Paracetamolo: nuovi studi sollevano dubbi sulla sicurezza. – Il Quotidiano della Sanità

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Attenzione, il paracetamolo non è così sicuro come si pensava. Tra gli effetti collaterali emorragie gastrointestinali e scompensi cardiaci. L’allarme nel nuovo studio: ecco chi è più a rischio.

Gennaio è il mese in cui aumentano i casi di influenza e malattie da raffreddamento, portando a un maggiore utilizzo di farmaci antipiretici e analgesici come il paracetamolo. Tuttavia, un recente studio inglese, pubblicato a novembre su Arthritis Care Research e ripreso dalla rivista scientifica Healio, mette in evidenza i possibili rischi legati all’uso prolungato di questo principio attivo, in particolare negli anziani.

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Le gravi complicanze del Paracetamolo.

Il paracetamolo è uno degli analgesici più diffusi al mondo e viene utilizzato da decenni in farmaci da banco come Tachipirina ed Efferalgan. Tuttavia, i ricercatori dell’Università di Nottingham hanno evidenziato che l’uso prolungato negli anziani, soprattutto per il trattamento dell’osteoartrite, può essere associato a gravi complicanze.

Lo studio si è basato sull’analisi dei dati del Clinical Practice Research Datalink-Gold, un vasto database sanitario britannico. I ricercatori hanno confrontato 180.483 ultrasessantacinquenni che avevano ricevuto almeno due prescrizioni di paracetamolo in sei mesi con 402.478 coetanei che ne avevano fatto un uso inferiore. I risultati del follow-up, iniziato 12 mesi dopo la prima prescrizione, sono stati allarmanti:

  • Emorragie gastrointestinali: +36%
  • Ulcere peptiche: +20%
  • Malattia renale cronica: +19%
  • Scompenso cardiaco: +9%
  • Ipertensione: +7%

I ricercatori hanno inoltre evidenziato una correlazione tra la dose assunta e l’aumento del rischio di effetti collaterali, sollevando dubbi sulla sicurezza del paracetamolo come analgesico di prima scelta per gli anziani con dolori cronici.

Il dibattito sulla sicurezza del Paracetamolo.

Le conclusioni dello studio hanno suscitato reazioni contrastanti. Mentre gli esperti dell’Università di Nottingham suggeriscono di riconsiderare l’uso del paracetamolo negli anziani per il trattamento dell’osteoartrite, aziende farmaceutiche come Kenvue (che produce Tylenol negli USA) difendono il farmaco. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato a Newsweek che “se assunto secondo le indicazioni, il Tylenol ha uno dei profili di sicurezza più favorevoli tra gli antidolorifici”.

Anche il professor Alan Silman, epidemiologo e reumatologo dell’Università di Oxford, ha espresso un parere più cauto: “Il paracetamolo è un farmaco ben tollerato alle dosi normali e i risultati dello studio mostrano aumenti di rischio relativamente piccoli”. Tuttavia, ha riconosciuto che l’uso cronico potrebbe comportare effetti negativi.

Precedenti studi e raccomandazioni.

Non è la prima volta che il paracetamolo viene posto sotto esame. Uno studio del 2018 aveva già segnalato un legame tra il consumo cronico e un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, asma e danni renali. Inoltre, recenti linee guida del National Institute for Health and Care Excellence raccomandano di evitare il paracetamolo per il trattamento dell’osteoartrite.

Il parere degli esperti.

L’epidemiologo Matteo Bassetti, intervistato da RaiNews il 27 gennaio, ha sottolineato l’importanza di un uso corretto del paracetamolo: “È un farmaco utile per trattare la febbre da influenza sopra i 38,5°, ma dosi elevate (oltre 2,5-3 g al giorno) possono provocare problemi a fegato, stomaco e reni”. Inoltre, ha sconsigliato l’assunzione a orari fissi (ogni 8-12 ore) senza una reale necessità.

Assumere con cautela.

Il paracetamolo, presente sul mercato da oltre sessant’anni, rimane uno dei farmaci più utilizzati per il trattamento del dolore e della febbre. Tuttavia, gli ultimi studi confermano la necessità di maggiore cautela, soprattutto negli anziani e in chi ne fa un uso prolungato. Come per tutti i farmaci, il principio fondamentale resta sempre lo stesso: seguire le indicazioni mediche e non abusarne.

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