Lavoro, i problemi di salute mentale costano 63 miliardi l’anno

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La salute mentale rappresenta una delle sfide più urgenti per il sistema sanitario ed economico italiano. Secondo il rapporto “La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia”, realizzato da Angelini Pharma in collaborazione con The European House – Ambrosetti e presentato presso il Ministero della Salute, i disturbi mentali generano un costo annuo di circa 20 miliardi di euro per l’Italia. Se si considerano anche la perdita di produttività, l’assenteismo e la disoccupazione di lunga durata, le perdite complessive superano i 63 miliardi di euro, circa il 3,3% del Pil.

L’importanza dell’investimento in salute mentale

Attualmente, l’Italia destina solo il 3,4% della spesa sanitaria nazionale alla salute mentale, un valore inferiore alla media europea. Il rapporto evidenzia che portare questo investimento al 5% potrebbe generare benefici diretti e indiretti pari a 10,4 miliardi di euro. Il ritorno sull’investimento (Roi) stimato è particolarmente significativo: per ogni euro speso in salute mentale, il sistema economico ne guadagnerebbe 4,7.

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Sergio Marullo di Condojanni, Ceo di Angelini Industries, ha sottolineato come da oltre 50 anni l’azienda si dedichi “al miglioramento della Brain Health, combinando innovazione scientifica e impatto sociale” e con l’appotto del venture capital interno il gruppo ha “affiancato alla ricerca interna un approccio di open innovation, investendo in soluzioni di cura estremamente avanzate” mentre nel sociale “siamo impegnati con numerose iniziative nella lotta allo stigma purtroppo associato ai disturbi di questa natura”.

L’impatto socio-economico e il divario territoriale

I disturbi mentali colpiscono principalmente la popolazione in età lavorativa: il 64,8% dei casi si registra tra i 20 e i 64 anni, ma solo il 57,9% di questi riceve un trattamento adeguato. Questo porta a costi elevati in termini di produttività ridotta e aumento della spesa assistenziale e sanitaria. Inoltre, il tasso di occupazione delle persone con problemi di salute mentale è solo del 42,7%, un valore che scende ulteriormente al 40,2% nei casi più complessi, risultando fino a venti punti percentuali inferiore rispetto alla media della popolazione generale.

Un altro aspetto critico riguarda il divario territoriale nel trattamento dei disturbi mentali: in Alto Adige si registrano 266,1 casi trattati ogni 10.000 abitanti, mentre in Sardegna solo 84,8. Questa disparità sottolinea la necessità di un maggiore coordinamento tra le Regioni per garantire un accesso equo alle cure.

Il nuovo Piano nazionale per la salute mentale

Durante l’evento il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato un aggiornamento del Piano nazionale per la salute mentale. “È pronto, lo stiamo sottoponendo alle direzioni competenti prima di condividerlo con le Regioni, un aggiornamento al documento mancava da dieci anni”, ha detto. La strategia prevede investimenti mirati sui servizi territoriali e “un approccio integrato che riconosca la salute mentale come parte essenziale della salute pubblica”, ha concluso Schillaci.

Verso una nuova cultura della salute mentale

Il professor Alberto Siracusano, dell’Università Tor Vergata di Roma, ha ribadito che “la risposta a questa sfida dipende dall’impegno collettivo: è fondamentale promuovere un approccio ‘One Mental Health’ per una cultura della salute mentale che risponda ai bisogni della popolazione in tutte le fasi della vita, con particolare attenzione alle donne, agli anziani e al tema drammatico della solitudine”. Inoltre, è fondamentale combattere lo stigma sociale che ancora oggi circonda i disturbi mentali, impedendo a molte persone di cercare l’aiuto necessario.

L’iniziativa “Psychedelicare”, che ha già raccolto 13.000 firme in Italia, punta a sensibilizzare le istituzioni europee sull’importanza di investire in ricerche sulle terapie assistite da sostanze psichedeliche, già rivelatesi efficaci per diverse patologie psichiatriche.

Investimenti efficaci

Il rapporto dimostra chiaramente che investire in salute mentale è una necessità non solo sanitaria, ma anche economica e sociale. “È fondamentale aumentare gli investimenti in salute mentale dal 3,4 al 5% della spesa sanitaria per raggiungere la media Ue: per ogni euro investito in cura e tutela a livello europeo il ritorno in termini di produttività e costi evitati è di 4,5.

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In Italia è di 4,7″, ha spiegato Gabriele Ghirlanda, Executive Director Global Value, Access & Public Affairs di Angelini Pharma. “Ciò comporterebbe 2 miliardi di spesa aggiuntiva, con un ritorno di circa 10 miliardi”, ha aggiunto.



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