«I miei idoli? Gratteri, Rino Gaetano e Maradona»

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Federico vive e studia in Toscana. Ma nelle sue vene scorre sangue in parte calabrese. Il papà viene da Cutro, la mamma è di Lucca. Federico ha sofferto per essere un carattere iper sensibile. Ma in lui c’è quanto di meglio si possa pensare per un ragazzo della sua età. Attualmente si divide fra università, calcio, amici e parenti e soprattutto la musica. Fra i suoi artisti preferiti c’è Rino Gaetano.

«Mi chiamo Federico Del Libano, sono un ragazzo del 2000 e sono uno studente della facoltà di Scienze dell’educazione e della formazione a Firenze. Mio papà è di Cutro, invece mia mamma è di Lucca, infatti sono nato e cresciuto qui, ho fatto le scuole qui, e proprio grazie alla scuola, ad alcuni miei ex insegnanti e a qualche amico, ho intrapreso questo percorso della musica».

Federico tranquillo ma anche inquieto. «Da ragazzino ero nel complesso tranquillo esternamente, ma internamente molto inquieto, perché credo di avere da sempre una certa sensibilità e questo mi ha portato a soffrire molto più di altri. Non ero sereno e tenevo questa sofferenza dentro».

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Il suo carattere gli ha creato diversi problemi. «Non capendo questa mia caratteristica, tanti insegnanti a scuola e dirigenti calcistici spesso hanno provato a farmi passare come il Cassano di turno, pur di convincere l’allenatore a non farmi giocare. Ma mai ho preso un’espulsione, né sono stato al centro di risse o offese verbali».

A scuola sono accadute altre cose importanti, fra cui rapporti disciplinari e sospensione dalle lezioni. «Sí, con alcuni prof di scuola ho dato il peggio di me. Ho sofferto in tutto il mio percorso scolastico. Non riuscivo a sopportare le ingiustizie a scuola, spesso prendevo provvedimenti disciplinari, una volta anche una sospensione. Sospensione che mi fece perdere il secondo anno di scuola. Anche da questa sofferenza nasce la mia voglia di scrivere».

Dove nasce la tua passione per la musica? La mia passione per la musica nasce in macchina con mio padre e con qualche parente, ascoltavamo i vecchi cd di Rino Gaetano, Zarrillo, Baglioni e diversi altri cantautori. Spesso a scuola con la mia classe ho partecipato a dei concorsi di poesia o musica.  Abbiamo vinto qualche concorso e da lì ho iniziato a coltivare la mia passione per la scrittura. 

Non avevi mai scritto canzoni. «Ero già abituato a scrivere temi, ma mai canzoni. Con la pandemia mi venne qualche idea e iniziai. Conobbi Marco Fasano, in arte Niveo, che poi andò a Amici di Maria de Filippi, e da lì cominciai a frequentare la scuola di canto».

I tuoi miti del mondo dello spettacolo?  A “Il Crotonese” con Rosario Rizzuto, ho parlato di Nicola Gratteri e Rino Gaetano, miei idoli da sempre.

Ho una grande stima per Zarrillo, ma anche per Vecchioni. Caratterialmente amo molto Jovanotti, perché trasmette una serenità che nessun artista riesce a dare, ma nasconde anche una certa malinconia, come si percepisce in alcune delle sue canzoni».

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E ci sono canzoni che hanno lasciato il segno. «Farei un duetto con Vecchioni, perché amo la sua “Canzone per Alda Merini”, e mi piacerebbe dedicarla a una persona.

Oppure dico una cosa impossibile, proprio legalmente, mi piacerebbe cantare “Minchia signor tenente” con la divisa della Polizia Penitenziaria e dedicarla al mio zio Carmine. Infatti lui ha avuto un ruolo cruciale in alcune parti di una mia canzone, in cui abbiamo deciso insieme cosa mettere e cosa no, stando ore al telefono»

E c’è un mito in particolare che vorresti qui ricordare. «Sí, non posso non fare un accenno a Maradona, per ciò che ha fatto e realizzato. Ha quasi unito un mondo sotto un’unica religione, quella del calcio».

