Nell’anno in cui il legislatore ha restituito all’Inps, dopo nove anni, la possibilità di assumere nuovi ispettori, con un concorso che sarà bandito a breve, l’Istituto in Sicilia ha intensificato la sua azione di vigilanza sul territorio, a presidio della legalità nei rapporti di lavoro. Con oltre 62 milioni di euro di crediti Inps accertati (fra contributi evasi, interessi e sanzioni), 5.131 rapporti di lavoro fittizi (simulati al fine di percepire indebite prestazioni da parte dell’Inps), 577 lavoratori in nero e oltre 8.900 irregolari scoperti, gli obiettivi operativi fissati per il 2024 sono stati ampiamente superati. A questo risultato hanno contribuito, in misura decisiva, alcune significative campagne ispettive mirate a colpire fenomeni “aventi dimensioni particolarmente accentuate a livello locale”, che si sono aggiunte alle ordinarie indagini innescate dalle denunce dei lavoratori o dalle segnalazioni di possibili frodi provenienti dall’interno degli uffici.
CASE DI CURA E DI RIPOSO
In un settore che si espande costantemente, la serrata concorrenzialità sul costo dei servizi alimenta un’allarmante diffusione di fenomeni evasivi e varie forme di sfruttamento dei lavoratori. Non sono rari i casi di realtà aziendali “totalmente sommerse, o che denunciano l’impiego di un numero irrisorio di lavoratori (talvolta, uno soltanto), assolutamente irragionevole in rapporto alla tipologia di servizi prestati”. Come già nel 2023, anche nel 2024 l’Inps si è impegnato in una campagna di vigilanza straordinaria sulle strutture destinate alla cura degli anziani. Delle 45 strutture visitate su tutto il territorio regionale, in molti casi con la partecipazione del carabinieri (Nucleo ispettivo del Lavoro) e dei servizi ispettivi delle Asl, solo una è risultata regolare, mentre due ispezioni sono ancora in corso per la necessità di accertamenti di maggiore complessità. Quasi ovunque si riscontrano ore di lavoro non dichiarate, straordinari non pagati, retribuzioni inferiori ai minimi e pagamenti non tracciati. Estremamente diffuso il ricorso al lavoro nero, come pure le violazioni in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro. Nei casi più gravi, è stato contestato anche il reato di caporalato. Nel complesso, l’operazione ha portato all’accertamento di oltre 2 milioni di euro, incluse sanzioni, e alla scoperta di ben 88 lavoratori in nero. Sono inoltre 19 i rapporti annullati e 7 quelli riqualificati come lavoro autonomo, con conseguente iscrizione nella pertinente gestione previdenziale. Non pochi, fra questi, i soggetti che risultano avere indebitamente percepito prestazioni come Naspi, reddito di cittadinanza o di inclusione. (AGI)
In alcuni locali, sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro oltre 40 chili di alimenti vari per cattivo stato di conservazione, oltre alla denuncia penale per frode in commercio, poiché si è riscontrata la somministrazione di prodotti surgelati spacciati per freschi.
RIDER
Infine, un’importante operazione ispettiva nel 2024 ha riguardato una grande impresa operante a Palermo e zone limitrofe nel settore del food delivery (trasporto e consegna a domicilio di cibo pronto alla consumazione). Dagli accertamenti condotti dagli ispettori Inps, è emerso che i lavoratori occupati con mansioni di fattorini (i cosiddetti rider), formalmente assunti con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, erano in realtà dei veri e propri lavoratori subordinati. Nel corso degli accertamenti è emerso che i rider, durante i turni di lavoro organizzati unilateralmente dall’azienda, restavano a disposizione ricevendo da un’applicazione l’ordine di consegna del cibo, e potevano solo accettarlo senza aver modo di conoscerne anticipatamente il contenuto (luogo di ritiro e consegna del cibo). La non accettazione avrebbe condotto a ritorsioni come la sospensione degli ordini per l’intero turno. Allo stesso modo, erano previste ritorsioni per chi non comunicava preventivamente le assenze. In un caso, addirittura, una lavoratrice è stata sanzionata per aver partecipato ad una manifestazione pubblica di protesta per le condizioni in cui versavano i rider. La riclassificazione da co.co.co. a dipendenti degli oltre 500 lavoratori impiegati lungo un arco temporale di 5 anni ha comportato, ai danni dell’azienda, l’addebito di circa 6 milioni di euro di contributi e 1,7 milioni di sanzioni.
