tra i costi di sole e vento e i costi dell’atomo vincono le rinnovabili – Italia Libera

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Lo schema della delega al governo sull’energia nucleare è una semplice delega in bianco, e le sei paginette del disegno di legge predisposte dal ministro Pichetto Fratin sono un libriccino di narrativa. Nessun riferimento normativo e nessun numero attendibile, solo propaganda e basta. Dalle analisi del “Fraunhofer Institute” di Friburgo, emerge che il fotovoltaico con batterie di accumulo (e quindi programmabile) già nella prima metà del 2024 ha un costo variabile tra i 60 e i 108 €/MWh. Un costo più conveniente di quanto costerebbe l’energia nucleare con i piccoli reattori modulari (gli Smr, il cosiddetto nuovo nucleare) che costerebbe tra i 90 e i 110 €/MWh. Lo dicono in un report di tre mesi fa Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group, fautori della scelta atomica. Con una differenza sostanziale: se tutto andasse come prospetta Pichetto Fratin le nuove centrali ci sarebbero non prima di dieci anni, le rinnovabili già producono e abbassano oggi i costi complessivi dell’energia usata in Italia


◆ L’analisi di PASQUALE STIGLIANI

Costruzione di un prototipo di Smr per Terra Power di Bill Gates; sotto il titolo, l’interno dello stabilimento Ansaldo Energia di Genova (credit Sole 24 Ore)

Dopo i numerosi annunci, il ministro per la Sicurezza energetica del Paese, Gilberto Pichetto Fratin, ha presentato lo schema di disegno di legge contenente la delega al governo in materia di energia nucleare sostenibile. Ora si rimane in trepida attesa che gli uffici degli affari giuridici di palazzo Chigi svolgano l’esame istruttivo affinché possa essere adottato dal Consiglio dei ministri ed inviato al Parlamento. Lo schema proposto è un libro di narrativa, una sorta di delega in bianco alla premier Meloni che ha il compito non facile di entrare nei dettagli e nelle pieghe della regolazione. Le sei paginette del disegno di legge e la relazione illustrativa si leggono in modo semplice, scorrevole, essendo prive di riferimenti normativi in materia, a parte il richiamo alla direttiva 2011/70 Euratom, sulla quale pende una procedura di infrazione comunitaria sull’Italia per la gestione impropria dei rifiuti radioattivi.

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Per comprendere quanta disinformazione e propaganda ci sia intorno alla proposta del ministro è sufficiente leggere solo il primo comma del testo legislativo nel quale viene descritta la finalità della delega che vuol conseguire la «sicurezza e l’indipendenza energetica del Paese e del contenimento dei costi dei consumi energetici». Finalità che palesemente non potranno mai esser raggiunte in quanto insostenibili, tali da caratterizzare l’articolato come un vero e proprio bluff sul nucleare, sia sulla cosiddetta “indipendenza” che sulla competitività dei costi per il consumatore.

Sappiamo tutti che sarebbe necessario importare, per intero, da altri Paesi, il combustibile nucleare per alimentare le centrali, cosi come siamo consapevoli che la gran parte dei fornitori di uranio ruota intorno alla costellazione sovietica e cinese. Rispetto al contenimento dei costi delle bollette è utile rammentare che Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group, in un report pubblicato a settembre 2024, prevedono che con 20 Smr (Small modular recato) − la tecnologia che intendono impiegare per rilanciare la produzione di energia nucleare in Italia − potrà essere prodotta elettricità ad un costo tra 90 e 110 €/MWh, e che diventerebbero competitivi rispetto al fotovoltaico con storage. Un’affermazione facilmente contestabile, per Gian Battista Zorzoli, storico esperto di energia, secondo cui la previsione di costo è forzata perché assume, per il nucleare, un capacity factor al 95%, cioè 8.322 ore di funzionamento a piena potenza in un anno, mentre solitamente per le centrali nucleari si assume un fattore di capacità dell’80%, cioè circa 7.000 ore. 

