Posto che le applicazioni aziendali costituiscono un asset fondamentale, oggi il Cloud ne permette una migliore fruibilità soprattutto per quelle core. Tra i vantaggi, la possibilità di ridurre il time-to-market e migliorare analisi dei dati, scalabilità e sicurezza. Tuttavia, sono ancora molte le aziende che vivono con timore la migrazione al Cloud. Se mal pianificata, infatti, può essere ardua da gestire. Non c’è una bacchetta magica, ma quel che occorre sono solide fondamenta: infrastrutture robuste, competenze adeguate e un supporto di alto livello.
Tendenze, dati e insights della migrazione al Cloud
Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il mercato del Cloud in Italia ha sperimentato nel 2024 una crescita del 23% rispetto all’anno precedente raggiungendo quota 6,8 miliardi di euro. In questo contesto, il mondo IaaS (Infrastructure as a Service) ha toccato i 2,1 miliardi di euro con un +42% e ha sorpassato il SaaS (Software as a Service) che con un +21% è arrivato a 1,8 miliardi di euro. Grazie ad AI e Analytics, il PaaS (Platform as a Service) è cresciuto del 17% sino a 845 milioni di euro.
Nonostante ciò, la migrazione al Cloud in Italia sconta un certo livello di arretratezza rispetto ad altri paesi europei: rappresenta solo lo 0,15% del PIL nazionale (2,9 miliardi di euro) per quanto riguarda l’infrastruttura, e lo 0,23% del PIL se si comprende anche il SaaS (contro il dato europeo dello 0,53%).
Migrazione al Cloud: quali strategie adottare
“In Italia – osserva Massimo Ficagna, Analista & Senior Advisor, Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – le grandi aziende sono state le prime ad affrontare la migrazione al Cloud, fungendo da apripista per le più piccole che possono oggi trarre vantaggio dalla loro esperienza”. Analizzando il periodo prima della pandemia (2019), subito dopo (2022) e la situazione attuale (2024), le aziende con strategie “Cloud only” sono cresciute dall’11% al 20%, e quelle con approccio “Cloud first” dal 31% al 39%. Parallelamente, il numero di aziende che mantengono tutto on-premise è diminuito dal 13% al 5%.
Mentre il 21% delle aziende ha già migrato il proprio legacy nel Cloud, il 26% è in fase di transizione e prevede di migrare completamente. Oggi, il 43% delle applicazioni aziendali è ospitato nel Cloud pubblico, e se si considera anche il Cloud privato e le soluzioni on-premise o i data center esterni, la percentuale sale al 61%. La prospettiva a 12 mesi prevede che il 70% del portafoglio applicativo verrà spostato nel Cloud. L’86% delle aziende opera in un contesto di Cloud ibrido; il multi-cloud ha registrato una forte crescita del 9% nell’ultimo anno, raggiungendo il 60% delle aziende.
I benefici e la questione della Cloud Security
Come racconta Ficagna, la migrazione al Cloud viene oggi considerata un acceleratore per l’innovazione dei servizi e dei prodotti: grazie infatti a infrastrutture e servizi che si aggiornano autonomamente, contribuisce a migliorare la produttività dell’IT.
Gestire la sicurezza IT nel Cloud è diventato più agevole, tanto che il 52% delle aziende ha già trasferito i propri dati critici nella nuvola. Tuttavia, occorre assicurare una coesistenza armoniosa tra ambienti diversi, come on-premise e cloud, o tra vari provider. A preoccupare sono soprattutto gli errori di configurazione, la difficoltà nell’identificazione delle minacce e nella risposta agli incidenti, e una postura di sicurezza da migliorare.
Permane incertezza sui costi, “poiché – spiega Ficagna – un confronto efficace tra Cloud e on-premise richiede l’analisi di molti fattori per valutare i potenziali risparmi e non solo quelli di una macchina virtuale al posto di un server locale. Un’altra questione riguarda le clausole contrattuali. Con i grandi fornitori di servizi Cloud, le possibilità di negoziazione sono limitate, anche per le aziende italiane più grandi. È più facile ottenere condizioni vantaggiose con provider più piccoli e locali”.
