Lo scontro prosegue il giorno dopo. Viaggia nella rete dei social. È una rissa verbale fatta di accuse, spiegazioni, mezze parole e alleanze che contraddistinguono il tifo estremo in Italia. E non solo. Protagonisti profili anonimi, ma anche gente che ci mette la faccia: nome, cognome, professione. Interviene l’allenatore di calcio, il ragazzino e il nonno, la studentessa, perfino il poliziotto ultrà.
Sbagliato pensare che solo i disadattati diano significato a quello che è un codice d’onore. Non è lo spazio giusto per parlare d’ansia o ribellione sociale, vale la pena piuttosto cercare di fotografare il mondo delle curve e il ventaglio di personalità che lo compongono. C’è chi mena, spesso e volentieri, c’è chi cura l’ufficio stampa – i comunicati finiscono nel web –, chi organizza le trasferte, scrive lo striscione, promuove la raccolta fondi per una calamità. «E oggi come allora, difendo la città», come potete ascoltare nel coro trasversale che si sente negli stadi italiani. Difendono la città, la loro terra. Il senso del possesso è una delle caratteristiche di questa società parallela, dove lo sbirro è infame, al pari di chi racconta, parla, anche in tv o sui giornali.
Domenica 2 febbraio ricorre il 18º anniversario della morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti: dopo i tragici fatti di Catania alla fine del derby siciliano con il Palermo gli scontri tra ultras e forze dell’ordine si sono diradati. Sono comparse le barriere di pre-filtraggio attorno agli stadi, c’è l’Osservatorio per manifestazioni sportive che individua le partite “a rischio” e vieta le trasferte, ci sono delle misure punitive, i Daspo.
Ora la fanno da padrone soprattutto le rivalità di maglia. Che esplodono per motivi che sono futili. Uno striscione sottratto. Uno scontro casuale all’autogrill. Questioni d’onore. Anche in senso positivo. Quando lo scorso anno la Curva Nord fermò i propri cori per permettere i soccorsi al giallorosso Ndicka, zittendo tutto il Friuli, si guadagnò la riconoscenza della Sud dell’Olimpico. «Onore al fratello friulano», si leggeva ieri su pagine Instagram come “Militanza Ultras” o ma anche nella bacheca dei media che hanno riportato i fatti dell’altra sera sulla linea ferroviaria per la Laguna. «Veneziano avevi il biglietto di ritorno? Sono saliti i controllori a Basiliano?»: provocazioni di matrice bianconera a cui rispondono gli arancioneroverdi: «La prossima volta chiamate più austriaci perché questi non sono bastati».
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Gli austriaci sono quelli del Salisurgo, quelli “duri e puri” che hanno ancora gli striscioni viola e neri, non avendo accettato lo sbarco colorato del signor Red Bull che ha portato un bel po’ di milioni, ma annacquato la tradizione. «Indomabile schiera, fratellanza vera», si legge spesso in Curva Nord dove vengono accolti a braccia aperte. «Ora vediamo se vietano le trasferte a quelli di Udine»: la prossima tappa della squadra di Runjaic sarà sabato a Napoli e proprio da lì sono arrivati messaggi su messaggi nelle bacheche social.
Con gli ultras napoletani la Nord del Friuli ha un conto aperto anni e anni fa. E il curvaiolo ha più memoria di un elefante. Tanto che c’è chi ha rilanciato anche i prossimi appuntamenti “caldi” da queste parti: il derby triveneto con l’Hellas Verona in programma il 16 marzo, la sfida con il Bologna del 27 aprile e quella del 15 maggio contro il Monza (le date devono essere confermate dalla Lega Serie A). Con i bolognesi c’era anni fa un gemellaggio che svanì di colpo, resiste invece l’abbraccio fraterno che dura dai tempi del glorioso Lanerossi: «Udine e Vicenza, nessuna differenza». È un coro nella hit parade della Curva friulana. E se i salisburghesi si sono uniti sabato sera al raid della Nord, se i vicentini a volte vengono a tifare Udinese in Curva, inutile dire che spesso tra i rivali si infiltrano gli ultras della Triestina, ma non ovunque, visto che, per esempio, c’erano attriti con i bolognesi.
Insomma, è un Risiko dove è difficile essere sicuri di alleanze e amicizie. E di come vadano gli “incontri” come quelli di Basiliano. «Chi c’era sa, gli altri chiacchierano troppo»: autore anonimo intervenuto ieri sui social, ma potrebbe essere il Mosé degli ultras italiani, detentore delle tavole dei comandamenti delle curve.
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