Cos’è Tapestry, la «timeline app» che aggrega in unico feed blog, YouTube, podcast e alcuni social (ma non i più noti)

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Tutto radunato in una sola app: dai messaggi su Bluesky ai video di YouTube, dai podcast ai post pubblicati nei blog. Ma gli aggregatori di contenuti non possono accedere ai social più popolari: Facebook, Instagram, TikTok, X

Un’app per domarli, un’app per trovarli, un’app per ghermirli e in unico feed incatenarli. Chiedendo perdono per avere sfruttato la celebre citazione tolkeniana dal Signore degli Anelli, possiamo riassumere così la novità lanciata per ora solo per iOS che ha come obiettivo quello di riunire in unica piattaforma i contenuti che arrivano da diversi social.
Si chiama Tapestry e, proprio come un arazzo (questa è la sua traduzione in italiano), crea una narrazione coerente da «fili» diversi. Da post sul blog preferito, l’ultimo episodio del podcast che ascoltiamo ogni giorno all’ultima polemica su Bluesky, tutto in ordine cronologico in un unico «feed».

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Come funziona Tapestry

Pausa caffè, fingiamo sia l’unico momento in cui ci concediamo un momento per controllare quello che succede online. Apriamo la prima app, scrolliamo, chiudiamo l’app. Si ricomincia da una seconda app. Tempo scaduto per aggiornarsi sui propri interessi, è tempo di tornare a lavorare. Un’app come Tapestry riunisce tutto in un’unica vista prendendo contenuti da più feed. Se vogliamo leggere tutte le notizie e le discussioni sul caffè, per esempio, l’app le raduna in una sola bacheca, pescando dai siti dove di solito ascoltiamo podcast, guardiamo video (per esempio YouTube) e leggiamo post (come Bluesky, Mastodon o Tumblr). I contenuti, inoltre, sono presentati in ordine cronologico invece dei classici feed algoritmici che sono diventati una caratteristica centrale dei social.





















































L’app fornisce alcune opzioni per gestire il proprio «feed unificato», come quello di coprire (in inglese è «muffle», che si traduce con smorzare o attenuare) certi argomenti o proprio di nasconderli. Per esempio, se stiamo guardando una serie tv e non vogliamo diventare vittima di spoiler, i contenuti che riguardano quello show possono essere ridotti in una semplice barra (che non mostra il post, ma lascia intendere cosa c’è al suo interno) o direttamente nascosti alla vista.
Inoltre, è possibile creare diverse «timeline», ognuna specifica per gli argomenti che vogliamo seguire.
Le funzionalità di base sono gratuite. Pagando un abbonamento (meno di due al mese, meno di venti all’anno oppure poco più di 75 euro da versare un’unica volta) è possibile aggiungere opzioni di personalizzazione (come i già citati feed multipli oppure la rimozione delle pubblicità).

Alcune caratteristiche dell’app, tuttavia, potrebbero fare storcere il naso ad alcuni utenti. Innanzitutto, un feed cronologico toglie l’emozione della scoperta per chi apprezza proprio gli algoritmi di raccomandazione dei contenuti.
Inoltre, non è possibile interagire direttamente con i contenuti. Tapestry serve solo a raccoglierli e mostrarli. Per mettere un «mi piace», per aggiungere un commento o leggere quello degli altri, per esempio, è necessario uscire dall’app e visitare quella originale (magari cercando anche il post in questione).
Infine, per adesso la scelta dei «connettori» (cioè le app a cui ci si può collegare direttamente) è limitata. A parte le opzioni come quelle legate ai blog o ai podcast, che non dipendono da un’app specifica, per i video si può accedere solo a YouTube e non ci sono altri social «aperti» oltre a Mastodon o Bluesky a cui connettersi associando il proprio account. 

Altri esperimenti simili e il problema delle Api

L’idea di riunire in un unico luogo digitale tutti i contenuti non è una novità. Anzi, affonda le proprie radici in un’altra epoca di Internet: quella dei popolari RSS feed, il sistema d’inizio anni Duemila che permetteva di riunire notizie, blog e commenti in un solo contenitore e che allora si concretizzava in realtà come Google Reader e Feedly. 
Nel corso degli anni questi aggregatori si sono evoluti e hanno cominciato ad aprirsi a nuove tipologie di contenuti. Oggi sul mercato ci sono diverse app che offrono funzionalità simili di «aggregazione» dei contenuti: da Reeder ad Unread, da Surf a Feeeed. Diversa l’estetica, alcune caratteristiche specifiche, ma l’idea di fondo rimane la stessa: una sola timeline dove trovare tutto quello che ci serve e interessa. Le «timeline app»  — si possono definire così questi aggregatori — sfidano il pluralismo del panorama social e propongono un modo per combattere la dispersione dei contenuti.

In alcuni casi, tuttavia, sono pensate non tanto per riunire post da diversi siti ma per riorganizzare i contenuti di un solo social in feed personalizzati. È il caso di Twitterrific (che era prodotto da The Iconfactory, la stessa che ora presenta Tapestry), che era pensato per consentire agli utenti di personalizzare la propria interfaccia, gestire la visualizzazione dei tweet e filtrare i contenuti visualizzati nel feed. Un’esperienza arrivata alla fine dopo anni di attività quando l’accesso alle Api (cioè gli strumenti informatici usati per attingere direttamente ad alcune informazioni di un sito o un servizio) è stato improvvisamente negato agli sviluppatori, rendendo così inutilizzabili sistemi come (appunto) Twitterrific e altre piattaforme simili.
Ma Twitter/X non è l’unica. Altri social come Facebook e Instagram o TikTok sono sistemi «chiusi», cioè non offrono l’accesso ai propri feed tramite Api. A meno che questa situazioni non cambi nel prossimo futuro, significa che app come Tapestry non potranno offrire agli utenti l’esperienza completa di tutte (ma proprio tutte) le piattaforme riunite in un unico spazio. 

5 febbraio 2025 ( modifica il 5 febbraio 2025 | 17:00)

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