in Toscana dubbi sulla legge. Frenata nel Pd, possibile un rinvio

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Le forti perplessità espresse dai vescovi stanno scuotendo la politica regionale La componente cattolica dem apre il confronto sui contenuti di un provvedimento che introdurrebbe il suicidio assistito nel territorio toscano Firenze Quando l’iter è partito chi lo ha proposto pensava probabilmente di avere gioco più facile. L’obiettivo era fare in modo che la Toscana fosse la prima Regione in Italia ad approvare una legge sul suicidio medicalmente assistito.

Dopo un primo via libera in Commissione sanità, la proposta di legge popolare (promossa dall’Associazione Luca Coscioni e presentata in varie regioni italiane) è stata calendarizzata in Consiglio regionale con l’apertura della discussione nella seduta di lunedì 10 febbraio, per arrivare al voto il giorno dopo. Con una concomitanza casuale – che qualcuno però non ha mancato di sottolineare – con la festa della Madonna di Lourdes in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale del Malato. Via via che ci si avvicina a quella data però il percorso sembra farsi più complicato. A dare una forte scossa è stato il pronunciamento dei vescovi toscani, che sono intervenuti nei giorni scorsi con una nota. «Siamo consapevoli – scrive la Conferenza episcopale toscana – che questa proposta di legge assume per molti un valore simbolico, nel senso che si chiede alla Regione Toscana di “forzare” la lentezza della macchina politica statale chiamata a dare riferimenti legislativi al tema – importantissimo – del fine vita». I vescovi invitano i consiglieri regionali a non fare di questo tema una questione di “schieramento”. In una Regione come la Toscana che nella sua storia ha aperto nuove strade nella cura dei malati, le attenzioni sono altre: «Ci sembra che in un momento di crisi del sistema sanitario regionale, più che alla redazione di “leggi simbolo”, i legislatori debbano dare la precedenza al progresso possibile anche nel presente quadro legislativo, in un rinnovato impegno riguardo alle cure palliative, alla valorizzazione di ogni sforzo di accompagnamento e di sostegno alla fragilità». La vita umana, aggiungono i vescovi toscani, «è un valore assoluto, tutelato anche dalla Costituzione: non c’è un “diritto di morire” ma il diritto di essere curati, e il Sistema sanitario esiste per migliorare le condizioni della vita e non per dare la morte».

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Parole che hanno scosso le acque della politica, facendo emergere malumori e divisioni anche all’interno della maggioranza di centrosinistra che governa la Toscana. Finora si era parlato soprattutto del fatto che non spettasse a una Regione il compito di legiferare su una materia che è evidentemente di interesse nazionale. Il consigliere di Forza Italia Marco Stella ha già depositato, su questo punto, una pregiudiziale di incostituzionalità, e ha presentato numerosi emendamenti. Ora si attende la decisione del Presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, che potrebbe rinviare la discussione. Il dibattito sta entrando anche nel merito della legge attraversando anche le diverse anime dei partiti. All’interno del Pd si è aperto un confronto, con alcuni consiglieri di area cattolica che vorrebbero quanto meno modificare aspetti qualificanti della legge.

Per tentare di disinnescare le perplessità sostanziali che sono emerse c’è si è fatto notare che alcune modifiche sono già state fatte in Commissione per dare al provvedimento un carattere più tecnico possibile: «Con i nostri emendamenti – ha spiegato il presidente della Commissione sanità, Enrico Sostegni – pensiamo di aver superato i rilievi di costituzionalità e di legittimità del testo originario, e lo abbiamo trasformato in una norma procedimentale e di attuazione delle sentenze della Corte costituzionale. Una norma di civiltà che rientra nelle competenze legislative concorrenti delle Regioni. Ma siamo disponibili al confronto, soprattutto se funzionale a un ulteriore miglioramento del testo». Non sembra del tutto d’accordo Italia Viva, che fa parte della maggioranza e che con Stefano Scaramelli presenterà alcune richieste aggiuntive di modifica prima di dare eventualmente il via libera alla legge.

Tra i partiti d’opposizione, la legge avrà il sì dei due consiglieri M5s, Forza Italia è contraria, così come Fratelli d’Italia il cui capogruppo Vittorio Fantozzi definisce «tardivo» il tentativo della maggioranza di aprire un dialogo su questi temi. La Lega ha lasciato libertà di coscienza ai suoi consiglieri, con il consigliere Giovanni Galli (ex portiere della nazionale di calcio, adesso in politica) che però ha già contestato duramente la proposta di legge: «Ha una logica egoistica e nichilista». In campo le associazioni di ispirazione cristiana: come il network “Ditelo sui tetti”, che ha argomentato la sua contrarietà a una legge regionale in assenza di una norma nazionale diffondendo anche un appello alla mobilitazione dei cattolici. Critiche a una legge che farebbe della Toscana «la Svizzera d’Italia» anche da Pro Vita mentre Family Day afferma che «materie riguardanti diritti soggettivi personalissimi non possono essere regolate in modo diverso tra Regioni». Si è espresso anche l’Ordine Francescano Secolare della Toscana: «Le risposte alle grandi questioni del fine vita vanno trovate nello stare in un reale accompagnamento della persona» anche attraverso le cure palliative.

Gli equilibri politici ora appaiono molto fragili. Sullo sfondo c’è quanto accaduto un anno fa in Veneto, quando la stessa proposta di legge fu portata avanti dalla maggioranza e bocciata per un solo voto. Altre Regioni hanno fermato l’iter prima di arrivare alla discussione in Consiglio regionale. Altre ancora come Puglia e Emilia Romagna hanno cercato di aggirare la questione con delibere di giunta. L’impressione è che quanto sta avvenendo in Toscana dimostri una volta di più come le battaglie di bandiera siano destinate a spaccare i partiti. C’è ancora tempo, prima di lunedì, per fermarsi e provare a ripartire su altre basi.





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