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La parola “cancro” non c’è nel suo vocabolario. Per lei esistono le “malattie oncologiche”, binomio che fa meno paura e lascia spazio alla speranza, di cura e di guarigione. Giusi Bonavina, direttore generale dello Iov, infatti, alla vigilia del 4 febbraio, appunto “Giornata mondiale contro il cancro”, con questo spirito fa il punto sulla situazione dell’Istituto che dirige dall’inizio dello scorso anno.


Direttore, che cosa significa dedicare una data alla lotta contro le neoplasie?
«Vuol dire tenere i riflettori accesi su patologie che cambiano la nostra vita. E l’Istituto Oncologico Veneto lo fa a 360 gradi e in concreto, come si vede osservando la facciata che spesso è illuminata con colori diversi, che sono la rappresentazione a livello internazionale di alcune malattie oncologiche. Per esempio a ottobre era rosa per focalizzare l’attenzione su quelle del seno, e poi a novembre era azzurra, simbolo di quelle della prostata».

In che modo agisce il messaggio?
«Solo conoscendoli i tumori si possono combattere. Nel nostro Istituto la qualità e il livello assistenziale hanno fatto passi da gigante, così come la ricerca che qui, trattandosi di un IRCSS, ha un ruolo dominante. Però fondamentale è anche creare una cultura sugli stili di vita che tengono lontane le patologie, oncologiche e non».

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Che cosa si deve fare?
«Condurre una vita normale e seguire i suggerimenti degli esperti. Il primo è senza dubbio l’accesso agli screening, perché i maggiori risultati positivi li abbiamo conseguiti in campo oncologico per il fatto che accedono alla struttura persone che hanno situazioni iniziali, grazie appunto ai controlli preventivi: uno per tutti è quello senologico. Ma non basta».

Quali gli altri consigli?
«Dobbiamo avere rispetto per la nostra vita alimentandoci in modo corretto, facendo attività fisica, abolendo il fumo. Sono tutti elementi che supportano medici e ricercatori, e che ci aiutano a stare in salute».

Qual è oggi lo scenario?
«Vediamo, e vedremo, sempre più tumori, perché la prevenzione inizia presto e perché, dato che si vive più a lungo, le probabilità di ammalarsi sono maggiori. Ma se vogliamo consegnare al futuro un contesto di soggetti anziani, ma sani, l’unica condizione che può rendere sostenibile il nostro Sistema sanitario nazionale sono proprio i corretti stili di vita».

E lo Iov è impegnato su questo fronte.
«L’Istituto fa quotidianamente campagne di comunicazione, e poi mette in atto prevenzione e formazione mirata in tale direzione per tutto il personale. Queste sono le parole chiave che ci consentono di essere considerati un’eccellenza a livello internazionale».

Negli ultimi mesi all’ex Busonera qual è stato il risultato più significativo nella lotta ai tumori?
«La ricerca sempre più applicata all’assistenza, i nuovi farmaci e l’immunoterapia, fattori che contribuiscono a far stare meglio i nostri pazienti e ad aumentare in modo significativo la qualità della loro vita. E questa è l’altra parola magica».

E nel 2025 che cosa si a spetta?
«Innanzitutto di proseguire i percorsi già attivati. E poi lavoriamo pure per un altro obiettivo, perché se una volta ci basavamo sull’incremento delle prestazioni, oggi diciamo che è altrettanto importante la costruzione di una rete: i pazienti vengono a curarsi allo Iov da regioni lontane, ma poi devono trovare una continuità terapeutica pure vicino casa. In quest’ottica ci stiamo muovendo in sintonia con la Regione e di recente sono state sottoscritte alcune convenzioni, per esempio con le Ulss 6, 5 e 3, che verranno estese in tutto il Veneto, per cui i malati trattati qui in ambito di follow up vengono poi seguiti dalle strutture territoriali».

Questo che vantaggi porta?
«In primis facilita i malati, e poi consente allo Iov di dare più spazio ai nuovi accessi. Infine nel 2025 continuerà il potenziamento delle attrezzature: è prossima l’apertura della nuova Radioterapia di Castelfranco, con tecnologie che nel Veneto non ha nessuno, prosegue l’implementazione del ciclotrone ripartito a ottobre e stiamo ristrutturando la Radiologia al Busonera, dove verrà collocata una seconda risonanza. Poi sono in atto la creazione di nuovi ambulatori, la sistemazione della Farmacia, al termine della quale ci sarà la distribuzione diretta appunto dei farmaci. Siamo quindi in movimento: il benessere dei nostri operatori, senza i quali non andremmo da nessuna parte, e la qualità della vita dei pazienti, sono prioritarie nell’organizzazione dello Iov».

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