Diversamente da quanto si afferma nel report di Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group, dalle analisi del cosiddetto Lcoe − il costo unitario dell’energia elettrica nel ciclo di vita totale del progetto energetico considerato −, il Fraunhofer Institute di Friburgo ha documentato che il fotovoltaico con batteria (vale a dire una produzione programmabile) già oggi costa meno del nucleare convenzionale ed è inferiore anche di quel che potrebbero costare, forse, soluzioni tecnologiche come gli Smr un domani. Prendendo per buono il costo unitario previsto da Teha per i piccoli reattori futuri − indicato, come detto sopra, tra i 90 e i 110 €/MWh − e confrontandolo con le analisi del Fraunhofer Institute, emerge che il fotovoltaico con batterie, in grandi impianti a terra, già nella prima metà del 2024 ha un costo variabile tra 60 e 108 €/MWh, più conveniente quindi degli Smr. Le stime dell’Istituto modellate sulla Germania migliorerebbero ulteriormente se vengono parametrate sull’Italia, considerato che il nostro Paese ha il 20-30% di radiazione solare in più. Teniamo conto, inoltre, che le aste tenute dal Gestore dei Servizi Energetici a fine ottobre per impianti fotovoltaici ed eolici sopra il MWh hanno riconosciuto al soggetto responsabile del progetto un prezzo di circa 67 euro al MWh.

Modello dimostrativo di un Smr cinese

Rispetto a questi numeri come possiamo definire sostenibile il nucleare? Chi pagherà la sostenibilità economica del nucleare? L’insostenibilità dell’impiego della tecnologia nucleare sul territorio nazionale è rafforzata anche per le cose che non sono state scritte nel disegno di legge. Non si tiene conto in alcun modo, ad esempio, dell’importanza della trasparenza e della partecipazione nel processo decisionale dei territori coinvolti. Forse pensano di imporre la scelta di costruire sul territorio centrali con al loro fianco depositi di scorie nucleari attraverso procedure autorizzative centralizzate, ignorando il potere delle autonomie locali garantito dalla Costituzione, e forse anche con l’uso della forza. Sarebbe un’ipotesi scellerata, che trova già diversi ostacoli sui territori, e sulla quale inciampò anche il secondo governo Berlusconi nel 2003, che fu costretto dalla civile protesta di Scanzano a dover cambiare idea sull’individuazione del deposito geologico di scorie nucleari. 

Lo schema di legge proposto non tiene presente che la volontà di installare centrali nucleari nel territorio nazionale, nonostante sia sostenuta da una massiccia campagna di propaganda sull’opinione pubblica, da diverse iniziative parlamentari e dal governo, riscontra l’opposizione bipartisan delle forze politiche: si è già espresso contro il Comune di Latina, feudo del centro-destra; in Veneto, invece, il dibattito emerso per realizzare una centrale a Mestre, in prossimità di Venezia, vede la contrarietà del presidente della Regione Luca Zaia. E il governo farebbe un grave errore se escludesse dal processo decisionale la popolazione territoriale e le sue istituzioni rappresentative, essendo loro per vicinanza a fare i conti con i problemi di sicurezza e l’insostenibilità ambientale che questa tecnologia non ha risolto in alcun modo. Se questa fosse la scelta del governo, potrebbero emergere conflitti sociali sui territori più o meno latenti, sostenuti da compagini politiche diversificate che pongono al centro giustamente l’interesse territoriale, cosi come accadde a Scanzano. A cui si aggiungerebbe, va da sé, una nuova campagna referendaria.

Vedremo nei prossimi giorni come e se il testo sarà modificato per essere inviato al Parlamento,  impegnato alla Camera dei deputati in Commissione industria con l’indagine conoscitiva ancora in corso. La riflessione esposta ricade in un momento storico caratterizzato da un nuovo aumento dei livelli di prezzo delle bollette dell’energia. In questo contesto suscita un certo scalpore l’approccio propagandistico assunto da alcune corporazioni storiche come quella di Confindustria che addirittura pensa di costruire una centrale nucleare in ogni sito industriale. Un approccio da tifoso che non rende costruttivo il dibattito per nessuno, oltretutto su una tecnologica che attualmente non esiste in commercio.

Il percorso è ancora lungo. Giusto per capirci, anche gli ottimisti dell’Associazione Italiana Nucleare dicono che dobbiamo aspettare ancora 10 anni per il ritorno del nucleare nel nostro Paese. Ed invece oggi, mentre scriviamo, le bollette continuano ad aumentare e senza le rinnovabili sarebbero ancora più alte. Per milioni di cittadini ed imprese il costo del gas è ancora sopra i 52 euro al MWh (circa il triplo per i consumi elettrici), nel silenzio generale della maggioranza di governo che persevera nel non dare alcuna risposta né soluzioni praticabili. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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