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L’emiciclo dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa © DiamondDallas/Shutterstock

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L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha deciso di posticipare la ratifica delle credenziali della delegazione georgiana fino al soddisfacimento di condizioni, tra cui riprendere il percorso UE e affrontare le irregolarità relative alle elezioni. Tbilisi di contro ha abbondato la PACE

Dopo la Russia nel 2022 e l’Azerbaijan 2024, nel 2025 è la Georgia del Sogno Georgiano ad allontanarsi dalla principale organizzazione continentale di tutela dei diritti umani e dello sviluppo democratico.

Membro del Consiglio d’Europa dal 1999, la partecipazione a questa istituzione era stata percepita da Tbilisi come un grande ritorno alla democrazia e alla civiltà europea. Nel discorso tenuto nell’emiciclo il primo ministro Zurab Zhvania dichiarò la frase manifesto “Sono georgiano, quindi sono europeo ”, celebrando il successo di una generazione che aveva combattuto per riportare il paese al suo posto, nella famiglia delle democrazie europee.

Proprio da quell’emiciclo, la classe dirigente del Sogno Georgiano ha fatto uscire il paese.

Il Sogno Georgiano abbandona la PACE

Il 29 gennaio l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha deciso di posticipare la ratifica delle credenziali della delegazione georgiana fino al soddisfacimento di condizioni. La risoluzione è stata adottata con 114 voti a favore, 13 contrari e 7 astensioni.

Secondo la risoluzione gli eventi successivi alle elezioni parlamentari del 26 ottobre 2024, tra cui violazioni della libertà di espressione e assemblea, la repressione dell’opposizione e della società civile, sono incompatibili con gli obblighi della Georgia come membro del Consiglio d’Europa.

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PACE richiede che le autorità georgiane affrontino con urgenza le irregolarità emerse durante le elezioni e creino un ambiente favorevole a nuove elezioni parlamentari democratiche nei prossimi mesi, che la Georgia riprenda il percorso di adesione all’Unione Europea, interrotto il 28 novembre dal “primo ministro” Irakli Kobakhidze (legittimato solo da un parlamento che si è autoconvocato, in violazione di diverse procedure costituzionali), e che ponga fine alla brutalità della polizia e agli abusi dei diritti umani, avviando indagini efficaci sui casi segnalati.

Un’altra condizione fondamentale è la liberazione di tutti i prigionieri politici prima della prossima sessione di aprile. Sono centinaia le persone finite in detenzione per aver partecipato alle proteste contro la svolta anti-europea del governo georgiano, e molte restano in detenzione preventiva con possibili condanne.

Infine, PACE chiede l’abrogazione di leggi controverse, come la Legge sugli agenti stranieri, e il rafforzamento della cooperazione della Georgia con il Consiglio d’Europa, con la piena partecipazione al processo di monitoraggio dell’Assemblea.

Di fronte allo smacco il Sogno Georgiano ha deciso di andarsene sdegnato, abbandonando la PACE.

L’ennesima manipolazione

Le opposizioni e la società civile hanno riconosciuto la posizione della PACE per quello che è, cioè la prova della deriva anti-democratica di un governo che non rappresenta in modo legittimo il paese, del suo isolamento dal consesso democratico ed europeista internazionale.

Per le forze anti-Sogno Georgiano è un importante riconoscimento a livello internazionale della battaglia che si porta avanti con una mobilitazione nazionale da più di due mesi e che si incarna delle piazze, nelle numerose manifestazioni e nelle sale istituzionali dove la presidente uscente (ma mai uscita, dato che ha dichiarato un’estensione di mandato fino a legittime elezioni) Salomè Zourabishvili continua indefessamente a perorare la causa di nuove elezioni, del ritorno alla democrazia e al percorso europeista.

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Il Sogno continua invece con le manipolazioni basate sul complotto dello stato profondo, del partito della guerra che tiene in ostaggio le burocrazie europee (deliberatamente creando confusione sulle istituzioni e organizzazioni europee) e che punisce il coraggio del Sogno Georgiano.

Torna il tema del ricatto: le condizioni poste dalla PACE sarebbero un ricatto, non il prevedibile requisito per fare parte di un’organizzazione la cui partecipazione impone dei parametri, e la cui mancanza di rispetto implica una serie di possibili misure fra cui appunto il limitato accesso al voto parlamentare ecc.

Ma la retorica del Sogno non è mai così articolata: è un misto di trionfalismo e vittimismo. Perciò questo voto della PACE è rappresentato come una vittoria: la delegazione sarebbe stata ratificata ma siccome è tutta una congiura e una mancanza di rispetto, la cooperazione è interrotta. Il tutto in salsa rigorosamente anti-europeista e nazionalista.

Sono passati 26 anni dal discorso di Zhvania e quella Georgia è ancora ben viva e rappresentata, ma nelle sue piazze non nell’emiciclo in cui il discorso è stato tenuto.

E nemmeno nell’emiciclo di Tbilisi, in un auto-convocatosi, semi-deserto parlamento, boicottato da quelle opposizioni i cui rappresentanti sono stati picchiati e arrestati.

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