Il vino nelle Marche, fra crisi del settore e voglia di cambiamento • Filiera Futura

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L’ultima tappa di Terra & Tech è stata a Cupramontana. Tra difficoltà, cambiamenti climatici e nuovi trend sono parecchie le sfide di un territorio che produce eccellenze e manifesta una notevole propensione alla qualità e alla sostenibilità.

La produzione e il consumo di vino stanno andando incontro a grandi trasformazioni che seguono la scia di fenomeni globali come il cambiamento nelle abitudini alimentari, lo spostamento delle fasce climatiche, l’instabilità del mercato, l’aumento dei costi di produzione.

Ogni territorio sta reagendo in maniera diversa a questi problemi diffusi e comuni. L’incontro Terra & Tech Marche tenutosi lo scorso 17 luglio a Cupramontana – promosso da Filiera Futura, Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana e Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi in collaborazione con l’Incubatore del Politecnico di Torino I3P – è stata l’occasione per produttori, esperti e appassionati per confrontarsi sul presente e il futuro della produzione vitivinicola nella regione.

«Le Marche – ci spiega Daniela Sorana, delegata Marche dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino e dipendente storica della cantina Colonnarasono un territorio che ha tanto da offrire, dal punto di vista turistico. Stupisce sempre coloro i quali la approcciano per la prima volta». 

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L’azienda vitivinicola Colonnara di Cupramontana produce alcune eccellenze marchigiane. Il Verdicchio, innanzitutto, un vino bianco molto apprezzato, ma anche la Lacrima, il Montepulciano e il Sangiovese. Insieme a Pecorino e Passerina sono i vitigni più diffusi nelle Marche.

Le Marche spiccano anche per una notevole propensione alla qualità e alla sostenibilità. «La nostra regione – continua Sorana è tra le prime regioni italiane con maggiore superficie agricola a coltura biologica. Sicuramente anche questo è un punto di forza che, insieme alla poca densità abitativa, fa della nostra regione un territorio con un elevato stile di vita». 

Le difficoltà, tuttavia, non mancano e il futuro è costellato da molti punti di domanda e sfide per l’intero settore. Le ricerche mostrano, in tutta Italia, un calo significativo dei consumi di vino, soprattutto dei rossi, che hanno registrato una diminuzione del 15% negli ultimi anni. Questa tendenza è in parte dovuta a un cambiamento nelle abitudini di consumo, con le persone che preferiscono alternative al vino, spinti anche da preoccupazioni per la salute e dalla crescente popolarità di bevande a basso contenuto alcolico.

Un trend particolarmente evidente fra i più giovani. «I giovani oggi – spiega Sorana – consumano altre bevande a discapito del vino. Le previsioni sul consumo del vino non sono rosee, forse bisognerà rivedere l’approccio al consumo del vino, renderlo più facile e alla portata di tutti, soprattutto dei più giovani».

Oltre al calo dei consumi, le aziende del settore vitivinicolo (non solo nelle Marche) devono fare i conti con altri problemi. La crisi climatica sta rendendo più complicata la produzione di vino, spostando le fasce climatiche ideali verso altitudini maggiori e favorendo la diffusione di parassiti. Inoltre l’aumento dei prezzi delle energia e delle materie prime sta aumentando i costi di produzione di un prodotto che ha margini piuttosto bassi. 

Come spiega Antonio Centocanti, Presidente Azienda Vinicola Belisario di Matelica, «del vino si può fare anche a meno, quindi se le persone si ritrovano in ristrettezze economiche, è normale che vadano a tagliare su quello. Inoltre, oggi tutti sanno fare vino, e questo ha creato una competizione agguerrita che, unita all’aumento dei costi, sta rendendo sempre più difficile per le piccole aziende emergere». 

La sua azienda porta sulle spalle la tradizione delle cooperative vitivinicole e delle cantine sociali, che hanno avuto un ruolo cruciale nello sviluppo del settore nella regione ma che da qualche anno stanno affrontando un forte declino. «Quando io sono entrato nel settore, 30 anni fa, c’erano 25 cooperative, oggi ce ne sono 8. Il fatto è che molte di esse non hanno saputo rinnovarsi e adeguarsi ai cambiamenti della società. Il vino una volta era un prodotto alimentare, oggi è un prodotto di piacevolezza, quindi bisognava passare dalla damigiana alla bottiglia. Non tutti lo hanno fatto».

Come spesso accade, tuttavia, nelle situazioni più problematiche si celano anche le opportunità di cambiamento ed evoluzione del settore. Secondo Centocanti la ricetta da seguire è chiara e si riassume in due parole: collaborazione e comunicazione. «Dobbiamo imparare a collaborare di più e meglio fra aziende del territorio e fare uno sforzo congiunto nella comunicazione di ciò che siamo, in uno sforzo congiunto di cui beneficeremo tutti».

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Certo, per fare questo c’è bisogno di molta collaborazione. «Dobbiamo vedere il nostro vicino come un alleato e non come un potenziale rivale». Chissà che lo spirito cooperativo che per anni ha animato queste valli non possa tornare d’aiuto.



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