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L’estrazione sostenibile di noduli polimetallici dai fondali marini: la tecnologia LimpidH2O come soluzione abilitante per il deep-sea ecomining responsabile.

Abstract

La transizione energetica e la crescente domanda di minerali critici necessari per batterie, infrastrutture rinnovabili e dispositivi tecnologici ad alta efficienza hanno aumentato l’attenzione verso i fondali oceanici come nuova fonte di approvvigionamento. I noduli polimetallici, abbondanti in aree come la Clarion-Clipperton Zone (CCZ), sono considerati una risorsa strategica per soddisfare questa domanda. Tuttavia, le tecnologie di estrazione convenzionali presentano sfide significative, in particolare a causa dell’impatto ambientale associato alla dispersione dei sedimenti e all’alterazione degli ecosistemi marini di profondità.

In questo scenario, la tecnologia LimpidH2O – un sistema di estrazione a ciclo chiuso interamente sviluppato in Italia – emerge come una soluzione innovativa in grado di minimizzare l’impatto ambientale e di anticipare i futuri standard normativi sulla sostenibilità. Questo articolo esamina il potenziale economico dei noduli polimetallici, evidenzia le sfide ambientali e normative e dimostra come LimpidH2O possa già abilitare un nuovo paradigma di “ecomining” sottomarino, bilanciando lo sviluppo con la tutela dell’ambiente e garantendo una vera e propria rivoluzione “verde” nell’estrazione di risorse in profondità.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Prof. Giuliano Gabbani

Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Firenze, Italia

e-mail: giuliano.gabbani@unifi.it
gmail: giuliano.gabbani@gmail.com


Introduzione

La transizione energetica e la crescente domanda di minerali critici per batterie, infrastrutture rinnovabili e tecnologie ad alta efficienza spingono a considerare i fondali oceanici come una nuova e promettente fonte di approvvigionamento. A partire dalle osservazioni di Sir John Murray durante la spedizione Challenger (1872-1876), si è compreso che gli oceani custodiscono enormi quantità di noduli polimetallici ricchi di nichel, cobalto, manganese e rame. Il contributo di studiosi come Enrico Bonatti ha ulteriormente chiarito le dinamiche di formazione di questi depositi, distribuiti in regioni come la Clarion-Clipperton Zone (CCZ), evidenziando il loro potenziale per sostenere la transizione energetica del futuro.

Tuttavia, il deep mining e in particolare l’estrazione di noduli polimetallici, sebbene rappresentino una risposta tangibile alle esigenze della transizione, devono prima superare gli enormi limiti attuativi legati all’impatto ambientale delle operazioni di scavo. L’estrazione convenzionale, infatti, può provocare ingenti dispersioni di sedimenti, alterando in modo irreversibile gli ecosistemi marini profondi. Questo scenario mette in discussione la reale sostenibilità del deep-sea mining, rischiando di vanificare le potenzialità di tali risorse e di alimentare un circolo vizioso in cui l’interesse economico entra in conflitto con la tutela del pianeta.

In tale contesto, la tecnologia LimpidH2O – sviluppata interamente in Italia – si afferma come una soluzione in grado di coniugare la necessità di approvvigionamento minerario con il rispetto dell’ambiente. Attraverso un sistema di estrazione in circuito chiuso, LimpidH2O limita drasticamente la dispersione di sedimenti, garantendo un intervento neutro dal punto di vista ecologico. Da questa tecnologia, e dalla sua capacità di ridurre al minimo l’invasività dell’estrazione in acque profonde, dipende in larga misura il futuro ecologico del nostro pianeta: grazie a LimpidH2O, la potenziale rivoluzione “green” del deep-sea mining diviene finalmente alla portata di mano.

Noduli Polimetallici e Potenziale Economico

I noduli polimetallici dei fondali oceanici, soprattutto nella CCZ, contengono metalli chiave per la transizione energetica e la mobilità elettrica. La loro formazione lenta e la loro distribuzione li rendono una risorsa strategica, potenzialmente in grado di garantire forniture stabili per decenni (ISA, 2020; Hein et al., 2013). Le conoscenze acquisite da studiosi come Murray e Bonatti consentono oggi di valutare con maggiore precisione il loro potenziale, offrendo prospettive concrete di ampliamento e stabilizzazione delle filiere minerarie.

Dal punto di vista dei mercati, il valore del deep-sea mining, stimato a 650 milioni di dollari nel 2020, potrebbe superare i 15-20 miliardi di dollari entro il 2030 (Global Market Insights, 2021). Questa rapida ascesa risponde all’esigenza di diversificare l’approvvigionamento minerario, riducendo i rischi geopolitici, la volatilità dei prezzi e gli impatti ambientali delle miniere terrestri. Le proiezioni dell’International Energy Agency (IEA) e dell’International Seabed Authority (ISA) indicano che per raggiungere le emissioni nette zero sarà necessario incrementare gli investimenti in energia pulita da 1.300 a oltre 4.000 miliardi di dollari entro il 2030 (IEA, 2021). I noduli polimetallici, se estratti in modo ecocompatibile, possono contribuire in modo significativo a questo obiettivo, attraendo capitali privati, favorendo l’innovazione tecnologica e rendendo più resiliente l’intero comparto produttivo.

