È crisi per l’economia del caffè a livello globale

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Le previsioni di calo produzione e rincaro parlavano già abbastanza chiaro alla fine del 2023. Nel corso del 2024 il quadro d’insieme è apparso sempre più critico e ora, con il passare del tempo e l’aggravarsi dei fattori in gioco, il 2025 si preannuncia come un anno di non ritorno per l’universo caffè. Secondo un’indagine stilata da Assoutenti congiuntamente al Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc), che ha passato in rassegna i listini al dettaglio di burro, caffè tostato, cioccolato ed espresso nei bar delle principali città italiane, la crisi delle materie prime ha fatto schizzare i prezzi al rialzo.

Nel 2024 il prezzo medio di una tazzina al bar ha raggiunto 1,21 euro, +18 per cento dal 2021, quotando la spesa complessiva degli italiani per il caffè espresso a 7,26 miliardi di euro. Solo nel mese di gennaio, il prezzo del caffè arabica è passato da 320 a 377 USD/lb, un incremento esponenziale in un lasso di tempo così ridotto, per un risultato finale mai raggiunto prima. Questi prezzi segnano un +80 per cento rispetto a gennaio 2024, determinando un trend di incremento pluriennale del +200 per cento da inizio 2020.

Grafico di andamento del costo del caffè, fonte TradingEconomics.com

Dove ricercare le cause e come darsi delle risposte? Partiamo dai Paesi produttori che, a latitudini e coordinate diverse, stanno egualmente subendo gli effetti del cambiamento climatico. Il Brasile, leader a livello mondiale, storicamente produce abbastanza caffè per preparare circa 176 miliardi di tazze l’anno. Se nel 2024 i dati non erano stati così negativi, nel 2025-2026 è previsto un calo del sei percento della produzione totale. Siccità e caldo soffocante stanno progressivamente accorciando la vita media delle piante, mentre le temperature superiori ai 35 gradi, oltre a favorire la propagazione di incendi diffusi, causano la caduta dei fiori di caffè prima ancora della formazione delle bacche. A questo si aggiunge un’umidità imperante che costituisce una minaccia per le piante esistenti e già radicate, affaticandole e impedendone una crescita corretta.

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La situazione non è migliore in Vietnam, secondo produttore mondiale di caffè e leader nelle esportazioni di Robusta. Queste nella sola estate del 2024 sono crollate del cinquanta per cento. Anche qui la maggior parte della responsabilità è da attribuirsi all’emergenza climatica. Piogge monsoniche aggressive, caldo soffocante, afa, stagni di irrigazioni prosciugati, il tutto con un conseguente disallineamento dei cicli naturali di crescita e maturazione delle piante.

Se dal punto di vista della produzione le previsioni prevedono un progressivo assottigliarsi di numeriche e varietà, di contro, guardando i consumatori, la richiesta di caffè è in crescita. Le maggiori economie emergenti, popolazioni che prima non erano così vicine al consumo di questa bevanda, hanno fatto passi avanti nella conoscenza e nella diffusione della stessa creando consapevolezza e quindi nuovi trend. Pensiamo a Paesi come Thailandia, Cina, Corea, Giappone, dove il fenomeno caffè specialty sta iniziando ora a farsi strada, dando avvio a modelli di consumo e di business nuovi per l’orizzonte asiatico.

Francesco Sanapo, barista di fama internazionale, assaggiatore nonché titolare del format di successo Ditta Artigianale, ha appena aperto il suo primo punto vendita milanese. In uno scambio di vedute e opinioni seduti al bancone del suo nuovissimo locale ci ha confermato l’urgenza della situazione e la portata internazionale del problema: «Non solo siamo nel pieno di una contrazione della produzione – con previsioni che non sembrano affatto migliorare per i mesi futuri – ma, in parallelo, la richiesta di caffè sta aumentando. Se da un lato dovremmo esserne contenti e andarne anche un po’ fieri, in realtà la crisi ha portato il caffè a prezzi record nelle borse internazionali, con effetti immediati su tutta la filiera. Dal mio punto di vista è fondamentale che si metta mano ai listini nel più breve tempo possibile. Occorre livellare il prezzo del caffè a partire dalle torrefazioni, nei supermercati, nelle private label, fino alla singola tazzina di caffè. In questa situazione di stallo, io come molti altri miei colleghi che operano nel mondo del caffè specialty subiamo il momento storico andando sotto costo per la qualità che offriamo, subendo in ogni caso il giudizio del consumatore».

Dai produttori agli importatori, dai big player di settore alle micro-roastery, siamo arrivati a un momento storico di snodo, in cui una presa di coscienza collettiva sembra necessaria e non più rinviabile. Per il consumatore finale, questa situazione può fungere da spiegazione oltre che come occasione, per comprendere quanto il caffè stia diventando un bene oltremodo prezioso. Pertanto, sostenere marchi che investono in pratiche agricole sostenibili non è mai stato così importante.

Una crisi che, da un certo punto di vista, porta a un cambiamento e sancisce inevitabilmente una trasformazione delle modalità con le quali questa bevanda arriverà all’utente e viene comunicata. Il nostro sforzo, come redazione, sarà mirato a lavorare con la massima serietà per scrivere una narrazione sul caffè sempre più attenta, affidabile e contemporanea.

Cover image Unsplash, Vlad D

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