Via giudiziaria al potere? – Mondo Professionisti

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È auspicabile che si armi in Italia quella democrazia dell’alternanza che resta l’unica strada per ridare qualità alla democrazia, credibilità alle istituzioni democratiche ed efficacia alla stessa azione di governo. Se prevale l’altra opzione l’orizzonte degli “opposti estremismi” è sempre dietro l’angolo

Per chi avesse ancora dei dubbi, adesso arriva la conferma. E cioè, la sinistra italiana ritorna a puntare sulla “via giudiziaria al potere” per tentare le vincere le prossime elezioni politiche. In qualsiasi data si faranno. È appena sufficiente, al riguardo, mettere in fila le dichiarazioni dei capi delle varie sigle della sinistra – da Prodi a Fratoianni, da Bonelli a Conte alla Schlein – per rendersi conto che la “spallata giudiziaria”, come si diceva un tempo, è l’unica carta in grado di indebolire il governo guidato da Giorgia Meloni.

C’è quasi un tifo da curva sud da parte delle varie sigle della sinistra a seguito delle varie dichiarazioni – ormai quotidiane – dei vertici della magistratura e, soprattutto, dopo gli atti concreti che la magistratura stessa produce contro il governo. Un sostegno incondizionato e quasi ideologico che, appunto, si è trasformato progressivamente in un tifo da stadio che ha come unico ed esclusivo obiettivo quello di battere la coalizione di centro destra attraverso il ricorso alla ‘via giudiziaria’. Ora, di fronte a un quadro che è persin troppo palese per essere ulteriormente commentato ed approfondito, è di tutta evidenza che la strategia della “via giudiziaria al potere” appartiene di diritto al codice deontologico della sinistra italiana, seppur nelle sue multiformi espressioni. È dai tempi della Democrazia Cristiana, parliamo cioè di vicende che risalgono al secolo scorso, che questa strategia è fortemente gettonata a sinistra.

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All’inizio degli anni ‘80, del resto, il progetto del Pci “dell’alternativa morale al sistema di potere democristiano” prevedeva sì l’annientamento e l’abbattimento del cosiddetto “sistema di potere della Dc” ma, al contempo, non nascondeva aatto che tutto ciò avrebbe prodotto anche una collaterale azione giudiziaria per delegittimare anche su quel versante la politica di governo del principale partito italiano, cioè la Democrazia Cristiana. Un vizio antico, quindi, e non un escamotage scoperto in questi ultimi tempi. Dopodiché, e mutatis mutandis, il progetto si è arenato e, al contempo, si è anche raorzato in questi ultimi anni. Sono cambiati i partiti, i protagonisti politici e lo stesso contesto politico generale. Ma è indubbio che il tarlo della “via giudiziaria al potere” non si è affatto modicato. E la storia della seconda repubblica lo conferma in modo persino plateale e che non richiede neanche di essere commentato con particolare enfasi.

Ecco perché nel nostro paese stenta a farsi largo una vera e propria democrazia dell’alternanza. Perché il connubio della “via giudiziaria al potere” con la rivendicazione di una presunta, e del tutto misteriosa, “superiorità morale” della sinistra nei confronti degli avversari che nel frattempo sono diventati nemici implacabili, non può creare le condizioni per una democrazia matura e adulta. E le vicende a cui assistiamo in questi giorni, al di là del singolo caso specifico, non è nient’altro che la conferma di questo tic della sinistra italiana che è ritornato protagonista assoluto. E, non a caso, proprio su questo versante si registra una perfetta convergenza delle varie sinistre che campeggiano nel nostro paese: dalla sinistra politica a quella culturale; da quella giornalistica a quella accademica, da quella giudiziaria a quella televisiva. Un blocco politico, culturale ed etico che coltiva un solo obiettivo: la delegittimazione prima morale, poi politica, e si spera anche giudiziaria, della controparte politica. Cioè di tutto ciò che si contrappone alla sinistra. Per questi motivi, semplici ma essenziali, è sempre più auspicabile che si armi in Italia quella democrazia dell’alternanza che era, e resta, l’unica strada per ridare qualità alla democrazia, credibilità alle istituzioni democratiche ed efficacia alla stessa azione di governo. Se prevale l’altra opzione, purtroppo, l’orizzonte degli “opposti estremismi”, stagione tristemente nota nel nostro paese, è sempre dietro l’angolo.

di Giorgio Merlo su Huffpost

 

 

 



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