale al primo ministro. Dalla pesca alla partecipazione dell’industria della difesa britannica ai programmi dell’Ue, “è un pacchetto”, ci hanno detto diversi diplomatici.

L’Ue e Trump

La grande guerra commerciale tra alleati è iniziata – Donald Trump sabato ha firmato l’ordine esecutivo con cui impone dazi del 25 per cento a Canada e Messico, i due paesi che condividono con gli Stati Uniti nuovo accordo preferenziale di libero scambio (l’USMCA erede del NAFTA). L’unica eccezione riguarda i prodotti energetici (come il petrolio) in provenienza dal Canada, che saranno tassati del 10 per cento). Il primo ministro canadese, Justin Trudeau ha risposto annunciando dazi del 25 per cento su prodotti per un valore di 155 miliardi di dollari, di cui una parte entrerà in vigore tra tre settimane per permettere alle imprese di aggiustare le catene di approvvigionamento. “Non abbiamo chiesto questo. Ma non ci tireremo indietro per difendere i canadesi”, ha detto Trudeau. L’Unione europea non sarà risparmiata. Come hanno spiegato la scorsa settimana i nostri amici di Blocs – una newsletter dedicata al commercio – gli europei si erano illusi che le minacce del presidente americano fossero vuote. Venerdì Trump ha risposto “assolutamente” ai giornalisti che gli chiedevano se avrebbe imposto dazi all’Ue. “L’Ue ci ha trattato in modo così terribile”, ha detto Trump. Le speranze di alcuni leader europei di evitare una guerra commerciale rischiano di rivelarsi illusorie. La Commissione ha promesso di difendere “i nostri interessi”. I capi di Stato e di governo hanno anche questo di cui discutere nel ritiro informale di oggi.

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Geopolitica

Orban minaccia nuovamente le sanzioni dell’Ue contro la Russia – Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, venerdì è tornato a minacciare di bloccare il rinnovo delle sanzioni contro la Russia, se l’Ucraina non accetterà di riprendere il transito di gas russo attraverso il suo territorio. “Il fatto che l’Ucraina non voglia lasciar passare il gas russo sul suo territorio perché possa raggiungere l’Europa centrale e che aumenti così il prezzo del gas è inaccettabile”, ha detto Orban. “La Commissione ha promesso di risolvere la questione” e, “se non rispetta ciò che abbiamo concordato, le sanzioni saranno annullate”, ha minacciato il premier ungherese. A gennaio Orban aveva già minacciato di non rinnovare le sanzioni contro la Russia, salvo fare marcia indietro all’ultimo minuto in cambio di una dichiarazione sulla solidarietà energetica della Commissione. Gli altri Stati membri intendono disinnescare una nuova minaccia. “Bisogna evitare è un incidente sulle sanzioni. Dato quello che è successo in gennaio ci prepareremo”, ci ha confidato un diplomatico europeo.

Kallas condanna la violenta repressione delle manifestazioni in Georgia – Al 67esimo giorno di proteste in Georgia contro il governo filo russo di Sogno georgiano, ieri sera la polizia ha violentemente represso i manifestanti a Tbilisi, dopo che questi ultimi avevano bloccato una strada. Diversi manifestanti sono stati picchiati da poliziotti con il volto scoperto. Giornalisti sono stati intimiditi. Almeno una ventina di persone sono state arrestate. “La brutale repressione contro manifestanti pacifici, giornalisti e politici è inaccettabile”, ha detto l’Alto rappresentante, Kaja Kallas. “La Georgia non rispetta alcuna aspettativa da parte di un paese candidato. L’Ue è dalla parte del popolo georgiano nella sua lotta per la libertà e la democrazia”, ha aggiunto Kallas.

Germania

In Germania il patto con il diavolo AfD si rivolta contro Merz – Il leader dell’Unione CDU-CSU, Friedrich Merz, venerdì ha subito un’umiliante sconfitta al Bundestag, dopo aver tentato un patto con il diavolo dell’estrema destra Alternativa per la Germania per rafforzare le sue credenziali anti immigrazione in vista delle elezioni del 23 febbraio. I deputati tedeschi hanno respinto un progetto di legge proposto da Merz per chiudere le frontiere della Germania, in violazione delle regole europee e internazionali. Dodici deputati della CDU-CSU hanno votato in dissenso, contribuendo a far fallire il tentativo di Merz. Il progetto di legge è stato bocciato con 350 voti contrari e 338 favorevoli. Mercoledì una mozione non vincolante presentata da Merz era stata approvata per la prima volta nella storia grazie ai voti dell’estrema destra di AfD. L’ex cancelliere Angela Merkel aveva criticato la tattica di Merz e diversi deputati del suo partito lo avevano invitato a rinunciare al progetto di legge. A meno di tre settimane dalle elezioni, l’autorità del favorito per la cancelleria subisce un duro colpo. AfD intende capitalizzare. “Merz non ha ciò che serve per essere cancelliere”, ha detto la leader di AfD, Alice Weidel, sottolineando che “i conservatori non sono uniti”.

