Gli Stati Uniti hanno un grosso problema con le competenze di lettura: dei ragazzi e delle ragazze in età scolastica, ma non solo. La conferma è arrivata dagli ultimi risultati della National Assessment of Educational Progress (NAEP), una batteria di test somministrati ogni anno nelle scuole a livello federale con l’obiettivo di misurare le competenze degli studenti e delle studentesse nei diversi gradi scolastici.
Le attese di educatori e educatrici, o per meglio dire le speranze, erano per un avanzamento delle performance rispetto agli anni precedenti, in cui i risultati erano stati influenzati negativamente dagli effetti della pandemia. Un miglioramento c’è stato nei test di matematica, anche se inferiore alle aspettative e inadeguato a recuperare il terreno perso negli anni precedenti. I test sulle competenze di lettura hanno invece registrato i risultati peggiori da molti anni a questa parte. Nei dettagli: il 33% dei ragazzi e delle ragazze che frequentano l’eighth grade (corrispondente alla terza media in Italia) hanno competenze di lettura «below basic», ovvero sotto il livello base. È il dato peggiore degli ultimi trent’anni. Alla fine del primo ciclo scolastico (fourth grade) sono sotto il livello base il 40% degli studenti e delle studentesse e, in questo caso, è il dato peggiore degli ultimi vent’anni. Nel dare la notizia, il New York Times nota come il NAEP adotti, rispetto ad altri test che variano di stato in stato, parametri di valutazione più severi. Non di meno colpisce il fatto che il peggioramento sia generalizzato tra le classi sociali e le diverse etnie e si muova in senso inverso ai dati sull’assenteismo scolastico, che invece si sta riducendo.
Per quanto il NAEP possa essere considerato un esame più severo di altri, si tratta comunque di valutazioni mirate a misurare competenze essenziali per la vita professionale e per esercitare una cittadinanza consapevole. Gli studenti e le studentesse che sono sotto il livello base al fourth grade non sono in grado, dopo aver letto un testo scritto, di ricostruire la sequenza degli eventi raccontati e di comprendere le conseguenze delle azioni di un personaggio. Chi fallisce gli obiettivi base all’eighth grade è considerato incapace di riassumere i punti salienti di un testo complesso e di distinguere, rispetto a un argomento di discussione, gli argomenti contro e quelli a favore.
I dati sono arrivati sulle scrivanie del Department of Education americano, l’equivalente del nostro Ministero dell’educazione, in un momento particolare, con il presidente Donald Trump impegnato nel congelamento dei fondi federali, dopo aver promesso in campagna elettorale che avrebbe abolito il Dipartimento dell’istruzione federale (ogni stato ha il proprio Dipartimento dell’istruzione). Tutto lascia presupporre che la riduzione delle disparità nelle competenze di lettura non sia tra le priorità di questa amministrazione e questo è sicuramente un problema dietro cui, però, se ne cela un altro. Il calo della lettura, ipotizzano alcuni studiosi e studiose, potrebbe anche essere almeno in parte indipendente da quello che viene insegnato, o non insegnato, nelle scuole. Nat Malkus, un ricercatore dell’American Enterprise Institute, in un recente paper ha sottolineato l’esistenza di una correlazione tra i risultati dei test amministrati agli studenti e alle studentesse nelle scuole e quelli che misurano invece le performance delle persone adulte. Siccome i secondi a scuola non vanno, sottolinea Malkus, bisogna guardare altrove e i primi indiziati sarebbero lo smartphone e i social network, colpevoli – come per altro indicano diversi studi – non tanto e non solo di «rubare» il tempo alla lettura, ma di modificare il modo in cui usufruiamo di testi e immagini, riducendo la nostra capacità di attenzione a pochi secondi e disabituandoci così alla comprensione di testi complessi che non rispondono alle nostre esigenze di immediata gratificazione. È una ipotesi, per il momento, ma supportata da molti segnali e indicazioni che si muovono tutte nella stessa direzione.
In un quadro generalmente negativo – curiosità non del tutto marginale – fa meglio la Lousiana, soprattutto nel fourth grade. Questo potrebbe essere dovuto alla scelta dello stato di adottare nei programmi scolastici nelle scuole elementari processi mutuati dalla «science of reading», ovvero un insieme di strategie volte a migliorare l’insegnamento della lettura secondo principi mutati dalle scienze cognitive. In particolare viene dedicata maggiore attenzione alla fonetica, per superare la difficoltà di molti studenti e studentesse a far corrispondere i suoni corretti rispetto ad alcuni gruppi di lettere, così come alla costruzione di un vocabolario più ricco. Anche in questo caso siamo però nel campo delle ipotesi: altri stati hanno adottato le stesse strategie senza ottenere gli stessi risultati.
Ma una cosa è certa: le carenze nelle competenze di lettura sono tali che non si contano più i tentativi dei diversi stati, e di educatori e educatrici, di porre a queste riparo.
L’autore: Samuele Cafasso
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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