L’agevolazione finanziaria fornita a chi ha scarso capitale contrasta la concentrazione della produzione nelle mani di poche, grosse imprese
Nel sud del Mondo, dove le banche sono poche e prevale l’usura, il 90% della popolazione non ha accesso ai servizi finanziari. Secondo l’Unctad, l’agenzia Onu su commercio e sviluppo, sono 500 milioni le microimprese nei Paesi dell’Est e del Sud dei quali solo il 2% di esse ha accesso al credito. L’istituto del microcredito non è semplicemente solidaristico o filantropico ma recentemente ha assunto un carattere istituzionale.
Arginare l’usura
Nel corso della storia, per esempio nel Rinascimento, le prime banche e i principali istituti di credito si ponevano il problema di combattere l’usura. In Italia citiamo il Monte di Pietà di Perugia del 1142 o i Frati Minori Osservanti che si fecero promotori di queste iniziative. Nel nord Europa all’inizio del XIX secolo il pensiero di Friedrich Wilhelm Raiffeisen favorisce la nascita di un credito per i meno abbienti. Il padovano Leone Wollemborg ne sostiene l’espansione in Veneto e don Lorenzo Guetti in Trentino. Attualmente in Italia la Banca Etica e gli istituti di credito cooperativo sono i più attenti alla microfinanza.
Nazioni in via di sviluppo
È nei Paesi emergenti che il microcredito ha la sua principale area di attività. Oltre alle politiche economiche dei Governi centrali, che hanno le loro difficoltà, è nell’iniziativa delle piccole imprese a carattere familiare la ripresa economica di una Nazione. La Grameen Bank nacque nel 1976 nelle zone rurali del Bangladesh con il prof. Muhammed Yunus che ha contribuito alla diffusione culturale dell’idea. Nel 2006 il fondatore ricevette il premio Nobel per la Pace. Tra i pionieri sono da annoverare anche Bank Rakyat (Indonesia) e Prodem (Bolivia) che successivamente venne trasformata nella banca for-profit chiamata Banco Sol. Il microcredito è poi diventato un popolare strumento per lo sviluppo economico, con centinaia di istituzioni emergenti in tutto il terzo Mondo.
Solidarietà a livello personale
Il successo è dovuto al semplice meccanismo pensato per il suo funzionamento. I prestiti vengono concessi a gruppi composti da poche persone con comprovata forte relazione personale, familiare o di amicizia. Se un componente non può restituire la somma concessagli potrà fare affidamento sugli altri ma non può decidere di non restituire la somma per il forte vincolo personale che lo lega al gruppo. La scadenza del prestito è su base annuale ma il rimborso è previsto in piccole quote a cadenza settimanale da pagare a cominciare dalla settimana successiva all’erogazione del prestito.
Gli interessi sono alti proprio per garantire l’ente erogatore. In talune aree si arriva sino al 20%, ma comunque inferiori a quelli bancari per le fasce più povere o a quelli usurai. Fondamentale è il rapporto di fiducia che si stabilisce tra i banchieri e gli utenti e tra gli utenti stessi, visto che non esistono altre garanzie. A pubblicizzare la nuova forma di credito sono gli agenti, che girano per le zone più povere per far conoscere questa nuova opportunità alla gente. Questo semplice funzionamento insieme al vincolo sociale che si crea tra gli utenti sono il motivo per cui la percentuale di rimborso dei crediti si aggira intorno al 98%.
Il patrocinio dell’Onu e il sostegno delle Ong
Il primo riconoscimento del microcredito come strumento di sviluppo avvenne nel 1997 durante il Summit sul Microcredito tenutosi a Washington. L’anno successivo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la risoluzione che riconobbe la microfinanza come strumento efficace per sradicare la povertà di migliaia di uomini e donne. Il riconoscimento più importante ai banchieri dei poveri venne nel 2005 quando le Nazioni Unite dichiarano l’anno del microcredito. Per l’occasione furono promosse una serie di iniziative per diffondere la conoscenza dello strumento finanziario in tutto il Mondo.
Successivamente numerose Organizzazioni Non Governative lo hanno sostenuto nei loro progetti di cooperazione internazionale nel Sud. Il microcredito ha cambiato il modo di pensare l’aiuto allo sviluppo nei programmi di cooperazione internazionale. Rappresenta un modo per uscire dall’assistenzialismo puro e viene riconosciuto come uno strumento che stimola l’attività produttiva e la dignità delle persone. Si mette da parte la vecchia logica della donazione che molto spesso ha contribuito a mantenere le popolazioni aiutate in perversi meccanismi di dipendenza dagli aiuti.
L’idea trova applicazioni anche nei Paesi sviluppati
Anche in Europa il microcredito ha preso piede come uno strumento efficace per stimolare la produttività di piccole aziende in difficoltà. Prestiti inferiori ai 25.000 euro vengono erogati alle microimprese con meno di dieci lavoratori e alle persone in disoccupazione o inattive che non hanno accesso ai servizi bancari tradizionali. Questo sistema può facilitare il passaggio dalla disoccupazione al lavoro indipendente e consente l’accesso al finanziamento alle persone alle quali le banche rifiutano il finanziamento dei loro progetti in considerazione dell’insufficienza delle garanzie presentate.
Le iniziative dell’Ue e del Governo italiano
Nel 2007 la Commissione europea ha emanato una comunicazione per una iniziativa europea per lo sviluppo del microcredito a sostegno della crescita e dell’occupazione. Quindi può svolgere un ruolo significativo nel quadro dell’attuazione della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Seppur con caratteristiche differenti esistono numerose esperienze in Italia e programmi specifici del sistema creditizio nazionale.
La formazione al microcredito passa attraverso una serie di proposte formative rivolte a studenti universitari, master di specializzazione e corsi specifici per chi si vuole avvicinare alla tematica. Sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica è stato creato un Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito che promuove la microfinanza attraverso una rete di realtà attive. Peraltro, anche se si sta estendendo negli Stati membri dell’Unione europea, molto resta ancora da fare affinché questo strumento possa sviluppare tutto il suo potenziale.
Nicola Sparvieri
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