Vanicore, Bologna: «La sostenibilità trascende la rivalità sportiva»

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Le rivalità anche accese si risolvono sul campo. Ma fuori dal rettangolo di gioco si dialoga, ci si scambia esperienze e si condividono progetti. Perché la sostenibilità è un ambito trasversale a tutti i club di Serie A e riguarda il futuro del Sistema Calcio e più in generale del Sistema Paese. Ne è convinta Valentina Vanicore, football social responsibility officer del Bologna FC1909, società che ha fatto della sostenibilità sia ambientale e ancor più sociale per la città e gli abitanti di Bologna, più di un manifesto da seguire ma un vero e proprio asset della sua dimensione aziendale.

Domanda. Da tempo il Bologna FC 1909 ha dedicato energie e risorse allo sviluppo di progetti e iniziative sostenibili. Quanto è diventata centrale la sostenibilità nella vostra società, dai vertici al personale, dai tecnici ai giocatori, quindi nel club nel suo complesso?

Risposta. Negli ultimi anni abbiamo trasformato quella che era la nostra storica vicinanza alla comunità bolognese, costruendo un approccio molto più strutturale. È un impulso che nasce dai vertici aziendali, presidente e amministratore delegato, che hanno da tempo una visione molto precisa e ritengono che il calcio vada ben oltre l’aspetto sportivo. Vediamo il calcio come uno strumento potente che è in grado di raggiungere un pubblico ampio e variegato e quindi farsi promotore di molti valori e promuovere una cultura sostenibile. Ne consegue che come club sentiamo di avere una grande responsabilità perché possiamo creare impatto positivo sia direttamente sul nostro territorio che fare scuola altrove. Ed è un qualcosa che viene condiviso a tutti i livelli della società, anche dai giocatori stessi che sono coinvolti attivamente in tanti progetti e ci permettono, grazie alla loro immagine, di rafforza il legame tra club, comunità e territorio.

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D. I rapporti con il territorio, inteso sia come istituzioni e realtà del terzo settore ma soprattutto con la comunità sono assolutamente centrali per la riuscita di ogni progetto sostenibile. Come si pone l’ecosistema Bologna di fronte alle iniziative del Bologna?
R.
La città di Bologna nei nostri confronti ha sempre dimostrato grande apertura e riconosce come il club sia un riferimento non solo sportivo ma anche sociale e culturale. Certo questo comporta anche molte responsabilità per questo dobbiamo – e vogliamo –lavorare costantemente per rafforzarlo. Con le istituzioni il dialogo è continuo e riceviamo inoltre strumenti e competenze per allargare la portata dei progetti. Le realtà del terzo settore sono altri partner fondamentali: loro ci permettono di arrivare direttamente a chi ne ha realmente bisogno. La cosa che mi dà più soddisfazione e vedere come Bologna, la città nel suo complesso, creda molto nella capacità e nel valore di fare rete. E questo spirito si riflette nel nostro club e si traduce in un legame di fiducia reciproca e obiettivi condivisi.

D. Il calcio ha una forza pervasiva indiscussa e può farsi carico di un portato valoriale importante, capace di cambiare gli equilibri. Ma alla base deve esserci comunque un interesse di partenza. Il tifoso del Bologna come vive tutto questo?
R. Il tifoso è centrale per la nostra identità, come per quella di ogni club. Noi abbiamo deciso di creare progetti mirati per ogni fase della vita dei supporter rossoblù.
Questo 2025 è partito con “Sin dall’inizio Forza Bologna”, con il gesto simbolico del dono della maglia per tutti i nuovi nati. Già da anni, dal 2018 è attivo il “Kids Club”, pensato per far sentire i piccoli tifosi parte integrante, per avvicinarli al mondo del calcio in modo divertente ed educativo.
Dal 2016 è attivo il progetto “Il Dall’Ara racconta”, che prevede un ciclo di visite guidate dello stadio per i bambini e i ragazzi dalle elementari alle superiori a cui poi vengono regalati i biglietti per  la partita successiva. Arriviamo agli universitari: mettiamo a disposizione due borse di studio per il master di I livello di Comunicazione e Marketing dello Sport istituito dall’Università di Bologna in collaborazione con il nostro club. Non solo: i vincitori vengono a fare stage in società, nell’area di lavoro in linea con i loro obiettivi. Infine, è attivo il “Senior Club”, dedicato agli over 65, con il quale oltre a valorizzare il legame con la società, creiamo occasioni di socialità e coinvolgimento, privilegiando il benessere sociale ed emotivo.

