Semplificare l’UE per una vera finanza sostenibile

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Semplificazione, accesso ai dati e coerenza normativa: sono queste le direzioni indicate dalla Piattaforma sulla finanza sostenibile, un organo consultivo della Commissione europea, affinché si possa migliorare la comunicazione e l’efficacia della tassonomia dell’Unione Europea, vale a dire il sistema di classificazione che stabilisce le attività economicamente ecosostenibili. Le raccomandazioni sono arrivate da una relazione che è stata pubblicata nella giornata di ieri, a seguito di un esame completo delle pratiche di mercato, dei progetti pilota e dei riscontri delle parti interessate da parte di investitori, banche, assicuratori, imprese, piccole e medie imprese, revisori e consulenti.

Va fatta notare la coincidenza, anche se probabilmente non voluta, tra questo documento orientativo e invece quello politico e “decisivo” della Commissione, vale a dire la “bussola per la competitività”, che “per rilanciare la produttività economica e garantire il vantaggio competitivo dell’UE” indica tra le prime azioni da perseguire proprio “un’ampia semplificazione nei settori della rendicontazione della finanza sostenibile, della due diligence di sostenibilità e della tassonomia”.

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Settori che negli ultimi anni non hanno mancato di far sentire la propria voce. Il regolamento sulla tassonomia, ad esempio, è stato talmente discusso che tra atti delegati, relazioni e FAQ la mole di pagine prodotte dalla Commissione è diventata molto più voluminosa rispetto al documento in sé. Da qui probabilmente arrivano le esigenze di una semplificazione ritenuta non più rinviabile.

Leggi anche: Le reazioni alla bussola per la competitività europea

Le misure per semplificare la comunicazione sulla tassonomia

 La relazione della piattaforma della finanza sostenibile propone cinque misure principali per semplificare la comunicazione in materia di tassonomia:

  • raffinare gli obblighi di valutazione e comunicazione del principio “non arrecare un danno significativo” (DNSH) distinguendo tra utenti (entità non finanziarie rispetto a entità finanziarie), usi (fatturato rispetto a spese in conto capitale) e aree geografiche (esposizioni UE rispetto a esposizioni non UE);
  • introdurre un principio di rilevanza applicabile a tutte le entità, soglie di rilevanza per tutti gli indicatori chiave di prestazione (ICP) delle società non finanziarie e una valutazione DNSH semplificata per l’ICP relativo al fatturato. Chiarire inoltre gli indicatori chiave di prestazione relativi al calcolo delle spese operative (IPC OPEX), limitandone nel contempo l’ambito di applicazione obbligatorio alla ricerca e sviluppo (R&D);
  • definire orientamenti chiari per l’uso delle stime nel quadro della tassonomia e istituire “approdi sicuri” per l’informativa del settore finanziario;
  • consentire proxy e stime per tutte le attività nel contesto del Green Asset Ratio (GAR) e del Green Investment Ratio (GIR), introducendo nel contempo una valutazione semplificata al dettaglio e un denominatore ridotto per le classi di attività strettamente misurabili rispetto alla tassonomia;
  • sviluppare approcci semplificati e volontari per le piccole e medie imprese, nonché per le banche e gli investitori, al fine di integrare la tassonomia nelle loro informative.

La Piattaforma sulla finanza sostenibile presenterà la relazione in un webinar che si svolgerà il 14 febbraio dalle 14:00 alle 15:00 a questo link.

Leggi anche: Finanza sostenibile, il documento di ISPRA rivolto alle imprese per contrastare il greenwashing

Dove e come semplificare

Non è scontato che un organo consultivo della Commissione “tiri le orecchie” a un provvedimento partorito dalla stessa. Ma le esperti e gli esperti della Piattaforma da ben sei anni, come ricordano nella relazione, studiano e lavorano al miglioramento della tassonomia. “La precedente Piattaforma  – si legge nella relazione – aveva emesso 64 raccomandazioni volte a migliorare la coerenza della tassonomia e il suo allineamento con quadri normativi quali il Regolamento sulle divulgazioni sulla finanza sostenibile (SFDR), il Regolamento sui benchmark (BMR) e lo Standard UE sulle obbligazioni verdi (GBS). Questo rapporto finale, che adempie al nostro mandato da marzo 2023 e si basa su due anni di reporting allineato alla Tassonomia, sottolinea la necessità di semplificazione. Le critiche riguardanti la sua operatività sono valide e meritano la massima attenzione”.

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Già a novembre 2024 Ursula von der Leyen, appena (ri)eletta presidente della Commissione europea anche se ancora non formalmente insediata, aveva promesso di voler accorpare gli obblighi di rendicontazione della sostenibilità, fino ad allora distribuiti su vari provvedimenti da incrociare, in un unico regolamento omnibus. Ovviamente al netto del fatto che si intende mantenere l’integrità del quadro generale e, allo stesso tempo, migliorare l’attuazione della tassonomia in tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea. Ma dove si può agire nel concreto per migliorare la partecipazione?

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“La semplificazione – scrive la Piattaforma – richiede la revisione del Taxonomy Regulation Disclosures Delegated Act e dei suoi Climate and Environmental Delegated Act, che sono già programmati per la valutazione. Affrontare i principali ostacoli operativi attraverso questi aggiornamenti è essenziale per ridurre l’onere di rendicontazione per le aziende. Il nostro rapporto presenta proposte specifiche per rivedere il Taxonomy Disclosures Delegated Act, portando a una riduzione di oltre un terzo dell’onere di rendicontazione per le aziende non finanziarie e a una significativa semplificazione per gli istituti finanziari. La piattaforma ha anche lavorato alla revisione del Climate Delegated Act, ponendo un’attenzione centrale sull’usabilità, e ulteriori lavori, come evidenziato nel nostro rapporto sui criteri tecnici , dovrebbero essere condotti”.

Leggi anche: Tassonomia, la cronologia degli interventi per costruire una finanza sostenibile

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