IPAB
Si stima che siano circa 600 i lavoratori interessati, dipendenti delle 85 Ipab censite all’Inps, per i quali risultano periodi lavorativi non denunciati e contribuzione non versata.Già a partire dal 2021 l’Istituto ha segnalato la grave criticità all’organo vigilante e avviato i primi accertamenti ispettivi, grazie ai quali si è cercato di delineare le reali dimensioni della situazione debitoria delle Ipab ispezionate. Le 50 ispezioni fin qui portate a termine (di cui, solo in quattro casi la situazione contributiva è risultata regolare) hanno condotto all’addebito di circa 22 milioni di euro fra contributi non versati e somme aggiuntive. In alcuni casi, gli ispettori hanno constatato la sostanziale inattività dell’ente, la chiusura della sede o perfino la difficoltà a rintracciarne il rappresentante legale (per l’avvicendamento dei commissari nominati dalla Regione), pur rimanendo l’Ipab formalmente in essere e il personale mai cessato o trasferito. Nel corso del 2024 sono stati 16 gli enti visitati nell’ambito di questa campagna, che è destinata a proseguire e concludersi nel 2025, arrivando a coprire la totalità delle Ipab censite in Sicilia. Dagli accertamenti condotti nell’anno 2024, sono scaturiti verbali per circa 4,3 milioni di euro di contribuzione dovuta e 2,9 milioni di sanzioni. (AGI)
In molti casi, per non mettere a rischio la salute degli anziani ospiti, non è stato possibile disporre l’immediata sospensione dell’attività lavorativa, pur sussistendo tutti i presupposti di legge per l’applicazione di questa misura.
CONTRATTI DI RETE
Un meccanismo sofisticato di elusione contributiva è quello che fa perno sui contratti di rete. Il contratto di rete è una forma di aggregazione di imprese, che prevede la cooperazione fra esse per il perseguimento di obiettivi condivisi, mantenendo l’indipendenza e l’autonomia di ciascuna. Tuttavia, sotto la copertura di questo strumento, di per sé pienamente legittimo, può nascondersi un utilizzo massivo e distorto del distacco dei lavoratori da un’impresa all’altra, finalizzato a trarre vantaggi economici attraverso la violazione di diritti fondamentali dei lavoratori e la totale evasione degli obblighi contributivi. In parallelo ad una più ampia indagine condotta dalla Procura di Catania (che nel mese di maggio ha sgominato un’organizzazione su scala nazionale, con 33 persone indagate per reati di associazione a delinquere, riciclaggio, false fatturazioni e omesso versamento di ritenute previdenziali), una specifica campagna ispettiva Inps, condotta con i carabinieri del Nucleo ispettivo del Lavoro, ha portato alla luce ben 603 distacchi illeciti, riguardanti altrettanti lavoratori impiegati in sei imprese di trasporto merci e logistica attive nelle province di Palermo e Catania. Una trentina in totale sono le aziende coinvolte nel vorticoso giro di distacchi, per un addebito pari a circa 2,5 milioni di euro di contribuzione evasa più 1,2 milioni di somme aggiuntive.
LAVORO SOMMERSO E IRREGOLARE NEL TURISMO
Nell’ambito dell’operazione “eState in regola”, condotta congiuntamente dall’Inps e dalla Guardia di Finanza sul territorio di Messina durante la stagione estiva, particolare attenzione è stata dedicata ad un settore di attività fra quelli tradizionalmente più interessati da fenomeni evasivi: quello dei pubblici esercizi nelle località ad alta vocazione turistica. Il totale degli accertamenti congiunti è stato di 56 accessi, da cui è emerso un numero complessivo di 115 lavoratori in nero. I controlli (eseguiti presso bar, ristoranti, pub e stabilimenti balneari) hanno determinato un numero cospicuo di provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale per utilizzo di manodopera in nero e di lavoratori denunciati per aver indebitamente percepito indennità mensile di disoccupazione (Naspi) e reddito di inclusione. In taluni casi, in occasione dei controlli sono emerse anche irregolarità di natura sanitaria che hanno richiesto l’intervento del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Messina. (AGI)
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