Roma – “Lo scopo di questa indagine conoscitiva è chiarire quale contributo che SOGIN può dare a questa fase nuova, oltre che alla chiusura della fase del decommissioning. SOGIN, come è noto, ha la maggior parte della propria mission concentrata sul decommissioning delle centrali nucleari ex ENEL e sugli impianti del ciclo del combustibile ex Enea, oltre alla fabbrica di combustibile Fabbricazioni Nucleari e al reattore di ricerca Ispra uno del centro Ispra di Varese”.
Così Gian Luca Artizzu, Direttore Ciclo del Combustibile e Materiale Nucleare all’Estero di Sogin, nel corso dell’audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione presso le Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera dei Deputati.
“All’interno di questi lavori noi ci rendiamo conto che non sono attività pienamente note e chiare ai più. La cosa principale che non si capisce è il fatto che per fare decommissioning bisogna continuare a far funzionare gli impianti per un certo periodo di tempo. Il primo periodo di chiusura degli impianti è dedicato al mantenimento in stato di sicurezza del combustibile e di tutte le parti che riguardano il raffreddamento e la gestione del ciclo, per cui vengono continuate ad essere utilizzate le stesse competenze, o competenze molto simili, a quelle che si utilizzano durante il periodo di funzionamento della centrale. Questo prosegue fino allo svuotamento del combustibile, alla rimozione. Lì inizia la fase di decommissioning”.
“E qui succede un’altra cosa che è controintuitiva: per smantellare noi dobbiamo costruire delle facilities, degli impianti dedicati talvolta anche a un solo obiettivo, ad un solo obiettivo di progetto, a un solo task. Dobbiamo anche costruire dei depositi temporanei non essendo a disposizione il deposito unico per la raccolta dei dei rifiuti nucleari. Gli edifici che noi dobbiamo continuare a costruire sono tipicamente Nuclear Grade, cioè sono costruiti con criteri molto simili a come si costruiscono le parti delle centrali in funzione. Anche questo elemento ha continuato a consentirci di conservare delle competenze. Insomma quello che voglio dire è che la fase di decommissioning è una fase che a tutto titolo sta all’interno delle fasi del nucleare, così come certificato peraltro dalla IAEA, e che anche nella fase di decommissioning si esercitano le stesse competenze che nella fase di esercizio, ovviamente dedicate ad altro: non dedicate alla produzione del Kilowattora, ma dedicate invece a esperire quei compiti di smantellamento cui siamo chiamati”.
“Paradossalmente nel cosiddetto inverno nucleare che ha caratterizzato la nostra epoca, diciamo dal referendum del 1987 ad oggi, questo ha consentito di mantenere gran parte delle competenze nucleari in Italia e la conservazione di queste competenze, oltre che all’interno del ciclo naturale di decommissioning che ho descritto, avviene anche grazie ad una iniziativa che ha preso Sogin alla fine degli anni 2000, e cioè la costituzione di una scuola interna, la Radwaste Management School di Caorso, che ormai lavora ovviamente in tutta Italia utilizzando mezzi tipicamente di apprendimento a distanza e lavora anche in aula, ovviamente”.
“A che cosa serve questa scuola? Serve a mantenere le competenze interne dei lavoratori di Sogin e della Nucleco, che è la società controllata da Sogin, ma anche di tutti gli altri fornitori che entrano nei nostri siti consentendo loro di lavorare conoscendo meglio l’impianto e consentendo loro di lavorare in massima sicurezza. La Radwaste Management School si occupa prevalentemente di questo, di far lavorare le persone all’interno della sicurezza nucleare. Così facendo noi siamo riusciti anche q a mantenere la cultura del nucleare in modo molto elevato, sia per i nostri lavoratori che per i lavoratori di altre aziende che ce lo riconoscono. Soprattutto ce lo riconosce l’Aiea, che ci ha premiato dichiarandoci collaboration center della IAEA. L’ha fatto un anno e mezzo fa e nell’ambito della indagine internazionale Artemis, anch’essa curata da IAEA, abbiamo ricevuto un encomio particolare proprio per la RAdwaste Management School di Caorso”.
“Ora, aver conservato queste competenze è strategico in questo momento per il nucleare in Italia. Noi non stiamo conducendo impianti in produzione, ma impianti in mantenimento in sicurezza. La distinzione c’è, nel senso che non vengono esercitate le competenze convenzionali. Convenzionali significa quelle della turbina. La turbina è la stessa, sia che voi ci attaccate una centrale a gas sia che ci attacchiamo una centrale nucleare. Quelle non le esercitiamo perché non produciamo”.
“Esercitiamo però tutte le competenze nucleari. E fra le competenze nucleari che noi esercitiamo c’è quella di progettare e costruire degli edifici nucleari ‘nuclear grade’. Questo ci è particolarmente utile. Nuclear grade significa che sono di grado nucleare, cioè con alcune caratteristiche costruttive: utilizzo estremo dell’acciaio all’interno del cemento e utilizzo di cementi particolari che devono avere determinate caratteristiche di velocità di raffreddamento, densità ed essere strutturalmente solidi. Siamo altresì capaci in questo momento di progettare e costruire in modo da minimizzare il futuro lavoro di smantellamento, perché anche gli edifici che noi costruiamo un giorno dovranno – per completare il ciclo del decommissioning – dovranno un giorno essere smantellati”.
“Questa competenza potrà rappresentare uno degli elementi futuri nel costruire, nel progettare e costruire le future centrali nucleari in modo da minimizzare i futuri costi di decommissioning. Oltre a questo, noi, come sapete, stiamo progettando il deposito nazionale per i rifiuti, che in questo momento è soltanto in fase di progettazione. Ovviamente, sempre con l’utilizzo degli standard internazionali, sappiamo che quello deve durare almeno 300 anni, quindi si tratta quindi di utilizzare i criteri ingegneristici più conservativi e più durevoli per riuscire a fare questi impianti”.
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