Francia

Il ritorno della censura in Francia – Il primo ministro francese, François Bayrou, ha annunciato sabato che userà l’articolo 49.3 della Costituzione per far adottare in modo accelerato il bilancio dello stato e della sicurezza sociale all’Assemblea nazionale, aprendo così la porta a un nuovo voto di censura, con ogni probabilità mercoledì. Il partito di estrema sinistra La France Insoumise ha annunciato la sua intenzione di presentare una mozione di censura, che dovrebbe essere votata dai deputati comunisti e verdi. Il Partito socialista e il Rassemblement National non hanno ancora fatto conoscere le loro intenzioni. Alla prima censura contro Bayrou, entrambi hanno boicottato il voto, facendo fallire la mozione della France Insoumise.

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Belgio

In Belgio un governo di coalizione con i colori Arizona – A seguito di otto mesi e mezzo di negoziati, il Belgio avrà finalmente un primo ministro e un governo, dopo che i leader di cinque partiti di colore molto diverso hanno trovato un accordo su programma per i prossimi quattro anni e mezzo. Bart De Wever, il leader del partito nazionalista fiammingo della N-VA, sarà a capo dell’esecutivo. La coalizione sarà formata dal partito liberale francofono, dai partito cristiano-democratici francofono e fiammingo e dal partito socialista fiammingo. All’opposizione ci saranno i socialisti francofoni, i liberali fiamminghi, i verdi e l’estrema sinistra di entrambe le comunità del paese. La coalizione prende il nome di “Arizona” perché i colori dei partiti sono analoghi a quelli dello Stato federato americano (rosso, giallo, arancione e blu). Il programma include una riduzione dei sussidi di disoccupazione, una riforma delle pensioni, un aumento della spesa per la difesa al 2 per cento nel 2029, una stretta sull’accoglienza dei richiedenti asilo, un rilancio del nucleare e il divieto di fumare nelle terrazze dei bar e ristoranti.

Un conservatore in più al Consiglio europeo – Bart De Wever è un leader politico atipico. E non solo perché guiderà un paese da cui voleva fare la secessione. Sindaco di Anversa, è considerato molto di destra su alcuni temi, ma non fino al punto di essere classificato come di estrema destra. La sua N-VA, infatti, deve subire la concorrenza del Vlaams Belang, alleato di Marine Le Pen e Matteo Salvini nel partito dei Patrioti europei lanciato da Viktor Orban. Al Parlamento europeo la N-VA fa parte del gruppo ECR di Giorgia Meloni, ma vuole tenere una certa distanza dai sovranisti italiani e polacchi. De Wever infatti non ha mai accettato di entrare nel partito europeo dell’ECR. Dopo le elezioni europee del 2024 erano iniziati negoziati informali per l’ingresso della N-VA nel gruppo liberale di Renew.

Migranti

Un altro colpo all’accordo Meloni-Albania – Nemmeno il terzo tentativo è andato a buon fine. Nonostante il governo di Giorgia Meloni abbia affidato a un altro tribunale il compito di decidere sulla convalida della detenzione dei richiedenti asilo nell’ambito dell’accordo con l’Albania, venerdì la Corte di appello di Roma ha deciso di rilasciare e portare in Italia 43 migranti che erano stati trasferiti nel paese dei Balcani occidentali dopo un salvataggio nel Mediterraneo centrale. I centri in Albania sono vuoti da novembre, quando i giudici hanno ordinato il primo trasferimento in Italia di richiedenti asilo sulla base della giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Ue. Anche la Corte di appello di Roma ha rinviato il caso ai giudici europei. Il ministero dell’interno italiano ha detto che andrà avanti comunque nell’attuare l’accordo con l’Albania, perché ha ricevuto il sostegno dei partner europei.

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  • Ritiro informale dei capi di Stato e di governo

  • Nato: il segretario generale Rutte incontra il premier britannico, Keir Starmer, e il premier ungherese, Viktor Orbán

  • Servizio europeo di azione esterna: l’Alto rappresentante Kallas apre la Conferenza degli ambasciatori dell’Ue

  • Presidenza polacca dell’Ue: incontro informale dei ministri della Competitività a Varsavia

  • Presidenza polacca dell’Ue: incontro informale dei ministri del Commercio a Varsavia

  • Commissione: il commissario Sefcovic a Natolin, in Polonia, dialoga sul tema “Commercio e sicurezza economica dell’Ue: cosa è in gioco per i giovani europei” al Collegio d’Europa

  • Commissione: il commissario Serafin in visita in Danimarca e Svezia

  • Commissione: il commissario McGrath incontra il premier slovacco, Robert Fico, e pronuncia un discorso alla riunione del Core Group sul Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina

  • Parlamento europeo: riunione costitutiva della commissione speciale per lo scudo europeo per la democrazia

  • Eurostat: stima flash dell’inflazione a gennaio



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