Seymandi-Segre, il finanziamento Savio finisce al Tar. Finpiemonte: «Ridateci 2 milioni di fondi pubblici»

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Finanziamenti e contributi

 


di
Christian Benna

La finanziaria regionale di Michele Vietti, aveva validato l’operazione di sostegno pochi giorni dopo il fatidico 27 luglio 2023. Ma ildivorzio consensuale delle attività business della coppia ha complicato le cose

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«Restituite i due milioni di fondi pubblici che vi abbiamo concesso. I patti non sono stati rispettati». Finpiemonte, la finanziaria regionale, ci ripensa. Ed è tornata a bussare alla porta della Savio, storica azienda di serramenti di Chiusa San Michele, a lungo nell’orbita della famiglia Segre fino al concordato preventivo, chiedendo di «stornare» quel finanziamento di 2 milioni erogato nel 2022 per salvaguardare l’occupazione dell’azienda in crisi.

La finanziaria regionale, presieduta da Michele Vietti, aveva validato l’operazione di sostegno pochi giorni dopo il caso scoppiato la sera del 27 luglio del 2023, quando la festa per il fidanzamento tra Segre e Cristina Seymandi si trasformò in un j’accuse di tradimenti. «La domanda, risalente al febbraio 2021 è stata valutata conformemente alle procedure da un comitato composto da funzionari di Finpiemonte e di Regione Piemonte, insieme ad esperti esterni». 




















































Così scriveva in una nota Finpiemonte nell’agosto del 2022 confermando la regolarità dell’operazione. «Il contributo è stato concesso per un importo complessivo pari a 2.066.200 euro» in seguito «all’esito di una lunga e puntuale istruttoria, in conformità al parere positivo del comitato», e «l’erogazione è avvenuta in esito al riscontro positivo dei controlli previsti dalla procedura», per sostenere la Hope srl di Cristina Seymandi (all’80%) che aveva rilevato per 9,7 milioni di euro il ramo di azienda Savio e così il destino di più 150 lavoratori. Mentre il 20% dell’azienda era in mano a Vittorio Moscatelli, ad di Ipi, della famiglia Segre.

Nell’accordo tra le parti era presente una clausola in cui si precisava che il finanziamento a fondo perduto non poteva essere riconducibile, ovviamente, alla ex proprietà, alla famiglia Segre. Poi la «maledetta estate» del 2023 ha fatto il resto. La rottura sentimentale tra il finanziere e l’imprenditrice è diventata un affaire per legali, media e consulenti, consumandosi in un divorzio consensuale anche nelle attività business in comune o indirettamente vicine. 

La pace tra i due ha cambiato anche equilibri societari. La Hope di Seymandi infatti è stata ceduta a Nash Abramov, manager e imprenditore israeliano, benché l’imprenditrice torinese ex compagna di Segre sia rimasta come vicepresidente. Giravolte e intrecci più che sufficienti a far cambiare strada alla Finpiemonte.

In seguito alla lettera inviata dai manager della finanziaria regionale, i vertici di Savio hanno subito presentato ricorso al Tar del Piemonte. Massimo Segre continua a ribadire di essere fuori dall’azienda torinese, presente solo come consulente commercialista. Il braccio di ferro tra Finpiemonte e Savio ora passa al vaglio del Tribunale amministrativo che nei prossimi giorni deciderà chi ha ragione e se Savio dovrà davvero restituire i 2 milioni di fondi pubblici.

La Savio, 20milioni di ricavi e alleggerita dal debito che l’aveva costretta al concordato, in questi due anni si è rimessa in pista. Sono partiti nuovi progetti con Abramov al comando: perfino le maniglie placcate in oro naturale con i diamanti e qualche spunto su nuovi mercati e settori da abbordare, come quello dei depuratori. Ma il rallentamento dell’economica colpisce tutti. E due milioni da sborsare possono mettere a rischio il rilancio. Se non tutta l’impalcatura del concordato. Anche perché la nuova Savio deve continuare a pagare parte dei debiti della vecchia Savio, quella in concordato al 26%. Perciò bisogna generare cassa al fine di ripagare quei debiti, circa una dozzina di milioni. E magari un giorno convolare a nozze con un’altra azienda. Si vedrà.

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6 febbraio 2025 ( modifica il 6 febbraio 2025 | 09:55)

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