Cosa hai inciso fin’ora? «Ho inciso “Caporale”, realizzata per un concorso scolastico, proprio agli inizi, infatti a livello vocale ero molto più acerbo di adesso (non che ora sia bravo)».

E ancora. «Ho scritto “Il Biciclettaio Magico (Marco Pantani & Mario Cipollini)”, conoscendo così virtualmente la famiglia di Pantani, e un po’ meglio il campione del mondo Mario Cipollini, che vive nella mia città.

Dopo la canzone sul ciclismo ho scritto “Tu”, la considero la miglior canzone al momento, cantata con la scrittrice di “Una notte” Sara Menicucci.

Poi ho scritto “Lettera di una mamma” dedicata alle mie nonne, quelle di Cutro e quella di Lucca».

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Il tuo ultimo lavoro di cosa parla? Come è nato? «Ultimamente ho inciso due canzoni, “Crotone è” e “Lettera di una mamma”.

“Crotone è” è un inno dedicato ai personaggi, agli usi e ai costumi, e alle tradizioni della provincia di Crotone, e al Crotone calcio, mia unica fede».

Vorresti fare un ringraziamento. «Vorrei ringraziare pubblicamente la mia amica siciliana Nicoletta Zuppardo, mi ha concesso una sua foto per la copertina. Nicoletta rappresenta la vera donna del Sud. Entrò subito nel mio cuore e nelle mie canzoni. Trovai in lei sponteneità ed eleganza».

Cosa è per te la musica?  La musica è tutto: l’amore e il dolore che non ho saputo spiegare nella mia vita e che si è trasformato in parole e messaggi da trasmettere agli altri».

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Quello che ti da più fastidio. «Le cose che odio sono la la mancanza di empatia, la freddezza e l’ignoranza. Non saper comunicare nel 2025 credo che sia la più grande disabilità che una persona possa avere. È quello il vero limite di una persona.

Chi non riesce a capire che le occhiaie sono sinonimo di stress e non di mancanza di sonno, chi si prende gioco delle emozioni degli altri o addirittura a chi ride in faccia agli altri non capendo che un argomento può provocare sofferenza. Chi giudica gli sforzi e il sudore degli altri il non saper chiedere scusa».

Le tue sono osservazioni puntuali. «Con questo non voglio assolutamente fare il santo, perché anch’io sbaglio e spesso non ho saputo chiedere scusa».

Quindi, tornando alla domanda su quello che ti dà più fastidio. «Mi piacerebbe trasmettere agli altri quel pochissimo che ho scoperto e provato nella mia vita, odio l’ignoranza e la prepotenza. Più che ignoranza la chiamerei crisi multidimensionale, perché se i valori sono in crisi (vera crisi del contemporaneo secondo me), anche l’educazione è in crisi. Se l’educazione è in crisi, è in crisi anche la nostra società, e di conseguenza i valori. E se spesso sono in crisi i valori, sono in crisi anche molte professioni, quindi parlerei anche di crisi politica, economica, culturale, ma a questo punto anche spirituale e esistenziale, perché nella crisi dei valori c’è anche una crisi religiosa».

Parliamo della Calabria. Cosa ami e cosa no dei calabresi. «Della Calabria amo il suo mistero, il fatto che sia tutta ancora da scoprire, che anche i piccoli paesini nascondano grandi segreti. Amo la natura, ma anche la sua tranquillità. Amo il rispetto per la morte, perché i cimiteri sono curatissimi e anche le tombe più antiche sono ristrutturate e mai lasciate sole. Amo anche l’umiltà dei calabresi, non si aspettano mai niente, ospitano e accettano ciò che viene dato. Ma soprattutto, della Calabria amo i suoi personaggi, da Rino Gaetano, a Gratteri, a Gattuso, per dirne tre».

Ma vediamo quello che non ti piace. «L’ignoranza di molte persone che porta alla cattiveria che spesso danneggia l’immagine stessa della loro regione e di posti  che come Tropea, Capo Colonna e Le Castella conosciuti ormai in tutti il mondo».



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