Al mercato la protesta sul trattore della giovane Giorgia

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GROSSETO. Oggi, giovedì 6 febbraio, al mercato del giovedì di Grosseto c’era una giovane donna appoggiata ad un trattore color panna e nero, in mano aveva alcuni volantini che distribuiva ai passanti. Con lei c’era anche un uomo alto e con la giacca blu. Loro sono sono Giorgia Pecciarini e Luca Giacomelli, due agricoltori in protesta. Giorgia ha 25 anni e insieme a suo fratello Giacomo ha preso le redini dell’azienda del nonno.

«La passione per questo mondo mi è stata trasmessa da mio nonno e appena ho compiuto 18 anni sono entrata nell’attività di famiglia, che era già gestita da mio fratello da qualche anno – dice Giorgia – Protestiamo perché il nostro settore non è valorizzato, c’è molta concorrenza sleale nel mercato e il costo del prodotto al consumatore è sproporzionato rispetto al prezzo a cui lo vendiamo».

Anche Luca Giacomelli è dello stesso parere ed è con Giorgia a fare volantinaggio e a parlare con le persone. «Lavoriamo per pochi spicci e avremo pensioni ridicole, nonostante tutti i contributi che versiamo – dice – E anche questo è un tema importante da affrontare, ne abbiamo parlato anche con la prefetta Paola Berardino durante il nostro incontro, che manderà un’informativa al ministero del lavoro».

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Giorgia ha 25 anni e da 7 anni lavora nel settore agricolo e dell’allevamento. Una passione che porta avanti anche a livello universitario, studiando scienze zootecniche e tecnologie delle produzioni animali. Per la giovane donna è stato semplice scegliere questa strada per l’amore che prova verso gli animali. Suo nonno era un allevatore, mentre suo padre lavora come autista di pullman e sua madre è un medico del pronto soccorso.

«Lavoro e studio in questo ambito perché mi piacciono molto gli animali – dice Giorgia – La mia giornata tipo dipende dalle stagioni, in estate mi sveglio fra le 5 e le 6 del mattino e mi metto al lavoro. D’inverno invece la sveglia suona alle 7.30. Noi ci occupiamo della nascita e della vita del vitello, non dell’ingrasso, e abbiamo anche 200 ettari di terra che coltiviamo. Mia mamma mi aiuta molto nel lavoro, visto che sa come comunicare al meglio con il veterinario».

«Il lavoro è duro e per la situazione che viviamo ogni giorno qualche volta ho pensato di lasciare – continua – Ma non ce l’ho fatta: sono cresciuta in questo mondo e lasciare tutto per me è davvero difficile, quindi ho deciso di rimanere e protestare al fianco di tutti i miei colleghi». Insomma Giorgia, con passione ogni giorno si rimbocca le maniche e porta avanti il suo lavoro con cura e dedizione.

Il nodo della questione delle proteste dei trattori

Essere un agricoltore oggi è difficile, i titolari delle aziende, piccole o grandi che siano, si trovano nella giungla del mercato dove hanno poco potere di contrattazione del prezzo e dove conta spendere il meno possibile per la materia prima. Lo spiegava anche l’economista David Ricardo nel XIX secolo, con la teoria del costo (o del vantaggio) comparato. Una visione dove uno Stato si deve specializzare in qualche settore per essere più efficiente nella produzione e quindi più competitivo sul mercato globale.

Esattamente come succede oggi nel settore agricolo, visto che le aziende che producono i beni finali acquistano le materie prime all’estero a un prezzo più vantaggioso. Non importa che sia per delle pressioni fiscali diverse, per l’uso di pesticidi non regolamentati come in Italia oppure per il costo della manodopera stracciato. E questo è un po’ quello che sta succedendo nel mercato del grano. Grano estero che potrebbe essere etichettato come “Made in Italy”, solo perché confezionato in Italia.

«In Italia si preferisce acquistare le materie prime alimentari all’estero e la produzione interna non è assolutamente valorizzata – dice Giorgia – La stessa Coldiretti ha acquistato 36mila ettari di terra in Africa per coltivarci il grano. Per noi è difficile rimanere competitivi sul mercato interno e per questo dobbiamo contenere i prezzi e avere un basso ricavo, mentre poi il prodotto viene venduto a un prezzo spropositato. Io, per esempio, vendo la carne di chianina a circa 6 euro al chilo e la stessa carne viene venduta a ben 24 euro al chilo».

Verso il porto Civitavecchia e Sanremo

Gli agricoltori hanno in programma domani, venerdì 7 febbraio, di spostarsi verso il porto di Civitavecchia e poi a Roma per continuare la protesta e sperare che, a differenza del 2024, qualcuno prenda delle decisioni per questo settore sofferente

«Chiediamo un blocco della concorrenza sleale. Per noi è importante anche la giusta etichettatura per proteggere il marchio del “Made in Italy”: un prodotto che fa l’ultimo passaggio di produzione in Italia non può essere denominato come prodotto in Italia – scrivono da Agricoltori italiani – Venerdì da Capalbio marceremo verso il porto di Civitavecchia insieme agli agricoltori bolognesi. Lì si uniranno a noi i colleghi di Torrimpietra».

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«Insieme manifesteremo contro la concorrenza sleale, dopodiché sabato abbiamo in programma un corteo a Roma – concludono – Speriamo in un incontro con il ministero il prima possibile: vogliamo evitare manifestazioni fastidiose per i cittadini e risolvere i problemi che ci affliggono».

Anche quest’anno gli agricoltori cercheranno di portare un messaggio al Festival di Sanremo: hanno spedito una lettera e chiedono che il conduttore Carlo Conti la legga per sensibilizzare il pubblico sui problemi che vivono ogni giorno

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  • Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie.
    Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana – #UniciComeLaMaremma



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