Almasri, show imbarazzante del governo e Schlein scudiscia Nordio: “Fa l’avvocato dell’aguzzino”

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Le opposizioni all’attacco dopo l’intervento funambolico del Guardasigilli. Cartelli e sfottò anche contro Meloni assente: “È la presidente del Coniglio”

Dal 22 gennaio, data del rimpatrio del “generale” libico Almasri sino all’informativa di ieri in entrambe le Camere esponenti del governo o della maggioranza hanno offerto spiegazioni sempre diverse e quasi sempre contraddittorie.

Nordio non ha comunicato in tempo il suo parere perché non avvertito dalla Corte penale internazionale, perché non avvertito in tempo, perché rallentato dal dover leggere in inglese (e con allegati in arabo, ha aggiunto ieri).  L’ultima versione è che l’ordine di arresto della Cpi era viziato da errori che avrebbero reso persino illegale darvi seguito. Piantedosi invece non si è mai smosso dalla sua linea: era pericoloso, meglio toglierselo dai piedi subito. Oddio, e perché mai? Lo ha spiegato, dato il mutismo del ministro, il forzista Mulè:Altrimenti ci sarebbero state ritorsioni potenzialmente letali sui 1500 italiani in Libia e per noi la difesa della vita umana viene prima di qualsiasi altra cosa”.

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La realtà è che ieri i ministri e la maggioranza non hanno offerto una spiegazione della decisione di liberare Almasri ma ne hanno squadernato una quantità: qualcuno ha chiamato in causa l’interesse nazionale, qualcuno la difesa dei connazionali, qualcuno gli errori della Corte, composta evidentemente da asini. Piantedosi ha giustificato la partenza del Falcon destinato a rimpatriare Almasri con ore di anticipo sulla sentenza della Corte d’appello con un “Cosi facciam sempre”. Così, per ogni evenienza. Sul perché a Tripoli festeggiassero, anche in quel caso con molte ore di anticipo sulla scarcerazione non si è espresso. Una sorta di premonizione, probabilmente. Gli stessi toni dei due ministri relatori suonavano a tratti contraddittori, con Nordio che impugnava da leguleio l’atto della Cpi, tanto da ricordare davvero come gli ha rinfacciato Elly Schlein, “l’avvocato difensore di Almasri” e Piantedosi che, per giustificare la medesima decisione di Nordio martellava sulla letale pericolosità dell’uomo.

Questa babele confusa e confusionaria non è solo frutto di goffaggine e incapacità di imbastire anche solo una versione univoca, ancorché falsa dei fatti. Proprio come la decisione della premier di non riferire personalmente su una vicenda della quale è palesemente responsabile numero uno non dipende solo dalla paura, come le hanno rinfacciato tutte le opposizioni ieri (con premio oscar ancora a Schlein per il suo “presidente del Coniglio”). La confusione nelle spiegazioni derubrica il caso a caotico fragore. L’assenza della premier sigla la decisione di negare a tutti i costi che la scelta sia stata dettata da considerazioni politiche: faccenda meramente tecnica, come hanno sostenuto, ciascuno per la parte di cui era competente i ministri. La somma porta a un risultato preciso: “Capitolo chiuso”.

Questo del resto era il mandato preciso della premier: “Voltare pagina”. Per la stessa ragione, probabilmente, la stessa premier ha chiesto a Nordio di abbassare i toni nell’intervento al Senato rispetto all’intemerata contro i magistrati della Camera, dove Nordio si era rivolto personalmente al procuratore di Napoli Gratteri, pur senza nominarlo: “Un magistrato ci ha ringraziato in tv per aver compattato la magistratura. Ma è la magistratura che ha compattato noi e se c’erano esitazioni ora siamo tutti uniti e andremo avanti sino alla riforma finale”. Non che Giorgia la pensi diversamente ma una simile dichiarazione di guerra, in una sede così impropria, non era l’ideale per chiudere il capitolo. Senza contare la palese incongruenza, avendo la Corte d’appello fatto esattamente quel che il governo voleva, cioè dare una mano a scarcerare e rimpatriare il prima possibile Almasri.

L’opposizione, ieri, ha tenuto i toni molto alti, magari un po’ comizianti ma nel complesso efficaci. Scotto necessario e tutto sommato accettabile, anche se una parte della maggioranza avrebbe preferito evitare la diretta tv proprio per tenere in sordina gli attacchi. Dopo lo sfogatoio, la premier ha davvero la possibilità di mettere la parola fine e chiudere così una faccenda che, per la sua enormità e per le bugie che la hanno corredata, si configura come il passo peggiore di questo governo da quando si è insediato. I 5S considerano l’ipotesi di proseguire nel boicottaggio dei lavoro della Camera sino a quando a riferire non sarà la premier. Ma per impedire di “voltare pagina” l’opposizione tutta dovrebbe avere una capacità e una determinazione di cui ieri, nonostante le accuse strillate, si è vista poca traccia. Le dimissioni di Nordio, che dovrebbero essere la richiesta minima, non sono neppure materia all’ordine del giorno.



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