archiviare indagini su ‘pista nera’ e ‘suggeritori occulti’

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Il 3 marzo la decisione dei giudici di Caltanissetta

Decidere se archiviare due piste dell’indagine sulla strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992: quella sulla destra eversiva e quella sui ‘suggeritori occulti’ di Salvatore Riina.
È questa la decisione che dovranno prendere i giudici nisseni il 3 marzo prossimo in merito all’istanza di archiviazione presentata dalla procura il 28 novembre dello scorso anno. 
La data è stata fissata dalla giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta, Graziella Luparello “considerato che la suddetta richiesta” del procuratore capo Salvatore De Luca e dall’Aggiunto Pasquale Pacifico, “non può trovare allo stato accoglimento”.
I pm l’hanno definita una “richiesta di archiviazione di natura tecnica”, essendo decorsi i termini massimi di durata delle indagini preliminari come prorogati dal giudice, “che non preclude certamente la possibilità da parte di quest’ufficio di ulteriori approfondimenti investigativi, già in corso, in altri procedimenti, pendenti presso quest’ufficio, tuttora coperti da segreto istruttorio”.


Le conclusioni della procura

Per i pm “allo stato non c’è alcun elemento che consenta di ricostruire un ruolo di esponenti della destra eversiva nelle stragi del 1992”. Si tratta di un aspetto che il 18 maggio 2022 la gip Luparello aveva imposto con un’ordinanza di includere in ulteriori attività di indagine “tese a verificare la sussistenza di elementi idonei a giungere alla identificazione di eventuali mandati esterni in relazione alla commissione della strage di via Mariano d’Amelio”. 

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In particolare l’ordinanza che imponeva nuove indagini affermava testualmente che, “nell’ambito di una lettura coordinata dei diversi delitti eccellenti degli anni 80-90, vi sono altri elementi che, in relazione alle stragi del 92, impongono di non resecare a priori la possibile rilevanza della pista nera”.
I pm avrebbero indagato ma, almeno allo stato attuale, non avrebbero trovato alcun collegamento alle attività investigative del giudice Paolo Borsellino e ad elementi della destra eversiva: “Non sono emersi elementi da cui desumere che l’accelerazione impressa nella fase di esecuzione della strage del 19 luglio 92 fosse dovuta al fatto che il giudice Paolo Borsellino stesse svolgendo informali investigazioni sulla “pista nera”, né “nuovi elementi da cui desumere l’intervento di soggetti collegati ai servizi di sicurezza nell’evento stragista per cui si procede”.


I rimanenti filoni investigativi

La procura, scartata la pista nera, ha inoltre escluso la presenza di “eventuali ‘suggeritori occulti’ di Salvatore Riina nella programmazione della strategia stragista del 1992″.
Tuttavia i pm hanno sottolineato che queste esclusioni sono state prese in base agli “elementi allo stato disponibili, senza che questo possa significare una definitiva esclusione delle piste sopra indicate”.
Se la richiesta di archiviazione dovesse passare rimarrebbero altri filoni investigativi ancora aperti, “un primo relativo alla individuazione, quale possibile concausa della strage, di un interesse investigativo del dott. Borsellino per il c.d. rapporto mafia-appalti”; “un secondo relativo alla sottrazione dell’agenda rossa di Borsellino”; “un terzo finalizzato ad eseguire accertamenti in relazione ai rapporti tra esponenti dei servizi di sicurezza e massoneria nel periodo antecedente e successivo alle stragi del 1992”, “anche con riferimento alle dichiarazioni confidenziali rese da Ilardo Luigi“.

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Tribunale di Caltanissetta

In particolare, “l’eventuale ruolo di soggetti con elevate funzioni giudiziarie o amministrative appartenenti alla massoneria nella fase ideativa delle stragi, nonché nelle attività di depistaggio immediatamente successive alle stesse è oggetto di specifico approfondimento investigativo”. Si tratta di procedimenti, concludeva la Dda di Caltanissetta, “tutti allo stato coperti da segreto istruttorio che manifestano particolare delicatezza e complessità, sui quali si sta concentrando una particolare attenzione da parte dell’ufficio”.


L’ordinanza del Gip

In relazione al filone della pista nera erano stati indicati nell’ordinanza del gip diversi punti  investigativi di cui uno doveva partire dalla sentenza relativa alla strage di Bologna “in quello relativo ai rapporti tra Paolo Bellini ed esponenti di Cosa nostra con particolare riferimento all’eventuale incidenza della trattativa avvenuta tra questi e Antonino Gioè”, quale concausa delle stragi del ’92 e in particolare “dell’anomala accelerazione nella realizzazione della strage di via d’Amelio (dato quest’ultimo accertato con numerose sentenze passate in giudicato)”. Un secondo, anche in relazione alle risultanze delle attività di indagine svolte dalla Procura generale di Palermo, sarebbe quello relativo “all’ambiguo ruolo di esponenti dei servizi segreti tra cui vengono menzionati Giovanni Aiello, Ignazio D’Antone e Bruno Contrada in relazione agli omicidi degli agenti della polizia di Stato Piazza ed Agostino”; una disamina richiesta “per i possibili risvolti che detta attività depistante possa aver avuto anche sulle stragi del 92”. Un terzo aspetto, strettamente collegato al primo, sarebbe quello relativo al suicidio in carcere di Antonino Gioè che per i tempi e le modalità dello stesso “apparirebbe sospetto e potrebbe rientrare nell’ambito di una strategia volta ad impedirne la collaborazione con la giustizia proprio perchè in grado di riferire in relazione a possibili suggeritori esterni alle stragi del 92”. Un quarto aspetto era quello relativo al possibile ruolo di esponenti della destra eversiva tra cui Stefano delle Chiaie nelle stragi del 1992. Un quinto aspetto “attiene ai rapporti tra Silvio Berlusconi. Marcello Dell’Utri e Giuseppe Graviano anche alla luce delle dichiarazioni dallo stesso rilasciate nell’ambito del processo ‘Ndrangheta Stragista, nonché di quelle rese all’autorità giudiziaria di Firenze”.

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