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Vecchi soci con Marchi ed Europa Investimenti. Poi scatterà un secondo riassetto
Coin spa, definito l’aumento di capitale per il salvataggio. Le trattative con i creditori sono ancora in corso e si dovranno chiudere entro il 23 febbraio, data ultima concessa dal Tribunale di Venezia per la protezione dei creditori sulla procedura di composizione negoziata della crisi; ma il salvataggio di Coin pare disincagliato. Martedì a Roma, nel tavolo con i sindacati al ministero delle Imprese, e poi in una nota, Coin ha comunicato di aver ricevuto «proposte vincolanti per la sottoscrizione di un aumento di capitale per complessivi 21,2 milioni» da una serie di investitori e di poter dunque contare su tale importo per chiudere la composizione con i creditori e avviare il piano di rilancio.
Gli impegni, in ogni caso, specifica ancora la nota di Coin, sono subordinati all’omologa del Tribunale di Venezia sull’accordo di ristrutturazione dei debiti «e sul piano economico finanziario correlato», atteso per la prima metà dell’anno. In termini pratici il disegno sarà organizzato su tre capitoli principali. Il primo viene incontro in parte alle richieste dei creditori sugli oltre 200 milioni di debiti, in un’intesa che dovrà passare per il Tribunale. Il secondo caposaldo riguarda la chiusura di sette punti vendita in Italia nei prossimi mesi, tra cui, in Veneto, l’outlet di San Donà di Piave (Venezia), a giugno, e lo store di Vicenza, a gennaio 2026. Lo stop a negozi in perdita implica la necessità di individuare accordi sindacali, attraverso ricollocamenti o altre formule, per 92 lavoratori sui 1.390 totali.
Il rilancio industriale
C’è infine il tema del rilancio industriale in senso stretto, con investimenti su più fronti, includendo in questo pure l’ingresso di nuovi marchi, per riportare la struttura a produrre profitti. Questo considerando che, allo stato attuale, Coin è un sistema in grado di fatturare intorno ai 260 milioni ma che è gravato da debiti per 234. L’aumento di capitale concordato rappresenta solo un primo passo per mettere in sicurezza la società , che dovrà esser integrato nei prossimi mesi, rendendo difficile ora immaginare l’assetto finale delle partecipazioni e della governance. La società comunque ha specificato nella nota di ieri che sono in corso «negoziazioni avanzate con altri investitori e finanziatori interessati a partecipare al progetto di rilancio di Coin».
I player
Ma chi sono i player che intanto puntano esplicitamente sull’azienda veneziana? I due principali vengono indicati in Mia srl, veicolo riferibile all’imprenditore Marco Marchi, fondatore di Liu Jo, ex presidente ed azionista di Coin con il 15%, e Sagitta, Sgr del gruppo Arrow che fa capo ad Europa Investimenti, che aveva già acquisito da Intesa e Illimity parte dei crediti bancari di Coin. A completare l’intervento, sia pure con impegni definiti da Coin «residuali», vi sono gli attuali azionisti Red Navy, veicolo che fa capo all’amministratore delegato di Ovs, Stefano Beraldo, Joral Investment, che fa capo all’imprenditore Jonathan Kafri, impegnato nell’abbigliamento e nell’alberghiero, e Hi-Dec Edizioni, riferibile all’imprenditore veneto dei complementi d’arredo, Enzo De Gasperi: ognuno di loro ha quote di Coin intorno al 20%.
La soddisfazione del ministro
«Ringraziamo i nostri collaboratori, per la professionalità e l’impegno dimostrato in questa fase cruciale – è il commento di Andrea Gabola, presidente di Coin, e dell’ad, Matteo Cosmi – e confidiamo nel supporto dei nostri fornitori, necessario per portare a termine questa fase e consentire il rilancio». Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro Adolfo Urso, che ritiene il risultato del tavolo una «tappa importante per una soluzione positiva. Sono stati tutelati i dipendenti con un piano di rilancio sostenibile». Anche la Cgil del Veneto giudica positivo l’incontro di ieri ma sollecita «l’avvio urgente di un tavolo territoriale con il coinvolgimento della Regione per affrontare la chiusura dei punti vendita in Veneto».
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