Milano, scoppia il caso sulla «contro-inaugurazione» dell’anno giudiziario: i magistrati disertano l’evento degli avvocati

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di
Luigi Ferrarella

L’associazione dei penalisti organizza due giorni di dibattiti sulla separazione delle carriere con un solo magistrato e invita i dirigenti solo ai saluti istituzionali. La reazione: «Disagio per il clima di delegittimazione, non verremo». Il gelo tra le due categorie a Milano è un inedito

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È gelo a Milano tra magistrati e avvocati, come da anni non si misurava nei rapporti solitamente buoni nel «rito ambrosiano» anche nei momenti di contrapposizione, dopo che l’Unione delle Camere Penali Italiane, cioè l’associazione degli avvocati penalisti organizzatrice quest’anno a Milano il 7 e 8 febbraio della controinaugurazione dell’Anno Giudiziario dei difensori, ha costruito attorno al ruolo del pubblico ministero un programma di dibattiti molto polarizzato: già nei titoli dei contenuti («L’egemonia delle Procure», «Da Mani Pulite alla nuova Repubblica giudiziaria», «Il nuovo Csm da terza Camera a organo di garanzia»), e ancor più nella ventina di relatori (avvocati, professori, politici) accomunati dal favore per la legge costituzionale di iniziativa governativa per la separazione delle carriere tra giudici e pm, a fronte dei quali un unico magistrato è chiamato in una sessione di discussione, il procuratore generale di Roma, Giuseppe Amato.

In questa cornice i dirigenti di tutti gli uffici giudiziari di Milano erano stati invitati dall’Ucpi (al pari del presidente della Regione, Attilio Fontana, e del sindaco di Milano, Beppe Sala) soltanto a portare venerdì alle 13.30 i «saluti istituzionali» prima dell’intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e (finita la prima sessione) del vicepresidente Csm, Fabio Pinelli.
 
Ma ieri la procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, il delegato Vincenzo Tutinelli dal presidente della Corte d’Appello del distretto, Giuseppe Ondei (che si trova all’estero), il presidente del Tribunale, Fabio Roia, e il procuratore Marcello Viola hanno declinato l’invito, in una lettera esprimendo «con sincerità il disagio ad intervenire in un contesto complessivo nel quale la magistratura viene sistematicamente delegittimata e individuata come un ordine estraneo alla cultura istituzionale, quasi eversivo»: evidente riferimento, quest’ultimo, all’espressione adoperata dall’Ucpi nel comunicato alla vigilia di Natale (dopo le assoluzioni di Renzi e Salvini) su «l’uso politico dello strumento giudiziario da parte della magistratura, che ha avuto nel nostro Paese tratti eversivi»).




















































 I vertici degli uffici giudiziari milanesi rimarcano che con i penalisti si sono spesso trovati fianco a fianco sulla dignità dei detenuti o sull’effettività del diritto di difesa, ma la volontà di «scrivere un’agenda per dialogare con serenità sui contenuti delle riforme» deve partire «da un ineludibile presupposto fondato sul reciproco rispetto istituzionale e dei ruoli», mentre «la delegittimazione dell’istituzione giudiziaria impone al contrario di manifestare con fermezza il disagio».

«È uno strappo che la comunità dei penalisti faticherà a superare, un’occasione di ascolto e dialogo si è trasformata in occasione di scontro», replica la Camera Penale di Milano presieduta da Valentina Alberta: nei due giorni «continueremo a discutere, con i colleghi delle Camere penali di tutta Italia, di tanti temi rilevanti quanto controversi, con il rammarico di un dibattito privato di interventi istituzionali importanti». Il pg romano Amato ha confermato la propria presenza alla sessione finale di sabato con il presidente Ucpi Francesco Petrelli, il viceministro Francesco Paolo Sisto, l’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon e il professor Vittorio Manes.

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5 febbraio 2025 ( modifica il 5 febbraio 2025 | 07:40)

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