Oms, la risposta agli Usa dopo il ritiro. L’agenzia è imparziale e ha avviato grandi riforme

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04 Febbraio 2025

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Apprezzeremmo un dialogo costruttivo per preservare e rafforzare la relazione storica tra l’Oms e gli Usa, che ha contribuito a portare impatti significativi come l’eradicazione del vaiolo, ma potrei fare un lungo elenco


“Due settimane fa il presidente Usa Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo in cui annunciava la sua intenzione di ritirare gli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ci rammarichiamo della decisione e speriamo che gli Stati Uniti la riconsiderino. Apprezzeremmo un dialogo costruttivo per preservare e rafforzare la relazione storica tra l’Oms e gli Usa, che ha contribuito a portare impatti significativi come l’eradicazione del vaiolo, ma potrei fare un lungo elenco”. Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, spera che si possa aprire un canale di confronto con gli Usa e lo ha ribadito, in occasione del suo intervento in apertura della 156esima sessione dell’Executive Board dell’Oms, analizzando le ragioni del ritiro annunciato dagli States.

A partire dal nodo finanziario: l’ordinanza Usa, ricorda il Dg, “afferma che l’Oms ‘esige pagamenti ingiustamente onerosi dagli Stati Uniti, sproporzionati rispetto al contributo degli altri Paesi'”. Ma, assicura il capo dell’agenzia Onu per la salute, “affrontare lo squilibrio tra i contributi valutati e quelli volontari e ridurre l’eccessiva dipendenza dell’Oms da una manciata di donatori tradizionali è stata una delle aree principali della nostra trasformazione”. Perché quando è iniziato questo percorso “la dipendenza da pochi donatori tradizionali è stata identificata come un rischio. E abbiamo deciso allora, sette anni fa, di ampliare la base dei donatori. La settimana scorsa la Commissione dedicata a Programma, budget e amministrazione (Pbac) ha raccomandato il prossimo aumento del 20% dei contributi valutati”, cioè quelli obbligatori, “e chiediamo al Board di approvarlo”, perché – spiega il Dg Oms – questo “è un elemento cruciale del nostro piano a lungo termine per ampliare la base di donatori e, a lungo termine, ridurrà l’onere finanziario per i donatori tradizionali, compresi gli Stati Uniti”, promette.

“Continuiamo quindi a cercare il sostegno e l’impegno di tutti gli Stati membri, compresi gli Stati Uniti, per la nostra visione condivisa di mettere l’Oms su una base finanziaria più sostenibile”. Tedros analizza le altre ragioni addotte dagli Usa, cominciando dall’affermazione secondo cui l’Oms ‘non è riuscita ad adottare le riforme urgentemente necessarie’. “Nel corso degli ultimi sette anni – obietta il Dg – l’Oms ha implementato le riforme più profonde e di più ampia portata nella storia dell’organizzazione”. “Per noi il cambiamento è una costante”, aggiunge. “Crediamo nel miglioramento continuo e saremmo lieti di accogliere suggerimenti da parte degli Stati Uniti e di tutti gli Stati membri su come possiamo servire meglio loro e le persone del mondo. Quindi, anche se stiamo apportando molte riforme, ulteriori riforme sono benvenute”.

La trasformazione in corso, assicura il Dg, “ha toccato ogni aspetto del nostro lavoro: la nostra strategia, il modello operativo, i processi, le partnership, i finanziamenti, la forza lavoro e la cultura”. Fra i punti messi in evidenza nel discorso c’è quello di aver “implementato 85 delle 97 riforme proposte nel Piano di attuazione del Segretariato e si sta andando avanti.

Un terzo elemento chiamato in causa nell’ordinanza Usa fa riferimento a una “cattiva gestione della pandemia di Covid-19 e di altre crisi sanitarie globali” da parte dell’Oms. “La scorsa settimana sono trascorsi 5 anni da quando ho dichiarato l’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale” per Covid, il 30 gennaio 2020. “All’epoca, al di fuori della Cina, erano stati segnalati meno di 100 casi e nessun decesso. Alla vigilia di Capodanno 2019, quando gran parte del mondo era in vacanza, l’Oms no”, ricorda Tedros. “Dal momento in cui abbiamo rilevato i primi segnali di ‘polmonite virale’ a Wuhan, abbiamo chiesto maggiori informazioni, attivato il nostro sistema di gestione di emergenze, allertato il mondo, riunito esperti globali e pubblicato linee guida complete per i Paesi su come proteggere le loro popolazioni e sistemi sanitari. Tutto prima che la prima morte per questa nuova malattia fosse segnalata in Cina l’11 gennaio 2020”. “Certo – ragiona – che ci sarebbero sfide e debolezze, e ci sono state molteplici revisioni indipendenti della risposta globale a Covid, con più di 300 raccomandazioni per affrontarle”.

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In risposta l’Oms e gli Stati membri hanno “adottato numerose misure: il Fondo pandemico – elenca il Dg – l’hub dell’Oms per l’intelligence pandemica ed epidemiologica; l’hub di trasferimento della tecnologia a mRna”, e ancora viene citato “il Corpo di emergenza sanitaria globale; la rete provvisoria di contromisure mediche e molto altro. Tutto sulla base delle lezioni apprese”. E ora gli Stati membri “si sono impegnati” anche “a concludere i negoziati sull’Accordo pandemico in tempo per l’Assemblea mondiale della sanità di quest’anno”Infine l’ultimo punto contestato dall’ordine esecutivo Usa: cioè il nodo dell’indipendenza “dall’influenza politica inappropriata” degli Stati membri. Su questo Tedros obietta che “l’Oms è imparziale ed esiste per servire tutti i Paesi e tutte le persone. I nostri Stati membri ci chiedono molte cose e noi cerchiamo sempre di aiutare per quanto possiamo. Ma quando ciò che chiedono non è supportato da prove scientifiche, o è contrario alla nostra missione di sostenere la salute globale, diciamo di no, educatamente. E mi avete visto farlo molte volte”, “lo abbiamo fatto in diverse occasioni nei confronti di Paesi di tutti i livelli di reddito, in tutte le regioni”.

Tra l’altro, fa notare il Dg, “anche prima dell’annuncio degli Stati Uniti, l’Oms si trovava ad affrontare un deficit a causa delle difficoltà economiche che molti Paesi stanno affrontando. Per molti mesi abbiamo lavorato con due obiettivi strategici: mobilitare nuove risorse e stringere la cinghia”.


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