D. Iniziative che indubbiamente cementano il legame con la comunità, considerando che date attenzione a bambini e ragazzi di ogni età, oltre che gli anziani. Ma i tifosi “tifosi” quelli da stadio per intenderci, con che trasporto vivono le iniziative sostenibili del Bologna?
R. Io credo che ne siano sinceramente orgogliosi. Se la tua squadra del cuore fa iniziative che supportano le categorie più fragili, dal volontariato in canile al sostegno agli ospedali, ne sei fiero, lo apprezzi. Vediamo tanta vicinanza e senso di appartenenza. I bolognesi sono legati al proprio territorio.

D. Bologna for Community è uno dei progetti più strutturati di inclusione sociale che il club porta avanti da 6 anni ormai. Cosa avete raccolto in questo percorso e cosa si prospetta per il prossimo futuro. 

R. Il progetto che ci sta più a cuore è senza dubbio Bologna For Community. Si tratta di un’iniziativa sociale che è nata nel 2019, grazie alla collaborazione con PMG Italia Società Benefit. Questo progetto offre un supporto gratuito alle persone con disabilità, accompagnandole sui pulmini fino allo stadio Renato Dall’Ara per assistere alle partite casalinghe del Bologna. È un’opportunità per permettere loro di vivere in prima persona l’emozione unica di una partita di calcio. Ciò che davvero ci spinge ogni giorno è l’impegno a rendere questo progetto un punto di riferimento costante nella vita di queste persone. Vogliamo garantire che Bologna For Community non sia solo un’azione legata alle partite, ma un progetto che accompagni le persone con disabilità anche durante la settimana. Il nostro scopo è organizzare attività ludiche e ricreative in città, per favorire l’inclusione e migliorare il benessere di chi partecipa.

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D. Non abbiamo parlato di sostenibilità ambientale che ricopre comunque un’importanza strategica tra le vostre iniziative.
R. Ad oggi ci stiamo concentrando molto sulla raccolta differenziata che non viene sempre rispettata negli stadi. Al termine delle partite, non è un bel vedere, c’è molto da fare e cerchiamo di promuoverla con molta determinazione. Con il nostro partner HERA stiamo studiando un corretto posizionamento dei bidoni e ragionare su una cartellonistica efficace. Guardando all’interno della società invece, dipendenti e staff sono dotati di borracce, nelle aree ristoro si usano stoviglie in polpa di mais ed è stata eliminata tutta la plastica, con cui facciamo altro: in collaborazione con il nostro partner tecnico Macron, utilizziamo la plastica riciclata per le maglie da gioco. Può non essere molto ma chi lavora nell’ambito della sostenibilità sa che non è un percorso facile e le iniziative devono diventare strutturali per essere efficaci.

D. Avete “assaggiato” la prima edizione della nuova Champions League. Al di là del risultato sportivo – comunque di grande rilievo come prima stagione, con un’epica vittoria contro il Borussia Dortmund -, quale esperienza avete portato a casa dagli altri club europei?
R. La nuova Champions League è stata un’esperienza straordinaria. Non solo dal punto di vista sportivo ma soprattutto da quello culturale. Personalmente ho seguito la squadra nei match contro Liverpool e Benfica e mi sono confrontata con i miei omonimi nei club. Ad Anfield sono rimasta colpita dalla gestione dei rifiuti: hanno un processo di raccolta differenziata che non è fine a se stessa e che si integra perfettamente in progetti di economia circolare. Ogni elemento raccolto può essere riprodotto in questo ciclo produttivo. A Lisbona sono rimasta forse ancor più impressionata: Il Benfica segue talmente tanti standard di sostenibilità ambientale che identificarne uno sarebbe difficile. Il dialogo mi ha permesso di guardare “oltre confine”, nel senso oltre quello che si possa pensare essere un limite. Alla Champions partecipano veramente i migliori, non solo come squadre ma proprio come società.

D. La Lega Serie A, in linea con gli obiettivi UEFA 2030, ha lanciato lo scorso anno la sustenaibility strategy e un team di lavoro dedicato. Quanto è importante un approccio sinergico alla sostenibilità e in che misura si riesce a collaborare tra club rivali sul campo?
R. La sostenibilità è un obiettivo che trascende le rivalità sportive. Riguarda il futuro di tutti noi, dai club alle nostre comunità. La Lega ha creato un team di lavoro di alta qualità ed è stato un passo importante per creare una visione condivisa. Perché la collaborazione è essenziale per vincere le sfide comuni: ridurre le emissioni, portare avanti una gestione responsabile delle risorse ma anche la promozione di comportamenti sostenibili tra tifosi. Le rivalità sul campo restano e son sempre accese ma su questi fronti dialoghiamo, scambiamo esperienze, condividiamo progetti e ci ispiriamo a vicenda. Dobbiamo elevare il livello dell’intero sistema calcistico italiano e se ogni club porta le sue peculiarità possiamo diventare veramente un modello di riferimento per la sostenibilità, ben oltre il rettangolo di gioco.



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