Card. Müller: «Il sacerdote non deve temere di annunciare la verità»

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Qual è, nel contesto odierno, il compito del sacerdote cattolico? Quale la principale sua missione? E soprattutto come può porsi dinnanzi ad un mondo che sistematicamente lo irride? A tutti questi quesiti – e in realtà pure ad altri – ha risposto in modo molto esaustivo il cardinale Gerhard Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, intervenuto a Roma il 14 gennaio scorso in seno al Terzo incontro internazionale delle Confraternite della Chiesa. Il porporato tedesco ha tenuto un intervento dal titolo Verità e missione del sacerdote cattolico, nel corso del quale ha potuto ricordare in realtà numerose verità cattoliche. A partire da quella della Chiesa stessa che, ha sottolineato Müller, «non è stata fondata da Cristo per perseguire i propri interessi mondani, ma piuttosto per amore dell’interesse unico che Dio ha in ciascuna delle sue creature» Rispetto a questo, in quanto esponente della Chiesa, il sacerdote ha pertanto come compito principale quello di annunciare il Vangelo.

Ma che cos’è – si è chiesto il cardinale con riferimento a tale fondamentale compito sacerdotale – «”la parola della verità” o “la sana dottrina” che egli deve annunciare come “araldo, apostolo e dottore” (2 Tm 1,11ss) senza vergognarsi e senza temere il mondo (Rm 1,16)?». «È il vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio (Mc 1,1)», ha risposto il porporato, «il vangelo è il messaggio dell’evento che ha portato per noi la svolta finale in meglio, il messaggio di “Dio, che ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia”». Il fatto è che, in un mondo in cui l’ostilità anticristiana non solo aumenta, ma trova perfino a volte sponde istituzionali e giuridiche, annunciare il Vangelo non è semplice; conseguentemente, duro si fa il compito del sacerdote, che proprio a tale annuncio, come poc’anzi detto, è obbligato nel profondo. Questo però va messo in conto, ha aggiunto sempre nel corso della sua conferenza il cardinale Müller, che più volte ha collaborato con il nostro mensile cartaceo (qui per abbonarsi), ricordando anche come, in questi tempi pur difficili, sia fondamentale restare nella Chiesa.

«I sacerdoti», ha per l’esattezza detto nel suo intervento a Roma il prefetto emerito dell’ex Sant’Uffizio, «devono prendere coscienza della gloria del loro ministero, per poter affrontare le sofferenze, gli insulti e le privazioni che inevitabilmente incontreranno nella loro sacra vocazione. Gli apostoli e i loro successori sono abilitati nello Spirito Santo a essere “ministri di una nuova alleanza” (2 Cor 3,6), perché “la parola della riconciliazione” (2 Cor 5,19) è stata loro affidata da annunciare». Il cardinale ha però anche evidenziato come i sacerdoti debbano essere sostenuti dai vescovi: «I sacerdoti, che spesso incontrano ostilità, si scontrano con un muro di silenzio e si ritrovano derisi perché fuori dal mondo, hanno bisogno di conforto, non di paternalismo e di rimproveri pubblici. In particolare, i vescovi […] dovrebbero essere un esempio e un modello per i sacerdoti per la loro vita spirituale e morale. Parte di ciò è offrire loro rassicurazioni riguardo ai fondamenti dogmatici».

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Ciò beninteso non significa, ha ancora fatto presente il porporato tedesco, che anche i laici non abbiano un ruolo nella Chiesa: «Nella Chiesa cattolica, sacerdoti e laici non sono opposti in gruppi chiusi come in una società basata su classi». Nel corso del suo intervento – che chi vuole può leggere integralmente qui -, il cardinale ha poi sviluppato molti altri concetti, citando Sant’Agostino e San Tommaso. Ma quel che qui ci ha più colpiti, in senso buono s’intende, è in fin dei conti l’incoraggiamento che il cardinale Gerhard Müller ha inteso formulare ai sacerdoti, mostrando profonda consapevolezza di quanto dura sia – in particolare nel panorama di oggi – la loro missione. Non che, in verità, sia poi mai stato così comodo ed agevole, il ruolo del sacerdote, intendiamoci. Ma certamente in un Occidente che fa dell’aver voltato le spalle a Dio quasi un vanto, ormai, la strada del sacerdote è tutta in salita. Tuttavia, la verità che egli è chiamato a testimoniare – quella del «vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio» – merita ogni umano sforzo e non sarà affatto priva, per chi combatterà fino in fondo la buona battaglia, di eque ricompense. (Foto: Imagoeconomica)

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