Le aziende si stanno attrezzando per gestire questa nuova maturità tecnologica stringendo partnership strategiche con fornitori esterni a cui demandano tutte le competenze tecniche, mentre l’IT si sta orientando verso un reskilling per svolgere attività di governance.
La migrazione al Cloud di Aboca
Spesso il Cloud è percepito come una soluzione per trasferire l’infrastruttura IT nella nuvola, ma la scelta può essere dettata da un’esigenza prettamente applicativa e ciò richiede che il partner tecnologico sia in grado di valutare la configurazione che meglio si adatta alle applicazioni dell’azienda, in modo da ottimizzarne il funzionamento.
È il caso di Aboca – healthcare company italiana che dal 1978 si occupa di cura della salute attraverso prodotti 100% naturali efficaci e sicuri – che, complice la pandemia e la difficoltà nel reperire hardware, ha intrapreso la transizione al Cloud di Microsoft Azure, per introdurre in azienda il PLM (Product Lifecycle Management) scegliendo come partner Alterna, Cloud Solution Provider e System Integrator del Gruppo Altea Federation.
“Nel 2020 Aboca si trovava in una posizione ideale per la migrazione al Cloud. Aveva già implementato gli strumenti di produttività personale di Office 365 per supportare il lavoro da remoto. E a marzo dello stesso anno ha iniziato a sviluppare la piattaforma PLM” osserva Massimo Corradi, IT Infrastructure and Security Manager, Gruppo Aboca.
Il progetto richiedeva un importante investimento sul piano infrastrutturale, delle capacità di calcolo e del dimensionamento dei server. E in assenza di certezze sul fabbisogno iniziale, la gestione on-premise avrebbe potuto comportare complessità e rischi elevati. Questi fattori hanno spinto Aboca a considerare il Cloud anche dal punto di vista infrastrutturale.
La strategia Alterna per un’implementazione efficace e vantaggiosa
Le esigenze di Aboca erano chiare: potenza, flessibilità, innovazione e velocità, unite a tempistiche brevi di adozione e deployment. A ciò si aggiungeva la necessità di certificazioni garantite dal vendor dell’applicativo, a garanzia della qualità e affidabilità del progetto.
“La nostra strategia – dichiara Enrico Mirotti, Digital Sales Director, Alterna – si è basata su un approccio collaudato per il rilascio di applicazioni critiche. Abbiamo interagito con varie figure aziendali, dal reparto IT alle aree business e sicurezza, che hanno condotto con noi i test per il rilascio in produzione definitivo. Una collaborazione fondamentale anche per progetti meno complessi e per clienti di dimensioni più ridotte che si affacciano al mondo del Cloud”.
Il maggiore beneficio per Aboca è la flessibilità: Alterna può attivare o disattivare le macchine virtuali e configurare ambienti secondo le necessità, permettendo ad Aboca di adattare il proprio modo di lavorare in R&D grazie all’infrastruttura Cloud. Attualmente, l’azienda sta affrontando una “seconda wave”, a riprova del successo dell’esperienza.
Migrazione al Cloud: l’importanza delle fondamenta
“La fase critica della migrazione al Cloud consiste nelle analisi e verifiche architetturali per determinare se e in quale misura è conforme agli obiettivi del cliente – sottolinea Mirotti – Si valutano le applicazioni da trasferire, insieme al tipo di risorse e sicurezza che richiedono. La scelta delle Virtual Machine o dei servizi da mettere a disposizione è una conseguenza di questa analisi”.
Si ottengono così disegni architetturali e una visione sugli impatti economici. Nel caso di Aboca, la scelta di un’applicazione cloud-ready ha semplificato il processo, sebbene siano state condotte verifiche di compatibilità con l’ambiente preesistente, incluse le esigenze di security, compliance, supporto e possibile escalation tecnica sul vendor.
“Un team dedicato ha eseguito le verifiche necessarie, gestendo sia il nucleo infrastrutturale che le componenti di supporto, compresi microservizi su Azure, Container, architetture ad alta affidabilità e future soluzioni di Analytics e AI collegate ad Azure. Siamo riusciti a implementare i primi 40 server in appena 20 giorni. Una rapidità che è da ascrivere all’attenta attività preparatoria nella selezione delle risorse” conclude Mirotti.
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