Sedersi ad un tavolo dove tutti barano

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Le cronache sono piene di fatti e fattacci di persone in odore di corruzione, collusioni, omicidi ed altri crimini vari che tra la prescrizione e numerossissimi cavilli  non finiscono mai ospiti coatti dei confortevoli mini appartamenti statali di 10 metri quadri a spese dei poveri contribuenti italiani. In questo ameno Paese del sole e del mare persino l’ergastolo è considerato una pena troppo severa per chi ha commesso stragi e delitti efferati (ovviamente bisogna appartenere a delle “associazioni culturali” di un certo livello come la loggia P2 & C. e la stessa Confindustria che determina le scelte sia politiche che economiche che inevitabilmente segnano tragicamente le vite di milioni di cittadini) e per questo anche i criminali stranieri partono dai loro paesi per commettere reati “mordi e fuggi” e tornarsene a casa sani e liberi più ricchi di prima  o soggiornare nel nostro territorio dove possono trovare un po’ di sollievo dalle loro preoccupazioni giudiziarie.   

Sentir parlare tutti i giorni dei soliti “furbastri” che navigano con sicurezza e maestria tra i flutti di una palude da loro creata e quindi ben conosciuta ci fa perdere di vista la realtà rappresentata da una moltitudine di persone oneste di cui nessuno parla facendoli divenire trasparenti e privi di considerazione.

Ci sfuggono le stragi di Stato che continuano indisturbate, tollerate e talvolta legittimate da elementi vili ed “opportunisti” disseminati in una magistratura che ogni giorno che passa emana opacità chiaramente salvando l’onore di tutti coloro che ci hanno creduto, hanno lottato ed alcuni hanno pagato con la vita aver agito coraggiosamente seguendo la loro coscienza civile e il loro spirito di servizio verso lo Stato… lo Stato! 

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Già lo Stato! Ci vuole molto coraggio definire questa anomalia “Stato”! Lo sanno tutti coloro che hanno chiesto giustizia e protezione allo Stato ma sono stati traditi e delegittimati, spogliati dei loro diritti costituzionali e naturali proprio da coloro che hanno giurato fedeltà alla Costituzione e per questo dovevano proteggerli e sostenerli.

Sin dalla fine del secondo conflitto mondiale questo popolo è stato condannato a vivere in una situazione paradossale: fu varata una Costituzione democratica ma i vincitori affidarono la gestione dello Stato alla gerarchia fascista (che aveva trascinato l’Italia nella rovina con una inutile e terrificante guerra) che immediatamente allontanava dal tessuto economico ed istituzionale tutti coloro che si erano battuti per liberare il territorio nazionale perché avevano aderito ad un partito non gradito: la libertà di associazione, il diritto al lavoro, la libertà di pensiero furono i primi e gravissimi delitti commessi contro la Costituzione e la democrazia. 

I fascisti e i criminali di guerra furono “sdoganati” dagli “alleati” che restituirono loro il potere, per giunta esonerandoli dall’obbligo di dover rispondere dei loro crimini. Il problema reale è che questo Paese non è mai uscito dal regime feudale che, nel corso dei secoli, ha cambiato nome ma non la sostanza infatti in Italia fascismo e democrazia sostanzialmente sono solo due definizioni che rappresentano una società razzista dove i “cittadini-sudditi” devono vivere sotto i tacchi dei ricchi e della nobiltà clericale.

Siamo realisti! Enrico Mattei e Adriano Olivetti sono stati i due pilastri che hanno riscattato questo Paese dall’arretratezza e povertà: il primo creando un patrimonio economico che ha permesso a milioni di italiani emigranti di ritornare a vivere dignitosamente nel proprio Paese; il secondo elaborando con successo un modello di imprenditoria etica e dando inizio all’informatica. Entrambi sono stati ostacolati ed eliminati.

Parliamo di mafia ma inquadrandola correttamente nel contesto politico ed economico di questo Paese.

Nell’immaginario popolare la mafia appare un’entità criminale distaccata dal paese civile, al di fuori dello Stato perché questo ci tranquillizza infatti vi sono le forze dell’ordine che ci difendono da essa: errore! 

Giuseppe Fava fu “giustiziato” una settimana dopo aver detto pubblicamente che la mafia risiedeva nelle istituzioni e che i cosiddetti mafiosi erano i “galoppini” che servivano coloro che sedevano in Parlamento e operavano ai vertici dello Stato.

Oggi si può ben dire che la mentalità mafiosa è preminente nel popolo italiano, noi viviamo e respiriamo la cultura mafiosa quotidianamente infatti moltissimi italiani senza essere dei “pungiuti” e né aver bruciato il santino talvolta si comportano peggio dei mafiosi perché la mafiosità popolare diffusa non ha un “codice d’onore”.

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Se si entra nei salotti riservati del potere si possono ascoltare discorsi che spesso sono quasi totalmente privi di un impianto morale e giuridico. È la crisi di onnipotenza che investe individui che hanno fatto del potere e dell’arricchimento l’unico obiettivo della loro esistenza.

Quando si raggiunge una cifra a 6 zeri si entra nei templi sacri della finanza e dell’industria dove, durante incontri riservati in luoghi confortevoli con buffet raffinati i lupi si abbrancano per fare affari.

Fuori vi è il gregge che pascola ignaro del destino che gli è stato riservato. La disoccupazione, la povertà, le guerre, la morte per fame, la distruzione dell’ambiente e le gravi malattie che ne derivano si decidono in luoghi riservati dove i pochi ricchissimi esercitano l’infame rituale dell’eterno arricchimento senza limiti.

L’ISTAT pubblica i dati sulla natalità e l’emigrazione giovanile affermando che l’Italia sta invecchiando: meno male che ancora si può invecchiare, c’è rimasto solo quello, in futuro sarà un’impresa titanica arrivarci.

La nostra è una società senza speranze e ambizioni per il fatto che il Paese è vittima dell’autocannibalismo praticato da una classe dirigente di falliti e parassiti. 

Vi è la totale assenza di una coscienza civile sia individuale che collettiva: ancora è in uso chiedere posti di lavoro e glieli trovano nei servizi pubblici dove è il cittadino che produce a pagare quei stipendi. 

Gli stranieri vengono in Italia a fare shopping: acquistano le imprese a prezzo di liquidazione, le svuotano, licenziano i lavoratori e le chiudono eliminando la concorrenza. È quello che hanno fatto i danesi ai cantieri di Trieste, i francesi all’ex ILVA e via dicendo.   Questa catastrofe è stata determinata da una mentalità corrotta diffusa che ha prodotto questo disastro. Non esce vivo l’onesto che si siede ad un tavolo dove tutti barano.

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