La Co.Bi. Costruzioni S.a.s potrà ritornare a far parte della ‘white list’ della Prefettura di Caserta. E’ quanto stabilito dalla prima sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, presieduta da Vincenzo Salamone, in merito al ricorso presentato dal legale dell’azienda, l’avvocato Mario Caliendo, contro il provvedimento della Prefettura di Caserta di rigetto della richiesta di iscrizione negli elenchi dei fornitori, prestatori di servizi e esecutori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa.
La società di noli a freddo e a caldo di macchinari fa capo a Ernesto Biffaro, cugino di Oreste Fabio Luongo, imprenditore di Casal di Principe, assolto in abbreviato, che per i magistrati antimafia avrebbe fatto parte del trust di imprese legate al clan dei Casalesi utilizzato per simulare la regolarità delle gare di appalto indette da enti pubblici, come appunto il Cira, della figura di Luongo ne parlò anche Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco Sandokan Schiavone.
Le motivazioni addotte dall’ufficio territoriale di governo in merito al diniego di iscrizione nella white list risiedono nei rapporti di parentela tra gli accomodatari della società poichè per la Prefettura “il socio accomodatario e rappresentante legale della Co.Bi. È Ernessto Biffaro; socio accomodante e direttore tecnico è Giancarlo Corvino. Ernesto Biffaro è il cugino di Oreste Fabio Luongo,soggetto coinvolto in indagini penali per fatti di criminalità organizzata. Luongo viene descritto quale imprenditore demandato a fare cartello ossia a organizzare la partecipazioni d’imprese a lui riconducibili tra cui la stessa Co.Bi in appalti da assegnare ad esponenti del clan dei Casalesi in modo da riversare parte degli utili al sodalizio camorristico”. Per la prefettura casertana “Luongo avrebbe fornito il nome dell’impresa ricorrente invitandola a partecipare a gare d’appalto indette dal Cira solo per dare parvenza di una pluralità di inviti durante la procedura comparativa con l’aggravante di aver agito con metodo camorristico e allo scopo di favorire il clan dei Casalesi”.
La Prefettura di Caserta, alla luce dell’inchiesta dei magistrati antimafia, emise nel febbraio 2024 nei confronti della Co.Bi. Costruzioni S.a.s., una interdittiva antimafia poichè emergerebbe il pericolo di permeabilità mafiosa dell’impresa. A seguito di tale provvedimento anche la Provincia di Caserta revocò l’aggiudicazione dei lavori effettuati dalla Co.Bi. Il riferimento del provvedimento ablativo disposto dall’Ufficio di Governo nei confronti della società fu l’ordinanza di custodia cautelare emessa l’11 aprile 2022 dal gip Isabella Iaselli del tribunale di Napoli nei confronti di Oreste Fabio Luongo. Tale provvedimento cautelare è stato poi annullato in sede di Riesame dal tribunale di Napoli il 23 giugno 2022.
La stessa prima sezione del Tar della Campania, facendo riferimento alle indicazioni contenute nel dispositivo del riesame, richiese, “un’attenta nuova verifica da parte della prefettura in merito all’effettiva sussistenza dei fattori indicativi di controindicazioni a carico della società ricorrente”. Il Tar quindi accolse il ricorso, fissando la trattazione nel merito. Sono stati presentati nuovi motivi aggiuntivi nel ricorso al Tar al fine di ottenere la revoca del provvedimento della Provincia di Caserta in relazione ai lavori aggiudicati dalla Co.Bi.
Accolto un nuovo ricorso al Tar sono stati riassegnati i lavori alla ditta in merito al ripristino del piano viario e l’istallazione di barriere di sicurezza lungo la Sp 7 Mondragone II tratto e i lavori di manutenzione sulla viabilità provinciale di Aversa Est, Villa Literno, Grazzanise, Marcianise, Succivo.
Nelle more della nuova rivalutazione della Prefettura, il legale della Co.Bi ha evidenziato che “l’elemento indiziario della partecipazione alla gara d’appalto al Cira è erroneo poichè la società non è stata invitata nel 2021 a prendere parre alla gara bensì nel 2020 un anno prima dei fatti contestati a Luongo gara alla quale ha poi partecipato tramite il Mepa. Poco credibile che Luongo ex collaboratore assunto per 25 giorni con il ruolo di direttore del traffico sul cantiere della Co.Bi privo di incarichi gestori per conto della società possa in concreto aver condizionato le scelte imprenditoriali. Gli elementi raccolti dalla prefettrura mancano del requisito della attualità tanto più che le pronunce della magistratura ordinaria non siolo escludono il carattere mafioso dell’indagine ma anche la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di Luongo”.
Argomentazion accolte dal Tar che ha disposto l’annullament di tutti gli atti impugnati. La società quindi potrà tornare nella white list prefettizia.
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