Università di Ferrara, l’esame copiato con l’IA. Inchiesta interna e nuovo esame senza internet. La protesta degli studenti: «Non siamo tutti disonesti»

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Gianna Fregonara

L’Ateneo: «Valuteremo le responsabilità, in gioco anche il nostro prestigio». Ma per i professori è molto difficile scoprire le prove copiate con l’IA

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«Sono stati dei polli, ma non è giusto che per alcuni immaturi paghiamo tutti e che, ancor peggio, sia stata compromessa l’immagine della nostra università».  Mentre è in corso un’indagine interna all’ateneo di Ferrara per capire come sia potuto succedere e «identificare i profili di responsabilità», sono gli studenti della facoltà di Scienze motorie ad alzare la testa, tre giorni dopo aver ricevuto la mail dal prorettore che annunciava l’annullamento dell’esame di Psicobiologia e psicologia a causa di un numero imprecisato di compiti svolti con l’intelligenza artificiale. «Non tutti abbiamo copiato, basta con le parole di denigrazione collettiva», anche loro sono stati danneggiati, come spiega al  Corriere di Bologna una studentessa del secondo anno: aveva preso 30 e lode, studiando. E ora è tutto da rifare, per lei e per gli altri 361 studenti che hanno sostenuto la prova il 27 gennaio sulla piattaforma Moduli di Google, normalmente usata per le prove a crocette negli atenei. I professori si sono accorti che i voti erano effettivamente un po’ troppo alti rispetto al passato: la media era  del 28 e poi – hanno spiegato per iscritto agli studenti – hanno avuto «indicazioni di utilizzi di strumenti esterni come ChatGpt per rispondere alle domande», forse qualche segnalazione. Il punto è che non sono riusciti a risalire con esattezza ai compiti copiati e questo ha finito per penalizzare tutti: «Siamo costretti ad annullare la prova e a ripeterla con strumenti che escludano l’uso di mezzi esterni». Forse in questo caso, per neutralizzare l’IA, sarebbe bastato escludere l’accesso a internet durante la prova: «La validità delle nostre procedure è attestata dal corretto usuale svolgimento delle prove, al di fuori di questo episodio. L’accesso a internet da parte di alcuni studenti è stato evidentemente possibile per una non corretta applicazione delle rigorose procedure deliberate dall’Ateneo in tema di svolgimento degli esami», si difende l’Università in una nota. La vicenda non è chiusa e le responsabilità di studenti e professori saranno valutate a chiusura dell’inchiesta interna. 

Il caso di Ferrara è eclatante ma non il primo. In Svezia nel 2023 sono stati scoperti 221 casi di plagio con l’IA durante gli esami e 82 studenti sono stati sospesi. Curiosamente le organizzazioni studentesche hanno protestato: va bene punire i furbetti ma gli atenei devono dare indicazioni chiare su cosa si può fare e cosa no con gli strumenti dell’intelligenza artificiale. In Australia molti atenei hanno optato per la linea drastica e sono tornati ai compiti con carta e penna. Negli Stati Uniti lo Stato di New York aveva vietato l’uso di ChatGpt nelle scuole due anni fa per poi fare marcia indietro. Alcune università italiane, tra cui Bologna, stanno tornando ai test in presenza per le ammissioni perché nei test al computer fatti a casa c’è circa un terzo degli studenti che riesce comunque a copiare, falsando non soltanto il proprio test ma anche la graduatoria.  
E’ un fatto che, se bisogna fare i conti con i nuovi strumenti, gli atenei e i professori sono spesso disarmati. Per scoprire il plagio nei testi e nei saggi scritti dagli studenti, le università ormai dispongono di rilevatori di Ai, programmi che con una certa approssimazione distinguono l’elaborato umano da quello del computer misurando vari criteri, ma negli esami a crocette è molto più difficile. L’estate scorsa è stato pubblicato uno studio dell’Università di Reading in Gran Bretagna che dimostra quanto sia complicato prendere i «copioni» durante gli esami. I ricercatori hanno creato 33 profili falsi di studenti che, all’insaputa dei professori, hanno sostenuto l’esame di psicologia insieme agli altri, generando le loro risposte con ChatGpt. I voti sono stati migliori di circa mezzo punto, ma la questione più allarmante è che l’hanno fatta franca: soltanto il 6 per cento delle risposte è stato segnalato come falso dagli ignari professori che le hanno corrette.





















































3 febbraio 2025

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