A una settimana dal primo appuntamento sfumato, i ministri Nordio e Piantedosi hanno riferito alla Camera sul generale libico e sono ora al Senato. Prima l’informativa del titolare della Giustizia, contestato in alcuni passaggi: “Da Cpi pasticcio frettoloso”. Poi quella del ministro dell’Interno: Almasri “non è mai stato un nostro interlocutore” e non c’è stato “alcun ricatto al governo”. Assente la premier. Conte: “Meloni scappa dal Parlamento e dai cittadini”, atto di “viltà istituzionale”
In mezzo alle polemiche, c’è stata oggi l’informativa dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sul caso Almasri, il generale libico prima arrestato in Italia e poi scarcerato e riaccompagnato nel suo Paese. A una settimana dal primo appuntamento sfumato, i due ministri hanno parlato a Montecitorio e sono ora a Palazzo Madama. Assente in entrambi i casi la premier Giorgia Meloni. “Continua a scappare” dall’Aula, hanno detto le opposizioni, che continuano a chiedere una sua informativa. “Non può nascondersi dietro i suoi servi costantemente”, attacca la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga. Il primo a parlare è stato il ministro della Giustizia Nordio, contestato in diversi passaggi. “Non faccio da passacarte, atto Cpi era nullo”, ha detto, precisando di essere stato avvertito quando Almasri era già stato arrestato. Poi è stata la volta del ministro Piantedosi, che ha sottolineato: Almasri “non è mai stato un interlocutore del governo” e non c’è stato “alcun ricatto al governo”. La leader del Pd Elly Schlein alla Camera ha replicato: “Difendete un torturatore”. Il presidente del M5S Giuseppe Conte: “Meloni scappa dal Parlamento e dai cittadini”, atto di “viltà istituzionale”.
L’informativa di Nordio
Sia alla Camera che al Senato il primo a prendere parola è stato Nordio. Il ministro della Giustizia ha spiegato che la comunicazione al ministero è arrivata ad arresto avvenuto. “Il 20 gennaio il procuratore della Corte d’appello di Roma trasmetteva il complesso carteggio” sull’arresto di Almasri “al ministero della Giustizia alle 11.40. Alle 13.57 il nostro ambasciatore all’Aja trasmetteva al ministero la richiesta dell’arresto provvisorio. La comunicazione della questura al ministero è avvenuta ad arresto già fatto”, ha detto Nordio. E sui tempi ha spiegato ancora: “Il 18 gennaio la Cpi emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per una serie di reati. Il mandato di arresto è stato eseguito domenica 19 gennaio alle ore 9.30″ e una “notizia informale dell’arresto è stata trasmessa via email da un funzionario Interpol alle ore 12.37, sempre domenica: una comunicazione assolutamente informale, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione”.
“Non faccio passacarte, atto Cpi era nullo”
In un altro passaggio dell’informativa, Nordio ha aggiunto: “Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste: è un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con altri ministeri e funzioni organo dello Stato. Non faccio da passacarte, ho il potere di interloquire con altri organi dello Stato in caso di necessità e questa necessità si presentava eccome. Inoltre serve valutare la coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Cpi. Questa coerenza manca completamente e quell’atto era nullo, in lingua inglese senza essere tradotto e con vari allegati in lingua araba”. Dopo questo passaggio – “L’atto è arrivato in lingua inglese senza essere tradotto” – le opposizioni in Aula hanno rumoreggiato per contestare questa sottolineatura.
“Incomprensibili salti logici su crimini Almasri”
Nella documentazione della Cpi, “una sessantina di paragrafi in cui vi è tutta la sequenza di crimini orribili addebitati al catturando, vi è un incomprensibile salto logico. Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale e rispetto alle conclusioni”, ha detto ancora Nordio. E ancora: il mandato d’arresto della Corte dell’Aja nei confronti di Osama Njeem Almasri “è arrivato in lingua inglese senza essere tradotto, con una serie di criticità che avrebbero reso impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d’appello” di Roma. “Incertezza assoluta” a cominciare, ha sottolineato, “dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere”.
“Un’altra mia iniziativa sarebbe stata impropria”
“Credo che un’altra mia iniziativa sarebbe stata impropria e frettolosa nei confronti della Corte di Appello e avrebbe dimostrato carenza di attenzione non aver rivelato queste anomalie. La Cpi si è in seguito riunita per cambiare mezza struttura del primo atto sulla base del quale avrei dovuto emettere il provvedimento. Ha cercato di cambiarli perché si era accorta che aveva fatto un pasticcio frettoloso. Hanno sbagliato un atto così solenne”, ha detto ancora Nordio. È mia intenzione, ha aggiunto, chiedere alla Cpi giustificazione sulle incongruenza di cui è stato mio dovere riferire”.
