AGI – Docce senz’acqua calda, analisi mediche rinviate di mesi, divieto di telefonate, un taglio drastico ai pacchi di alimenti inviati dalle famiglie e tra qualche mese, lo stop all’ingresso di coperte e indumenti in pile, economici ma urgenti in un edificio “di ghiaccio”: la tensione è altissima nel carcere Pagliarelli di Palermo, dove i detenuti hanno battuto le stoviglie sulle sbarre, come ormai fanno mattina e sera da oltre una settimana, e cominciato uno sciopero della fame per protesta contro una circolare del Dap a livello regionale che inasprisce il regime di detenzione, a partire dall’ingresso di alcuni prodotti.
“La ‘battitura’ – ha detto all’AGI Pino Apprendi, Garante dei diritti dei detenuti al Comune di Palermo, che si è recato in visita questa mattina al carcere – è iniziata poco fa al reparto protetti, e poi ha coinvolto tutti gli altri”. Le scene sono simili a quelle viste a Siracusa un mese fa, quando sotto Natale venne vietato l’ingresso di cibo dall’esterno.
“La circolare – prosegue – è simile, il 24 gennaio scorso è stata modificata la parte relativa alle coperte, il cui ingresso dall’esterno sarà vietato a partire dal prossimo inverno, ma restano i paradossi: il detenuto dovrà acquistare una coperta all’interno del carcere, ma poi per farla lavare questa andrà fuori alle famiglie e non potrà rientrare. Non è stata modificata la parte più grave, quella che vieta l’ingresso dall’esterno di pacchi con alimenti: la gran parte dei detenuti è non abbiente, mentre il 40% proviene da fuori Palermo. Parliamo, in tutti i casi, di persone disperate. Al sovraffollamento, alle mancate cure, alla delocalizzazione del detenuto – si rammarica Apprendi – si aggiunge anche questo inasprimento. Ci aspettavamo un segnale di buona volontà da parte dell’amministrazione penitenziaria, e invece ci arriva questa risposta: la reazione è una protesa non violenta, e speriamo che resti tale”.
Misure cosi’ rigide non se le aspettavano, forse, neanche i detenuti. “La battitura va avanti da una settimana – spiega all’AGI l’avvocato Cinzia Pecoraro – ma non ha sortito alcun effetto. Di conseguenza, i detenuti hanno deciso per proteste più possenti, visto che sono state revocate, senza spiegazioni, alcune possibilità di avere beni non voluttuari, ma di necessità . Nei vari reparti è stato affisso un avviso con le nuove misure, delle quali non si comprende la motivazione. A Siracusa era successa la stessa cosa, è poi intervenuto il magistrato di sorveglianza e alcune cose i detenuti le hanno riottenute. Si tratta di restrizioni che vanno a colpire solamente il diritto del detenuto a vivere in condizioni umane. Ho detto ai miei clienti di fare una richiesta congiunta di colloquio con il magistrato di sorveglianza in presenza dell’avvocato. Tra l’altro, noi scriviamo anche al direttore del carcere, ma con gli avvocati non parlano, nessuno ci risponde”. Al Pagliarelli c’è “una situazione di delirio assoluto – sottolinea l’avvocato Giuseppe Seminara, della Camera penale di Palermo – di fronte alla quale ci si continua a girare dall’altra parte”.
Le nuove restrizioni si aggiungono a un quadro già drammatico: “Stanno togliendo – ha raccontato all’AGI – la possibilità di telefonare alle famiglie, le persone sono senz’acqua calda, non hanno come coprirsi in un edificio che, essendo un prefabbricato, è freddo come il ghiaccio e senza riscaldamenti. Il medico che va in visita nel carcere a rotazione, ha ogni volta una specializzazione diversa: un giorno c’è l’urologo e la settimana dopo un cardiologo, con un’alternanza tra i medici non congrua” e che non tiene conto delle patologie.
“Le analisi mediche all’esterno – prosegue Seminara – vengono rinviate di mesi. A un mio assistito hanno sbagliato due volte le analisi, confondono i medicinali; a una persona che ha avuto un attacco non hanno dato gli antiepilettici”. Quanto all’ingresso dei beni dall’esterno, Seminara ricorda che “l’80% dei detenuti non e’ abbiente, e l’acquisto all’interno del carcere dei prodotti di necessita’ arriva a costare in modo eccessivo”. La circolare del Dap – che arriva a vietare perfino salumi, farine, lieviti, crostacei e dentifrici – e’ stata accolta negativamente dal garante regionale dei detenuti, Santi Consolo. Le proteste al Pagliarelli, spiega all’AGI, rappresentano “un segnale di malessere, ma non ho ancora visto la circolare, che avevo richiesto al provveditore”.
“I segnali dell’inopportunità di questa circolare – ha proseguito Consolo, parlando con l’AGI – erano evidenti perché già a Siracusa c’erano già state delle proteste. Speriamo in ripensamenti e correttivi, perché da quello che ci è dato sapere il provveditore aveva chiesto pareri a tutti i direttori degli istituti penitenziari. La circolare era stata annunciata da parecchio tempo a livello, ma alcune direzioni ne avevano ritardato l’applicazione. Ritengo – ha aggiunto – che non sia questa la via per mantenere l’ordine e la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari, ma chi ha potere decisionale si assume la responsabilità di quello che fa”.
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