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Sfide Ambientali ed Esigenze Regolatorie

Il potenziale economico del deep-sea mining non può prescindere dall’esame degli impatti sugli ecosistemi marini profondi. Le metodologie tradizionali provocano la sospensione di sedimenti, con conseguenze potenzialmente gravi per la vita bentonica, i cicli biogeochimici e le reti trofiche (Miller et al., 2018). Questa sfida ambientale impone un ripensamento radicale dei processi estrattivi, affinché l’immersione nelle profondità oceaniche non riproduca gli errori commessi sulla terraferma.

L’International Seabed Authority (ISA) sta definendo linee guida più restrittive, mentre la comunità scientifica e le ONG insistono su standard rigorosi e tecnologie a basso impatto (Jaeckel et al., 2017). Il successo del deep-sea ecomining dipende dalla capacità di conciliare obiettivi economici e protezione dell’ambiente, integrando soluzioni come LimpidH2O per garantire un prelievo delle risorse realmente sostenibile.

LimpidH2O: Una Tecnologia per un’Estrazione Sostenibile in Acque Profonde

All’interno di questo contesto, la tecnologia LimpidH2O rappresenta la svolta necessaria per liberare il potenziale del deep mining. Sfruttando un sistema in circuito chiuso, LimpidH2O minimizza la dispersione di sedimenti, preservando la qualità dell’acqua e tutelando gli ecosistemi marini. Invece di rilasciare particelle nell’ambiente, l’acqua viene filtrata, riciclata e nuovamente utilizzata, rendendo il processo estrattivo neutro sotto il profilo ecologico. Così facendo, LimpidH2O non soltanto soddisfa le esigenze attuali di sostenibilità, ma anticipa futuri standard normativi più severi, assumendo un ruolo di guida nel ridefinire le regole del settore.

L’impiego di LimpidH2O consente di trasformare una potenziale fonte di impatto ambientale – l’estrazione di noduli polimetallici – in un’opportunità di sviluppo responsabile e duraturo. Da questa tecnologia dipende il futuro ecologico del nostro pianeta: la sua adozione su larga scala può rendere la filiera mineraria subacquea non invasiva, sostenendo la transizione energetica e creando una vera sinergia tra progresso tecnico-economico e salvaguardia dell’ambiente.

Prospettive Future

Nel corso dei prossimi decenni, la domanda di minerali critici continuerà a crescere, trainata dalle energie rinnovabili, dalla mobilità elettrica e dall’innovazione tecnologica. L’estrazione sostenibile dei noduli polimetallici, resa possibile da tecnologie come LimpidH2O, può diventare un pilastro della nuova economia circolare e a basse emissioni, fornendo materie prime senza compromettere gli ecosistemi marini.

Laddove il deep mining rischiava di essere percepito come una minaccia per l’ambiente, LimpidH2O inaugura una nuova era in cui lo sfruttamento responsabile degli abissi oceanici diventa sinonimo di crescita sostenibile. Si apre così la strada a un futuro in cui sviluppo e ambiente non sono in competizione, ma cooperano, garantendo un approvvigionamento di risorse critiche in armonia con gli equilibri naturali e con il destino ecologico del nostro pianeta.

Riferimenti

  • Bonatti E., Nayudu Y.R. (1965) The Origin of Manganese Nodules on the Ocean Floor. American Journal of Science, 263 (1), 17-39
  • Lynn D. C,, Bonatti E. (1965) Mobility of Manganese in Diagenesis of Deep-Sea Sediments. Marine Geology, 3 (6), 457-474
  • Bonatti E., Kraemer, T., & Rydell H. (1972) Classification and Genesis of Submatine Iron-Manganese Deposits. D.R. Horn (Ed) Ferromanganese
  • Deposits on the ocean floor (pp. 149-166) National Science Foundation.
  • BloombergNEF (2021) ESG Data and Trends. Bloomberg New Energy Finance.
  • Global Market Insights (2021) Deep Sea Mining Market Report.
  • Harvard Business Review (2019) The Investor Revolution.
  • Hein J.R., Koschinsky A., Kuhn T. (2013) Deep-ocean polymetallic nodules as a resource for critical metals. Elements, 9(3): 195-200.
  • IEA (2021) The Role of Critical Minerals in Clean Energy Transitions. International Energy Agency, Paris.
  • ISA (2020) Draft regulations on exploitation of mineral resources in the Area. International Seabed Authority.
  • Jaeckel, A., Ardron, J., & Gjerde, K. (2017) Sharing benefits of the common heritage of mankind – Is the deep seabed mining regime ready? Marine Policy, 78: 1-8.
  • Köhler, J. et al. (2020) An agenda for sustainability transitions research: State of the art and future directions. Environmental Innovation and Societal Transitions, 31: 1-32.
  • Miller K.A., Thompson K.F., Johnston P., Santillo D. (2018) An Overview of Seabed Mining Including the Current State of Development, Environmental Impacts, and Knowledge Gaps. Frontiers in Marine Science, 4:418.
  • World Bank (2020) Minerals for Climate Action: The Intensive Case for Climate-Smart Mining. World Bank, Washington, DC.

Immagine di copertina: ROV KIEL 6000, GEOMAR, CC BY 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0, da Wikimedia Commons

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