“Precisare nelle carte che ero indagato fa tenerezza”
Riguardo alla sua iscrizione nel registro degli indagati, Nordio ha dichiarato: “Il 28 gennaio alle ore 16:50 è stata consegnata al sottoscritto un’informativa ai sensi dell’articolo 335 del Codice di procedura penale dalla quale si evince che l’onorevole Carlo Nordio è indagato per i reati di favoreggiamento e omissione di atti d’ufficio. La qualità di indagato iscritta nel registro citato è sottolineata in grassetto nell’informazione di garanzia: l’ho vista con una certa tenerezza questa sottolineatura che io sarei persona indagata, perché un pubblico ministero sa benissimo che se sei nel registro del 335 sei persona indagata, non è iscritto all’associazione dei bocciofili”.
“Deluso dell’atteggiamento di certa magistratura”
Nordio ha poi attaccato la magistratura. “Mi ha deluso l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministero senza aver letto le carte. Cosa che può essere perdonata ai politici ma non a chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere. Con questa parte della magistratura, se questo è il loro modo di intervenire in modo sciatto, questo rende il dialogo molto molto molto più difficile. Se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme devono essere rallentate…”, ha detto il ministro. “Questa parte della magistratura ha compattato la maggioranza come finora mai accaduto, andremo avanti fino alla riforma finale”, ha concluso.
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L’informativa di Piantedosi
Dopo Nordio, è stata la volta dell’informativa di Piantedosi. Osama Njeem Almasri “non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio”, ha detto il ministro dell’Interno. “Smentisco, nella maniera più categorica, che nelle ore in cui è stata gestita la vicenda il governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni. Al contrario, ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni (anche in chiave prognostica) nell’esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese”, ha aggiunto.
“Almasri espulso per la sicurezza dello Stato”
“L’espulsione di Almasri – ha detto ancora Piantedosi – è da inquadrare (per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione) nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell’obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini”. Riguardo all’aereo usato per trasferire Almasri, poi, il ministro dell’Interno ha spiegato: “La scelta delle modalità di rimpatrio (in linea con quanto avvenuto in numerosi analoghi casi anche in anni precedenti e con governi diversi dall’attuale) è andata di pari passo con la valutazione effettuata per l’espulsione di Almasri”. Inoltre, “la predisposizione dell’aereo, già nella mattina del 21 gennaio, rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo, e quindi aperte a ogni possibile scenario (ivi compreso l’eventuale trasferimento in altro luogo di detenzione), che spettano a chi è chiamato a gestire situazioni che implicano profili di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico di tale rilevanza”.
Almasri aveva un visto per gli Usa per 10 anni
Durante la sua informativa, Piantedosi ha detto ancora: la Corte penale ha dato seguito alla richiesta di arresto per Almasri “soltanto sabato 18 gennaio, quando si trovava in territorio italiano. Evidenzio altresì che, prima di giungere in Italia, è transitato in diversi Paesi europei, dove risulta essersi recato abitualmente anche in passato, come attestano i documenti di viaggio in suo possesso, tra i quali un passaporto della Repubblica della Dominica che riporta, tra l’altro, un visto per gli Stati Uniti con validità di 10 anni a partire dal novembre scorso”. “Il suo ultimo viaggio – ha sottolineato il ministro – risale allo scorso 6 gennaio, quando, provenendo da Tripoli, è solo transitato da Fiumicino per dirigersi a Londra, senza essere, pertanto, sottoposto a controlli di frontiera in Italia”.
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Assente Meloni
Durante l’informativa alla Camera, i banchi del governo erano quasi al completo per gli interventi dei ministri. Presenti diversi esponenti dell’esecutivo, da Luca Ciriani a Roberto Calderoli, da Gilberto Pichetto Fratin a Adolfo Urso e Tommaso Foti. Assenti la premier Giorgia Meloni e i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Al Senato il leader della Lega si è presentato, insieme ai ministri Casellati, Zangrillo e Valditara. “Il governo non scappa dal Parlamento, non c’era nessuna volontà dilatoria”, l’informativa non è tenuta dalla premier Giorgia Meloni ma da “due ministri molto importanti, che quindi sono in grado di dare le risposte adeguate”, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. È servito, ha aggiunto, “un approfondimento su ciò che si doveva dire” in seguito “a un fatto nuovo rilevante” (l’iscrizione nel registro degli indagati di mezzo governo).
