Disposto l’obbligo di dimora per tutti: il commercialista Heinz Peter Hager dovrà restare ad Appiano, l’imprenditore Paolo Signoretti ad Arco. Stop ai domiciliari su richiesta dei pm
La decisione arriva pochi giorni dopo il deposito delle motivazioni dell’ordinanza del Tribunale del Riesame con la quale il 19 dicembre erano stati confermati gli arresti domiciliari ai sei indagati. Il gip Enrico Borrelli, su richiesta della stessa Procura, ha sostituito i domiciliari con la misura, meno afflittiva, dell’obbligo di dimora. Come aveva deciso a inizio dicembre, dopo l’interrogatorio di garanzia, per la sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi.
Liberi ma vincolati al comune di residenza
Dopo due mesi tornano liberi quindi, ma dovranno restare nel proprio comune di residenza, il commercialista bolzanino Heinz Peter Hager che non potrà però spostarsi da Appiano, l’imprenditore arcense Paolo Signoretti e Vittorio Fravezzi di Dro, indagati nell’ambito dell’inchiesta «Romeo» sui presunti intrecci illeciti tra politica e affari che ha scosso l’intera regione e ha portato a 8 arresti e 77 indagati, tra cui il magnate austriaco René Benko (arrestato in Austria per il crac Signa). Potranno di nuovo lavorare anche gli architetti Fabio Rossa e Andrea Saccani, di Bolzano (il Riesame aveva già concesso loro questa possibilità, ma l’Ordine li aveva sospesi) ed è libera con l’unica prescrizione di restare nel proprio comune anche Daniela Eisenstecken. Una decisione attesa e accolta con soddisfazione martedì dalle difese che avevano battagliato davanti al Tribunale del Riesame e stavano già predisponendo il ricorso per Cassazione.
Divieto di avere contatti della pubblica amministrazione
Secondo il giudice l’obbligo di dimora è una misura sufficiente per salvaguardare le esigenze cautelari. Ma sono stati gli stessi pm Davide Ognibene e Alessandro Clemente a chiedere la sostituzione. La decisione è motivata dal fatto che in mano alla Procura c’è già un fascicolo istruttorio corposo e per proseguire con le indagini tecniche e l’analisi dei dispositivi sequestrati, telefoni cellulari, tablet e computer, servirà tempo. Ci vorranno settimane, forse qualche mese prima di completare l’attività istruttoria, pertanto è stato deciso di applicare una misura meno afflittiva che consenta a tutti di poter ricominciare a lavorare in modo continuativo, fermo restando il divieto di avere contatti con la pubblica amministrazione. Già il giudice delle indagini preliminari e poi il Riesame si erano espressi a favore del ritorno al lavoro degli indagati, ma non per tutti era stato possibile. Sui due professionisti altoatesini pendeva la spada di Damocle della sospensione, ma «ora con la revoca degli arresti domiciliari decadrà anche questa», osserva l’avvocato Beniamino Migliucci che difende i due architetti insieme al figlio Luca.
Le difese: ridimensionate le esigenze cautelari
«Siamo soddisfatti che la Procura abbia tenuto conto delle nostre osservazioni e del fatto che non ci sono le esigenze per mantenere la misura cautelare», affermano i legali. E aggiungono: «I nostri clienti sono convinti che nel processo riusciranno a dimostrare la liceità delle loro condotte». Soddisfatti anche gli avvocati di Paolo Signoretti e Vittorio Fravezzi, Giovanni Rambaldi e Nicola Degaudenz. «Prendiamo atto della decisione del gip, è un provvedimento che conferma la fondatezza delle ragioni da noi già avanzate al Tribunale della libertà», spiega Rambaldi. «Evidenzio che quest’attenuazione è frutto della richiesta della Procura, quindi è un’attestazione del fatto che si sono ampiamente ridimensionate le esigenze cautelari», aggiunge Degaudenz. Un ragionamento condiviso anche dall’avvocato Carlo Bertacchi, che rappresenta Hager.
Le accuse
Nel frattempo i carabinieri del Ros e la guardia di finanza sono ancora al lavoro e le indagini proseguono, ma per le difese la modifica della misura resta un primo passaggio importante. Solo pochi giorni fa erano state depositate le motivazioni che avevano spinto il Tribunale del Riesame a confermare i domiciliari. Negli atti il collegio, presieduto dalla giudice Laura Di Bernardi, aveva confermato l’impianto accusatorio delineato dai due pubblici ministeri, modificando solo la parte relativa all’aggravante del metodo mafioso che è stata slegata dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, ma è stata riconosciuta solo per alcuni episodi. Nel merito, il Tribunale certifica l’esistenza di un sistema corruttivo che sarebbe stato stabile e organizzato, mirato, secondo la ricostruzione dell’accusa, a gestire e «condizionare» gli appalti. I giudici citano alcuni progetti strategici per Bolzano e il Trentino meridionale, come il WaltherPark, il Gries Village, l’area ex Cattoi a Riva del Garda, hotel Palace e ex hotel Arco, nonché ristrutturazioni, edificazioni ex novo e riqualificazioni.
Gli uomini di Benko
Benko viene indicato come il regista della presunta organizzazione criminale, colui che impartiva le disposizioni e seguiva gli affari al telefono, grazie al suo braccio destro, il commercialista Heinz Peter Hager, e il suo alter ego trentino, l’imprenditore Paolo Signoretti. Il Riesame il quadro tratteggiato dalla Procura anche sul modus operandi degli indagati che avrebbero agito con modalità tipicamente mafiose, intimidazioni, seppure non esplicite, mirate a permeare il territorio e far pressioni anche su politici e amministratori locali a fine di realizzare le proprie operazioni speculative. Signoretti avrebbe fatto pressioni sull’assessore del Comune di Riva Mauro Malfer per la riqualificazione dell’area ex Cattoi. L’aggravante del metodo mafioso viene contestata all’imprenditore trentino, all’ex senatore Fravezzi e ad Hager anche in relazione all’accusa di traffico di influenze illecite per il progetto di riqualificazione dell’ex hotel di Arco. È solo un esempio. Accuse che gli indagati continuano a respingere e sono convinti di poter dimostrare la correttezza delle loro azioni.
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