Paragon, quel Grande fratello che spia i nemici dei governi

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Come rivelato dal quotidiano britannico The Guardian, la società Paragon Solution, produttrice dello spyware Graphite, ha terminato la sua collaborazione con l’Italia per violazione dei termini di utilizzo. Il software di spionaggio è infatti concepito per aiutare i governi democratici nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata e non per sorvegliare attivisti politici e giornalisti come è invece accaduto.

Da Palazzo Chigi smentiscono che lo spyware sia stato impiegato dai nostri servizi di intelligence senza però fornire ulteriori dettagli e alimentando così polemiche e pressanti richieste di chiarimento. Chi sono dunque le fantomatiche entità governative a servirsi di Paragon? Attualmente non è dato saperlo.

È stata Meta, la società proprietaria di WhatsApp a segnalare la violazione dei suoi sistemi di privacy tramite uno spyware “no clic”, ovvero un file pdf postato su chat di gruppo che infetta il telefono senza bisogno di essere aperto direttamente dagli utenti. In Italia una decina i casi accertati, ma solamente tre sono venuti allo scoperto: il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, il fondatore di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini, e l’attivista libico Husam El Gomati, oggi residente in Svezia. Secondo il Guardian sono almeno 90 le persone sorvegliate da Graphite in una dozzina di Paesi europei, Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia.

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Paragon solution è una società israeliana fondata nel 2019 dall’ex primo ministro Ehud Barak e tre veterani dei servizi dello Stato ebraico esperti di spionaggio militare (Idan Nurick, Igor Bogudlov e Liad Avraham) riacquistata poi nel 2024 dal gruppo statunitense AE Industrial Partners per 900 milioni di dollari. I suoi ideatori volevano costruire un sistema di spionaggio “etico”, ovvero rivolto unicamente alle democrazie, cercando di distinguersi da altre aziende del settore che non si pongono alcun problema a vendere i propri prodotti a dittature e autocrazie.

In particolare il software Pegasus, concepito da un’altra società israeliana, la NSO group coinvolta negli ultimi anni in diversi scandali. Ad esempio si servivano di Pegasus gli agenti dei servizi di Ryad che monitoravano il telefono di Jamal Khashoggi, il giornalista dissidente collaboratore del Washington Post trucidato all’ambasciata saudita di Istanbul il 2 ottobre 2018. In Messico Pegasus è servito a sorvegliare le attività di giornalisti, avvocati e attivisti critici nei confronti del governo come ha rivelato un’inchiesta del New York Times del 2023.

Stessa musica in India per gli oppositori del primo ministro Narendra Modi o in Ungheria per le voci critiche di Viktor Orban, con una speciale attenzione per i giornalisti investigativi e le odiate ong. In Spagna, invece, a finire nel mirino degli 007 sono stati gli indipendentisti catalani. Nel luglio 2021, invece, il quotidiano Le Monde scrisse che il presidente francese Emmanuel Macron rientrava tra i bersagli di un’operazione di cyberspionaggio via Pegasus condotta dai servizi segreti del Marocco. La presidenza francese confermò l’inchiesta giornalistica; le autorità marocchine, invece, negarono ogni coinvolgimento. In totale sarebbero 11 gli stati che ne hanno fatto uso nel corso degli anni, specie tra il 2016 e il 2021. Amnesty International ha denunciato in un rapporto l’utilizzo proditorio del software «un’arma a disposizione dei governi repressivi che volevano ridurre al silenzio i giornalisti, attaccare gli attivisti e stroncare il dissenso, mettendo a rischio innumerevoli vite umane».

Paragon è stata lanciata proprio nel momento in cui sono emersi i rapporti sul controverso commercio di Pegasus e nel 2018 il Ministero della Difesa israeliano ha irrigidito la sua politica di licenze e imposto stringenti restrizioni all’elenco dei paesi che possono acquistare questo tipo di tecnologia. L’obiettivo di Paragon solution era sviluppare uno strumento di hacking informatico che fosse efficace e allo stesso tempo non violasse il codice etico; secondo i suoi detrattori l’azienda avrebbe astutamente tratto vantaggio dalla crisi che aveva colpito l’industria degli attacchi informatici israeliana. Mentre NSO e i suoi rivali affrontavano critiche internazionali e sanzioni statunitensi, Paragon si posizionava come un’alternativa rafforzando la sua quota di mercato.



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