Proteste e applausi
Durante le informative dei ministri a Montecitorio, sono arrivate proteste dai banchi delle opposizioni e applausi da quelli della maggioranza. L’opposizione ha contestato – rumoreggiando, urlando e battendo le mani sui banchi – soprattutto la parte conclusiva dell’intervento di Nordio, con il presidente della Camera Lorenzo Fontana che è intervenuto per ripristinare il silenzio. L’Aula si è accesa da una parte e dall’altra, in particolare, quando il ministro ha criticato la magistratura. I parlamentari di maggioranza hanno applaudito, alzandosi in piedi, al termine di entrambe le informative.
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Schlein: Nordio “avvocato difensore di un torturatore”
Dopo le informative dei due ministri, alla Camera ci sono state le repliche dei gruppi. “Meloni ci ha abituati alla sua incoerenza, ma qua si tratta di sicurezza nazionale. Lei non ha parlato da ministro, ma da avvocato difensore di un torturatore. Le domande a cui dovrete rispondere sono molto semplici: perché Nordio, che era stato informato dal giorno dell’arresto, non ha risposto alle richieste del procuratore generale? La vostra inerzia ha provocato la scarcerazione. Prima ci dice che è stato liberato perché non ha fatto in tempo per tradurre delle pagine in inglese, poi ha detto che le ha lette ma ha rinvenuto dei vizi. Bene, ha ammesso che è stata una scelta politica”, ha detto la segretaria Pd Elly Schlein. Alla fine del suo intervento, i deputati dem hanno esposto cartelli (con silhouette di conigli) con scritto “Meloni dove sei?” e “Meloni la patriota in fuga”. Durante il suo discorso, Schlein aveva puntato il dito contro la premier Meloni “presidente del coniglio”.
Conte: “Meloni scappa, viltà istituzionale”
Per il M5s ha parlato il leader Giuseppe Conte. “Oggi c’è la grande assenza della presidente Meloni, che scappa dal Parlamento e dai cittadini”, un atto di “viltà istituzionale. Lo so che ci sta guardando dietro qualche computer”, presidente Meloni, e quindi “mi rivolgo a lei. Non è venuta qui” a parlare di Almasri, “non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto!”, ha detto. “Siamo diventati il porto franco e il paese dei balocchi dei criminali. Nordio è stato scandaloso”, su Almasri “lei non ha parlato da avvocato difensore di Almasri” ma da “giudice assolutore! Lei si dovrebbe vergognare. Ma voi pensate davvero che gli italiani siano tutti idioti?”, ha aggiunto.
I cartelli di Avs
Durante il suo intervento alla Camera, il deputato di Avs e segretario di Si Nicola Fratoianni ha mostrato in Aula la foto di una bambina torturata in Libia. “Questa bambina quando è stata torturata da Almasri? Questo è il punto della questione. Ministro Nordio, lei che ha studiato con attenzione, quando è stata torturata da Almasri? Visto che si è assunto la responsabilità di non fare il suo dovere”, ha chiesto. Dopo l’intervento di Fratoianni, i deputati di Avs hanno esposto cartelli raffiguranti foto di persone torturate.
Renzi: “Nordio? Imbarazzante. Meloni forte con i deboli e debole con i forti”
Al Senato nel dibattito è intervenuto anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. “Abbiamo ascoltato un ministro imbarazzato, il ministro dell’interno. Se la digos arresta un criminale pericoloso penso ci sia imbarazzo nel capo delle forze dell’ordine vedere che la politica lo libera. Lei Nordio è stato imbarazzante, è venuto in Aula a fare la difesa di Almasri. Lo dico con Manzoni: che vuole che me ne faccia del suo latinorum? Almasri ha torturato, ucciso, violentato bambini e voi lo avete rimandato in Libia col volo di Stato e il tricolore”, ha detto. Poi un attacco a Meloni: “Pensavate di aver trovato la lady di ferro, ma avete trovato l’uomo di burro, forte coi deboli e debole coi forti. Se ci fosse stato un minimo di coraggio da parte della vile premier, ella sarebbe venuta qui e avrebbe detto che c’è un interesse nazionale di questo paese e si chiama Eni. Se Meloni avesse voluto difendere l’interesse nazionale lo avrebbe detto. Ma non lo fa, scarcera i torturatori di bambini”.
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